23 Gennaio 2024
L'addio a Gigi Riva, il video-ricordo dei migliori momenti di una carriera sensazionale: lo Scudetto con il Cagliari nel '70, l'Europeo con la Nazionale del '68 e il record imbattuto di gol con la maglia azzurra (35 in 42 partite). Nella clip diffusa sul web, le immagini dei gol e delle esultanze più belle di "Rombo di tuono" che ci ha lasciato ieri, 22 gennaio 2024, all'età di 79 anni.
"Gigi Riva, un'esistenza, una carriera di colui che resta e resterà il più grande attaccante italiano di tutti i tempi. Lo è stato e lo sarà per sempre: fuoco e sogno, il quinto Moro della bandiera sarda. Gigi Riva, il re brenno, l'eroe atipico, il tenebroso Achille. Una dimensione epica, etica sull'erba mai più riproducibile. Se Riva è diventato un fuoriclasse trasversale, se appartiene a tutti in queste ore l'enorme dolore per il suo distacco, scavalcate fazioni e generazioni, e perché dietro quella schiena dritta, quei furori con le mascelle serrate, quelle esultanze a pugni chiusi ci sono tutte le radici di uno sportivo purissimo, di un bomber messianico, di un uomo profondamente onesto".
"Nessuno come lui, con la sua storia, con i suoi gol: saette squarcianti, stacchi violenti, capolavori di coordinazione. Riva e le ragioni del cuore: la rabbia antica, la natura selvatica. Riva che si incatena ad un'isola a protezione della propria diversità. Arrivò a Cagliari nel ’63, aveva 18 anni, il calcio per lui era sopravvivenza. Pensava di essere sbarcato in Africa: ancora sulla pista ringhiò: ‘torno subito indietro’ e invece in Sardegna diventò il simbolo della rinascita, ne intercettò i fremiti selvaggi, la liberò da secolari pregiudizi e nel ‘70 le regalò uno Scudetto rivoluzionario vissuto come una sorta di risarcimento per la sua infanzia annegata per un'isola troppo a lungo dimenticata".
"Non si contano i no ai club metropolitani, agli ingaggi miliardari: molto meglio la compagnia di pescatori operai persino banditi, sussurra la leggenda, usciti dalle grotte solo per vederlo giocare. In Nazionale un attaccante come lui mai si è più visto e mai si vedrà: 35 gol in 42 partite, record imbattuto, forse imbattibile. Vinse un europeo, quello del ‘68 trafiggendo in finale la Jugoslavia, quel diagonale maligno e l’abbraccio a Rivera, dopo il quattro a tre di Messico 70 restano i fotogrammi più intensi del match del secolo".
"Alla causa immolò due gambe oltre al contributo di saggezza irrorato nelle stagioni da dirigente: passaggi luminosi sempre attraversati da tempeste improvvise. Dopo aver superato il primato di Meazza, per Riva segnare è diventato quasi un obbligo: condizione insostenibile per chi come lui ha sempre considerato il gol non un dovere ma il miracoloso anestetico del proprio tormento. Ad agitarlo ad armagli il sinistro, una ferita, sempre quella, l'incubo il collegio per il collegio per i orfani, la solitudine imposta, le carezze non ricevute e le giornate passate a ubbidire, a rispettare regole non condivise".
"Tre anni lontano dagli affetti, tre anni nei quali più volte tentò di fuggire, tre anni decisivi nella costruzione del suo destino di campionissimo. Il giocatore “Rombo di tuono” è stato rapito in cielo ‘come tocca agli eroi’ scolpirebbe adesso il poeta, ma Gigi non avrebbe gradito. Perché con Riva se ne va il ragazzo di Leggiuno divenuto mito suo malgrado: lui, in fondo, voleva solo sgomitare per meritarsi il suo posto al mondo: lo ha trovato anche nel cuore di tutti che adesso lo piangono senza pudori. I suoi Gigi, li ha tenuti tenacemente blindati sino alla fine del suo romantico viaggio”.
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