06 Aprile 2022
Luigi Di MaioFoto: LaPresse
Chi sono i 30 diplomatici russi espulsi dall'Italia per "motivi di sicurezza nazionale"? Segretari, consiglieri, rappresentanti commerciali, addetti militari, ma anche semplici impiegati che apparentemente si occupavano di normali pratiche ordinarie. Si tratta di 30 persone con passaporto diplomatico, il 20% circa dei rappresentanti moscoviti nel nostro Paese. Quando le "persone non gradite" sono state identificate per il rimpatrio entro 72 ore, l'Aisi, l'Agenzia di informazioni e sicurezza interna, è entrata in campo con il suo elenco di addetti che già erano stati individuate come agenti segreti.
"Abbiamo espulso 30 diplomatici russi per motivi di sicurezza nazionale". Lo ha annunciato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in visita a Berlino. "Questa misura, presa in accordo con altri partner europei e atlantici, si è resa necessaria per ragioni legate alla nostra sicurezza nazionale e al contesto della situazione attuale di crisi, conseguente all'ingiustificata aggressione da parte della Federazione russa all'Ucraina", ha aggiunto Di Maio. Non si è fatta attendere la replica del Cremlino: "Reagiremo in modo adeguato. L'espulsione dei diplomatici dimostra la mancanza di lungimiranza europea".
Non è stato della stessa opinioni il leader della Lega Matteo Salvini, per il quale "al fine di raggiungere la pace, non servono le espulsioni "ma il dialogo e il buon senso". Ne è convinto il leader della Lega, Matteo Salvini. In precedenza si era espresso sulla stessa linea anche Lorenzo Fontana: "La Farnesina avrà fatto le sue valutazioni e siamo certi che i provvedimenti saranno giustificati in modo chiaro e completo. Di certo, la storia insegna che la pace si raggiunge con il dialogo e la diplomazia e non espellendo i diplomatici. L'Italia deve lavorare per fare in modo che si risolva il conflitto il prima possibile, per tutelare e salvare più civili possibili e al tempo stesso difendere gli interessi del Paese".
Fra i trenta nomi dei diplomatici russi espulsi dall'Italia almeno 25 sono considerati legati a una delle tre sigle dei servizi segreti russi, come scrive il "Corriere della Sera", cioè Svr, Fsb, Gru: la prima si occupa di spionaggio all'estero, la seconda di sicurezza interna e la terza di intelligence militare. Al momento della richiesta di accredito al ministero italiano, gli incarichi dichiarati sarebbero stati soltanto una copertura: l'Aisi li definisce 007 con il compito di rubare informazioni o agganciare persone in grado di dare notizie utili alla Russia, oppure responsabili o delegati ad attività commerciali attivi nelle imprese o in particolari settori.
Sembrerebbe dunque trattarsi di persone che da tempo erano state individuate per essere seguite dal controspionaggio, che ne monitorava con attenzione le mosse. Il provvedimento di espulsione adottato con gli altri Paesi europei ha portato alla luce l'attività di controllo già in corso, che sarebbe in caso contrario andata avanti di nascosto. La prassi in questi casi prevede infatti che, quando si scopre che un diplomatico è di fatto una spia, questa notizia non viene subito comunicata al governo straniero: la persona individuata viene lasciata al suo posto e tenuta sotto controllo. In questo caso però ovviamente la scelta politica ha avuto la meglio.
Proprio un anno fa, dopo l'arresto dell'ufficiale della Marina italiana Walter Biot, accusato di aver passato ai russi notizie segrete sul fronte militare, erano stati espulsi i suoi due reclutatori: l'addetto navale aeronautico dell'ambasciata a Roma, Alexey Nemudrov, e l'impiegato di quell'ufficio Dmitri Ostroukhov, colto sul fatto mentre Biot gli consegnava foto di documenti riservati in cambio di qualche migliaio di euro. Il processo a Biot è stato iniziato e subito rinviato, in attesa che si decida sul conflitto di giurisdizione tra tribunale ordinario e tribunale militare sollevato dalla Difesa. La presidenza del Consiglio e il ministero della Difesa si sono già costituiti parte civile contro l'imputato.
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