21 Gennaio 2022
Foto di Mehmet Aslan
Munzir e il piccolo Mustafa, padre e figlio siriani mutilati di guerra, sono in partenza oggi da Istanbul con destinazione Italia, più precisamente Siena. I due, che hanno emozionato tutti con la loro fotografia, saranno accolti in Toscana domani, insieme alla madre e agli altri due figli per fare la quarantena. Il loro tour per l'Italia proseguirà poi verso Budrio (Bologna), dove entreranno al Centro Protesi Vigoroso per una nuova vita, dopo le conseguenze subite dal drammatico bombardamento in Siria.
Lo scatto del fotografo turco Mehmet Aslan ha immortalato il papà Munzir e il figlio Mustafa che, nonostante le difficoltà motorie, riescono a coronare tutto il loro amore in un abbraccio.
Il papà ha perso la gamba destra a causa di una bomba, mentre il piccolo Mustafa è nato senza arti probabilmente a causa del gas nervino inalato dalla madre durante i bombardamenti in Siria. Nel 2016 Munzir e la moglie Zeynep si trovavano al mercato di Idlib, città della Siria, quando una bomba lanciata dai caccia del regime di Bashar al-Assad li ha colpiti. A causa del tragico evento, Munzir ha perso una gamba e la moglie, incinta di Mustafa, subisce danni irreversibili sul feto. Per questo motivo, il piccolo è nato senza arti superiori e inferiori. Tre anni dopo, la famiglia scappa turca di Hatay, proprio dove il fotografo Mehmet Aslan ha immortalato lo scatto simbolo “Hardship of Life” (La difficoltà della vita), che ha emozionato il mondo e ha vinto il prestigioso Siena International Photo Awards (SIPA) 2021.
É stato il festival a lanciare una raccolta fondi per aiutare padre e figlio e altre vittime innocenti del conflitto in Siria e, attraverso la piattaforma Gofundme, sono stati raccolti oltre 100mila euro.
Attualmente, padre e figlio sono diretti in Italia dove saranno accolti al Centro Protesi Vigoroso di Siena, speranzosi di uscire dall'ospedale con una nuova vita. Il nostro Paese, infatti, potrebbe donare ai due le protesi necessarie per riprendere le proprie abilità motorie.
In un'intervista rilasciata a La Nazione il direttore del Sipa Luca Venturi, principale artefice di questa grande storia, racconta l'emozionante iniziativa: "Quando abbiamo pensato alla raccolta fondi, c’era il rischio che potesse passare per una strumentalizzazione di un dramma. All’inizio c’era scetticismo, non sembrava l’iniziativa più indicata. Poi quando è partita, abbiamo cercato di mantenere un basso profilo per agevolare la racconta. Oltre 100mila euro sono un successo".
A proposito del ruolo dell'ambasciata italiana, ha commentato: "Ha fatto da garante e ha dimostrato alle autorità turche che in Italia c’erano strutture idonee per le cure, l’accoglienza e anche l’integrazione della famiglia del piccolo Mustafa. Abbiamo messo in campo tutte le condizioni affinché venissero a stare qui".
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