25 Febbraio 2025
Il Tg1 lancia il servizio sul "Covid 2", il presunto nuovo coronavirus cinese. Riparte l'allarmismo ma in realtà, è una bolla di sapone. "Covid, pipistrelli, laboratorio, Cina. Una sequenza di parole che genera ancora inevitabile inquietudine e riporta alla mente queste immagini, proprio nei giorni in cui ricordiamo cinque anni dalle prime vittime della pandemia in Italia. La notizia la lancia il quotidiano di Hong Kong South China Morning Post".
Il servizio continua: "Un team cinese ha scoperto un nuovo coronavirus dei pipistrelli che può passare da animale a uomo. Il laboratorio questa volta si trova a Guangzhou Canton, ma lo studio è stato condotto dalla virologo Shi Zhengli, la stessa che lavorava all'istituto di Wuhan all centro della controversia sull'origine della pandemia. Shi Zhengli ribattezzata Batwoman per le sue approfondite ricerche sui coronavirus dei pipistrelli. Fu il suo team a identificare, analizzare e nominare la sequenza genetica del Covid per poi comunicarla ai colleghi di tutto il mondo".
"Finito poi sotto accusa, soprattutto quando questo video ha rivelato che nel laboratorio venivano conservati non solo i campioni da analizzare, ma anche pipistrelli vivi. Filmato che rilanciò la tesi della fuga del virus. "Come posso provare qualcosa di cui non esistono prove?", si limitò a dire al New York Times. Misteri, omissioni, connivenze. Tante le accuse. Sono passati cinque anni e ora è proprio la Cina per prima, a scoprire e comunicare i possibili rischi di un nuovo coronavirus. Dai pipistrelli all'uomo. Come dire abbiamo imparato la lezione. Poi le rassicurazioni: la sua potenza è significativamente inferiore a quella di SARS COV-2".
Vaia: "Il virus potrebbe essere potenzialmente contagioso dell'uomo per l'uomo, perché utilizza lo stesso recettore del SAS COV-2. Ma lo stesso studio ribadisce che c'è veramente una scarsissima possibilità, una remota possibilità di contagio e quindi, pur con tutta la prudenza del mondo, io mi sentirei di essere tranquillizzante. Per gli italiani c'è una condivisione dei dati che non c'è stata nel passato dalla Cina. L'altra cosa positiva che mi sento di dire e che siamo veramente pronti come Paese come comunità clinico scientifica ad affrontare qualsiasi qualsiasi tipo di emergenza".
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