06 Luglio 2024
Valentino Confalone, Amministratore Delegato di Novartis Italia, in occasione del Forum in Masseria 2024 organizzato da Bruno Vespa, ha dichiarato a Il Giornale d'Italia:
"In ambito farmaceutico l'Europa sta vivendo una fase di grande sfida. L'Italia, paese con una notevole tradizione in questo settore e con una importante storia di innovazione e ricerca, è stata messa in discussione, oggi, dall'emergere di nuove potenze come la Cina. Questo paese presenta tassi di crescita di oltre il triplo, in termini di investimenti in ricerca e sviluppo, rispetto a quelli che oggi sono presenti in Europa. L'obiettivo di Novartis è quello di garantire un ecosistema che favorisca l'innovazione e che continui a rafforzare la tutela brevettuale, messa oggi in discussione dalla legislazione farmaceutica in discussione al Parlamento europeo e rispetto alla quale il Governo italiano ha espresso una posizione critica".
Si tratta di una situazione paradossale, la Cina che prima importava "cervelli", adesso li produce ed ha un mercato tra i più attrattivi anche dal punto di vista sanitario. L'Europa ha invece perso il passo. Perché è successo questo?
La Cina sta mettendo in atto politiche e strategie specifiche volte a riportare scienziati e ricercatori nel paese. Ad oggi è diventata il primo paese per numero di laureati nelle materie STEM, nelle materie scientifiche, mentre l'Italia fa fatica a produrne, rimanendo sotto standard; manca un approccio simile, nonostante il settore farmaceutico italiano sia da considerarsi uno dei settori cardine per lo sviluppo futuro. Stiamo cercando di lavorare proprio su questo in collaborazione al Ministero dell'Economia e a quello della Salute. L’obiettivo è lo sviluppo di una strategia per le scienze della vita che si traduca in capacità di attrarre investimenti in produzione ed in ricerca. Creare quindi un ecosistema che favorisca la crescita di un settore quale quello farmaceutico.
Dobbiamo verticalizzare in Europa la catena del valore della Salute riportando, ad esempio, la chimica di base, oppure continuare a rimanere a valle?
É un punto importante quello della sicurezza nell’ambito sanitario e farmaceutico. Ci sono alcune aree in cui l'indipendenza, in termini di capacità produttiva, è essenziale, e ciò è stato dimostrato anche dalla crisi generata dalla pandemia. É necessario che in determinate aree come la chimica di base, i vaccini e le terapie avanzate, la capacità produttiva si mantenga in ambito europeo e nazionale. Si tratta di settori in cui avere capacità produttiva, oltre che di ricerca, è fondamentale al fine di garantire sviluppo economico, ma anche una sicurezza in termini di salute, cosa essenziale nell'attuale contesto geopolitico.
Dove state dirigendo i nuovi investimenti? Su quali aree scientifiche e in quali territori?
Novartis si occupa di aree terapeutiche come oncologia, ematologia, settore cardiovascolare, neuroscienze ed immunologia con tre piattaforme tecnologiche essenziali: quella delle tecnologie a m-RNA, quella delle terapie avanzate geniche e cellulari, quello delle radioligandi, oltre alla chimica di base. Dal punto di vista geografico l'Italia è un paese dove abbiamo investito e stiamo investendo in maniera importante; oltre 350 milioni di euro sono stati impiegati sia nei siti produttivi che in termini di ricerca e sviluppo. Investiamo in Italia in media 60 milioni all’interno dei due stabilimenti di Ivrea e Torre Annunziata, che sono fiori all'occhiello per il sistema manifatturiero italiano e di Novartis. Si tratta di siti che sono destinati all'esportazione, oltre che a servire il mercato nazionale. Ad esempio, dei 6 miliardi di esportazione che dalla Campania, nel 2023, hanno raggiunto il resto del mondo, 5,7 miliardi provengono dallo stabilimento di Torre Annunziata.
Autonomia differenziata. Cosa é necessario fare per evitare il rischio che alcune regioni rimangano indietro poiché non in grado di competere efficacemente con il Nord?
Una delle priorità di questo Governo e che Novartis condivide è la necessità di garantire equità per l'accesso alle terapie e ai servizi del sistema sanitario nazionale. Oggi esiste ancora un fenomeno di esportazione e di importazione di malati su tutto il territorio nazionale: dalle regioni del Sud come Campania, Sicilia, Calabria, ci si mobilita verso il nord per ottenere buoni livelli di assistenza sanitaria. Regioni invece come Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sono quelle che importano di più. I tempi di accesso alle cure e all'assistenza sanitaria sono, a livello qualitativo, troppo diversi sul territorio nazionale, differenza che si presenta anche tra centri urbani e centri rurali. Queste divergenze a livello territoriale vanno affrontate, al di là di quale sia la scelta politica in termini di autonomia delle regioni e di poteri del governo nazionale nella gestione dei temi di salute. Tutte le regioni dovranno essere in grado di garantire livelli minimi di assistenza sanitaria.
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