Tutti i limiti del vaccino anti Covid: ecco cosa ci racconta davvero il report Iss

I dati diffusi nell'ultimo monitoraggio dell'Iss mostrano come il vaccino non sia più quell'indiscutibile panacea che ci era stata presentata quasi un anno fa

Alla fine ci è voluto l'Istituto Superiore di Sanità per mostrarci, attraverso i dati reali del suo ultimo report, quale sia il vero scenario in cui sta proseguendo la campagna per la somministrazione del vaccino in Italia. Se infatti non vi è da allarmarsi per quanto riguarda il maggior numero di contagi totali tra i vaccinati di vario tipo (dato che i vaccinati sono molti di più delle persone non vaccinate) resta il fatto che la continua circolazione del virus anche tra la popolazione immunizzata sta dando la giusta misura di quelli che possono essere considerati i limiti degli attuali vaccini.

Report Iss, i limiti del vaccino anti Covid

Alla luce dei dati mostrati dall'Iss nel suo monitoraggio infatti, resta il fatto che il vaccino non rende immuni al Covid, ma al massimo protegge chi viene vaccinato da effetti avversi maggiori del coronavirus. Una protezione che permane tuttavia con diverse eccezioni a seconda del soggetto e per di più per un periodo limitato di tempo, ancora non definito dagli esperti; basti pensare che tra i decessi e i ricoveri in terapia intensiva finiscono anche persone vaccinate. Oltretutto la carica virale tra i positivi rimane praticamente la stessa, sia tra quelli vaccinati che tra coloro che non sono vaccinati.

A questo possiamo inoltre aggiungere uno degli effetti psicologici del vaccino: cioè il senso di protezione dato proprio dalla doppia dose, che finisce per portare le persone vaccinate a sottovalutare il contagio. Ciò le induce infatti a non utilizzare più eventuali precauzioni, favorendo così un'ulteriore diffusione del virus.

Diffusione che dovrà essere necessariamente affrontata con ulteriori somministrazioni di vaccino, come già però previsto dal governo Draghi, che proprio nell'ultima finanziaria ha approvato lo stanziamento di 2 miliardi di euro per le future quarta e quinta dose. Una misura che va peraltro nel solco tracciato da diversi esperti, per il quali al fine di mantenere un alto livello di protezione dal virus potrebbe essere necessario effettuare un richiamo ogni sei mesi.

A favorire la trasmissione del virus tra la popolazione è però anche il modo in cui è attualmente impostato il cosiddetto Green pass, il quale per essere realmente efficace dovrebbe essere basato su tamponi salivari quotidiani. A tal proposito c'è da dire che al momento sono oltre cinquanta le marche di tamponi approvate dall'Unione Europea, tutte presenti in una lista pubblica consultabile su internet e tutte con affidabilità tra il 90% e il 98%.

In ultimo vi sono i possibili effetti avversi del vaccino a mRna, per i quali non sarebbero ancora stati fatti studi di farmacodinamica o di farmacocinesi. Con l'inoculazione di tale vaccino infatti, il sistema immunitario viene indotto a contrastare la cosiddetta proteina Spike del Sars-Cov2, che il siero fa produrre direttamente al nostro organismo. Tuttavia ciò avverrebbe senza sapere in quali distretti organici e per quanto tempo avviene questa produzione di proteine.

Ed è proprio quella temporale una delle maggiori incognite che si pone davanti agli scienziati, dato che al momento sono ancora in corso studi riguardo eventuali rischi per l'organismo. Secondo alcuni studiosi infatti, il mantenere continuamente all'erta il nostro sistema immunitario tramite la produzione della proteina Spike potrebbe portare allo sviluppo di effetti collaterali ancora non noti. A questo punto, sarà il tempo a dirci dove abbiamo sbagliato e dove possiamo ancora eventualmente rimediare.

di Andrea Gallinari