12 Novembre 2020
“I tamponi sono inaffidabili al 100%”. È questa la teoria sostenuta da Stefano Scoglio, dottore intervistato da Byoblu. Secondo Scoglio, in circolazione al momento ci sono più di un centinaio di diverse tipologie di tamponi. Ma nessuna di queste sarebbe verificata e validata. Oltretutto, nel 99% dei casi non si è nemmeno a conoscenza di quale sia la sequenza genetica contenuta nel tampone. Anzi, l’accusa specifica che Scoglio fa è che, ad oggi, uno dei tipi più utilizzati è basato esclusivamente su “una sequenza computerizzata inviata dai laboratori cinesi, come hanno ammesso i ricercatori dell’equipe tedesca Drosten”.
Se anche il virus fosse stato quindi isolato, “il sistema non funziona ed è creato in modo da fare aumentare il numero dei positivi”. La tesi di Scoglio vuole sostenere infatti che il nuovo metodo è stato creato apposta per fare aumentare il numero dei soggetti che risultano positivi. Fino ad aprile, si utilizzavano tamponi in grado di cercare tutti e tre i geni (E, N e RdRp2), in modo tale da definire positivo un individuo in cui il tampone avesse rilevato tutti e tre i geni. Del resto, come osserva Scoglio, “se il virus fosse davvero presente nell’organismo umano, dovrebbero essere trovati tutti e tre i geni”. Altrimenti, il virus non è considerato in grado di infettare altri individui.
Il cambiamento si è verificato a partire dal 2 aprile scorso, nell’occasione in cui, in seguito ad una circolare del Ministero della Salute, si è deciso di considerare positivi al Covid-19 tutti gli individui in cui si dovesse riscontrare la presenza di uno dei tre geni sovra menzionati. Ora, secondo Scoglio, dal punto di vista scientifico questa è una follia. Infatti, “se si fosse mantenuto l'approccio originario, quasi sicuramente la massa dei positivi asintomatici che abbiamo oggi non ci sarebbe stata”. Sul tema è intervenuto anche il Ministero, sostenendo che nelle zone rosse, vista l’alta diffusione del virus, è sufficiente trovare solo uno dei geni, tesi smontata da Scoglio.
A questo si aggiunge anche il problema dei cicli di PCR: secondo gli esperti mondiali, tra cui l’Istituto superiore di sanità di Francoforte, qualsiasi tampone che utilizzi più di 25 cicli di PCR sarebbe da considerarsi nullo. Scoglio sostiene invece che in Italia, secondo documenti di laboratorio, “si fanno oltre 32 cicli di PCR e in alcuni casi anche 50”. Quindi, emerge come oltre i 30 i risultati sarebbero da considerarsi non affidabili, motivo per cui “se si mettesse la regola di buon senso per cui oltre i 30-35 cicli il tampone fosse automaticamente negativo, la pandemia sarebbe finita domani”.
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