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Gaza, scontro Ghali- Fedez, il primo: "Rapper zitti per soldi, complici del genocidio", la replica: "Hai collaborato con brand pro israele" - VIDEO

Il rapper milanese, in un episodio di Pulp Podcast, ha rispedito al mittente le accuse di complicità rivendicando il suo impegno alla causa palestinese, nata ben prima della militanza di Ghali: "Dov’eri quando 11 anni fa parlavo di Palestina?”

13 Ottobre 2025

"Il rap è morto, è tutto un gran teatro". All'indomani delle numerose manifestazioni pro-Gaza che si erano riversate nelle strade e nelle piazze italiane a sostegno della causa palestinese e della missione umanitaria della Global Sumud Flotilla, le accuse di Ghali sul silenzio dei cantanti rapper sul genocidio in corso avevano fatto il giro dei social. Accuse che però hanno trovato la dura reprimenda di uno tra i più famosi rapper italiani, Fedez: "Fai la morale agli altri ma anche tu hai collaborato con brand pro Israele".

Gaza, scontro Ghali- Fedez, il primo: "Rapper zitti per soldi, complici del genocidio", la replica: "Hai collaborato con brand pro israele" - VIDEO

Un polverone mediatico si è alzato dopo le pesanti accuse formulate dal cantante italo-tunisino Ghali nei confronti di molti suoi colleghi. Tutto ha inizio con un post su Instagram nel quale Ghali accusa i rapper di complicità in genocidio perché non esposti abbastanza sul conflitto israelo-palestinese. Un post, datato 3 ottobre, nel quale Ghali non solo lancia specifiche accuse, ma snocciola i tre motivi davanti a questo silenzio artistico. "Quella del 'io non ho mai fatto politica sui miei profili social quindi perché dovrei farlo ora', oppure 'è una storia molto delicata e complicata che va avanti da millenni' sono tutte stronzate e scuse. Chissene frega se i vostri fan vogliono solo la musica, se sono famiglia come li chiamate. Dovete parlare anche di cose importanti" inizia Ghali col suo discorso.

"Il genocidio in Palestina ricadrà anche sulla vostra arte, sulla vostra penna, sulla vostra salute mentale e sulla vita delle future generazioni, quindi anche su quella dei vostri figli. I motivi per cui non ne parlate possono essere tre: 1. Non vi interessa, non è nel vostro algoritmo, non sapete ‘come sono andate le cose’, avete un’idea confusa su chi siano i cattivi e i buoni ormai da decenni e pensate che sia una questione che appartiene solo a una specifica etnia, lontana dalla vostra. 2. Sostenete il genocidio e sì, sostenerlo vuol dire anche semplicemente non schierarsi. Qui c’entriamo tutti. Ma, come ogni volta, sarà troppo tardi quando lo capiremo". Poi la terza motivazione, quella che tocca le corde più delicate del coinvolgimento diretto: "Avete paura di perdere soldi, posizione e lavoro. Non avete parlato, e i brand non vi cercano. Non avete soldi, non avete stile, vi sc*pate le tipe tra amici, cosa ci avete guadagnato con il vostro silenzio?". Invettive dure, che scadono nella sentenza definitiva: "Il rap è ufficialmente morto. Il silenzio dei rapper ha ucciso il genere. (...) Se sei un rapper e non parli di Palestina puoi anche smetterla di avercela con gli sbirri. Se sei un rapper e non parli di Palestina puoi finalmente venderti del tutto (sempre se hai da vendere qualcosa)". Seguono altri sette post coi quali Ghali non nasconde la sua reprimenda neppure nei confronti delle classi politiche.

Ma queste dure accuse, sostenute anche da un altro artista, Clementino, sono state rispedite al mittente proprio da uno dei principali rapper della scena musicale italiana: Fedez, che in un episodio di Pulp Podcast ha detto la sua. "Ghali lo conosco da tanti anni - ha esordito l'artista milanese -, era proprio nel periodo 2010/2011 in cui io ho sempre affrontato tematiche politiche, ho fatto varie canzoni in cui parlavo del conflitto israelo-palestinese. Questo tipo di retorica del 'sono il più puro', è una retorica che non funziona. Perché se volessi applicare lo stesso tipo di ragionamento, mi verrebbe da dirti 'Ghali, undici anni fa, quando parlavo di Palestina, dov’eri?'". E ancora: "Quando vedo queste cose qui invece mi cadono le palle: vedere un rapper che, direttamente dalla Fashion Week di Parigi, viene a fare la morale ad altri. Perché tu, Ghali, così come me, così come tanti altri rapper, hai collaborato con i brand che sostengono Israele". Poi la stoccata finale contro un moralismo "a buon mercato": "Ad oggi si può dire tutto del conflitto israelo-palestinese, ma non si può dire che non se ne parli. Io spero vivamente che questo post non sia l’annuncio di un nuovo singolo. Perché se fosse realmente così, tu passeresti dallo 'Stop al genocidio' allo 'Spot al genocidio'".

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