31 Ottobre 2024
Alla 19° Festa del cinema di Roma, Ruggero Gabbai ha portato il suo "Liliana" in sala, conquistando stampa e pubblico.
Protagonista della conferenza stampa per il documentario, oltre che di quest'ultimo, è stata proprio la novantaquattrenne Liliana Segre, il cui figlio Alberto Belli Paci era fra il pubblico ad ammirarla. In "Liliana", anche gli altri figli della senatrice a vita vengono intervistati e raccontano la mamma di ieri e di oggi.
CONFERENZA STAMPA SU "LILIANA"
La Segre afferma di essere pessimista, rispondendo positivamente alla domanda di un giornalista, ma di non smettere mai di "camminare, una gamba avanti all'altra"; così aveva fatto nella marcia della morte, dove, stremata, se si fosse fermata, sarebbe senz'altro deceduta.
Liliana ha taciuto per lungo tempo e qualcuno si è chiesto perché: la risposta sta nella naturale difesa di quella libertà così faticosamente ottenuta, con grandi sofferenze e sacrifici, che le ha permesso di essere una moglie e una mamma. Solo da nonna, dopo 45 anni da quei fatti, si è risvegliato nella senatrice il desiderio, forse il bisogno, di raccontare.
Afferma che il ricordo, come spesso accade alla memoria quando quasi non trattiene il passato, è lontano, ma è sempre lì, non l'ha mai abbandonata. Il ricordo del lager, dell'inferno in terra che la Segre visse da ragazzina. Il suo pensiero va agli Armeni, vittime innocenti di una ben nota strage, della quale ahimè poco si parla e ancor meno si ricorda. La Segre cita, giustamente con rimprovero, i negazionisti, spiegando velocemente e condannando come agiscono. Conclude che "se è successo agli Armeni, i quali pochi non sono, succederà anche alla Shoah: rimango dell'idea che ci sarà solo qualche riga sui libri di storia, ponendo che il libro sia letto, poiché oggi non si studia la storia, né la geografia, non si studia".
In una delle sue ultime riflessioni alla conferenza stampa, la senatrice, classe 1930, si chiede, con una leggera speranza, se l'intelligenza artificiale, soprattutto quella evoluta del prossimo futuro, "riuscirà ad aprire un nuovo capitolo artificiale che possa, in modo naturale, svegliare delle coscienze". E premette, con dispiacere, che "io non lo vedrò per questione di tempi".
OGGI COME IERI
Un lungo e sentito applauso in sala va tutto a lei, che, nel finale di "Liliana", afferma coraggiosamente (e personalmente toccando le corde emotive pi+ profonde) che, se qualcuno la vuole uccidere, ci provi, ma lei non si rintanerà in casa, oggi che è una donna libera. Ripete più volte di essere libera. Purtroppo, con grande preoccupazione, in particolare, della sua famiglia, la Segre ha ricevuto delle minacce di morte.
E' forse per questo che, ora, a differenza degli anni passati, nei quali l'abbiamo potuta conoscere, la senatrice Segre non condivide pubblicamente una sua opinione? Il genocidio armeno è poco ricordato, come testimonierebbe anche il mio caro amico il principe Gianleone Funduklian, ma quello in atto è ahimè evidente a tutti ed è difficile pensare che verrà dimenticato, anche se forse accadrà. Qualsiasi sia la parte che si sostiene, che si sia a favore della durissima politica di Netanyahu (personalmente no) o contro, forse tutti si è vicini ai cittadini dei due paesi, perché nessuno vorrebbe soffrire così, o morire. Ma più di chi ha vissuto l'inaccettabile esperienza della guerra, le sue ingiustizie su vittime innocenti ignare del loro destino, e si è salvato, chi può capire? Una sua parola in merito sarebbe forse d'aiuto.
CONCLUSIONE
"Liliana" è stato realizzato egregiamente, raccontando drammatici aneddoti e sfumature agghiaccianti di una vita-non-vita, quella all'interno dei campi di concentramento. Si sofferma, però, anche sui rapporti più intimi di Liliana e raccoglie le interviste fatte ai 3 figli, per i quali non è stato facile diventare adulti. Anche le guardie del corpo la raccontano. Il risultato è un bel prodotto. Complimenti al regista Ruggero Gabbai.
Per noi, esterni, essere informati è il minimo, accettare l'avvenuto è un pugno allo stomaco, diffondere la verità è un dovere, ricordare è necessario e salvifico. Il film segue questa linea, per questo va visto. Voto: 9
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