19 Giugno 2020
L'Aula del Senato ha votato la fiducia sul dl elezioni, che ora è legge. 158 i voti favorevoli, zero contrari e astenuti. Presenti in Aula 162, votanti 158. L'opposizione, come già accaduto ieri nel voto poi annullato, non è stata presente in Aula.
Nuovo voto di fiducia al Senato sul decreto legge che disciplina le prossime elezioni suppletive, regionali, comunali e l'election day con il referendum sulla riduzione del numero dei parlamentari. E' iniziata questa mattina la prima 'chiama' sulla ripetizione del voto di fiducia, dopo l'annullamento della votazione di ieri a causa della mancanza del numero legale, verificata solo dopo che il voto era stato già svolto.
Dopo il via libera di ieri infatti, solo dopo successivi controlli effettuati dagli uffici è risultato che i 149 presenti, sommati a congedi e missioni non erano sufficienti al raggiungimento del numero legale. Nuovo voto oggi dunque, ultimo giorno utile per convertire il decreto, pena la decadenza.
E' salita subito la tensione nell'Aula del Senato all'avvio della seduta per la ripetizione del voto. Alcuni senatori sono intervenuti per segnalare che ieri avevano chiesto la parola, ma che non l'avevano ottenuta sia per le difficoltà di visuale dalle postazioni situate nelle tribune, sia per le difficoltà di utilizzo dei tablet. Molti senatori della maggioranza avevano chiesto di poter intervenire prima di Roberto Calderoli e anche prima che venisse messa in votazione la sua proposta di non procedere all'esame degli articoli del decreto Elezioni. Dalla maggioranza, tra le cui fila vi erano timori per le presenze di oggi, dopo la notizia ieri sera dell'annullamento del voto di fiducia per mancanza del numero legale dovuto a un errore tecnico del conteggio dei senatori in congedo, si fa invece sapere che i numeri "sono quasi al completo", mentre molte assenze, stando a fonti parlamentari dem, sarebbero da registrare nel centrodestra.
La maggioranza ha contestato quanto avvenuto ieri, imputando anche alla presidenza del Senato la responsabilità. Ci sono "malumori per la gestione dell'Aula da parte della presidente Casellati", giudicata "troppo schiacciata su Salvini". Immediata la replica della presidente Casellati: "Se mancava la maggioranza non è attribuibile alla presidenza, non è certo attribuibile alla presidenza se ieri non c'era il numero legale".
Diversi gli attacchi arrivati dalla maggioranza, seppur con toni diversi, alla gestione dell'Aula da parte della presidente Casellati, che si è difesa con tono deciso, spiegando che pur assumendosi le sue responsabilità, quanto avvenuto è addebitabile a un "grave errore tecnico" e che la presidente "non accetta lezioni da nessuno". Il più duro, tra i critici, il senatore M5s Primo Di Nicola, che ha parlato di "perdita di credibilità dell'istituzione" definendo quanto accaduto "pericoloso". Parola che fa andare su tutte le furie Casellati: "Lei pericoloso non se lo può permettere". La Casellati ricostruisce quanto accaduto, spiegando che durante il voto di fiducia "c'era la presidente Taverna". "Io non c'era" ha sottolineato. La vice presidente Paola Taverna, M5s, chiamata in causa, prende la parola e non è certo tenera, tanto che il clima in Aula si fa incandescente: "L'Ufficio di presidenza è impersonale, fare nomi e cognomi svilisce le istituzioni. Io ieri presiedevo in sostituzione del presidente La Russa assente scientemente, conoscendo l'intenzione di far mancare il numero legale". Parole che Casellati respinge: "Lei sostituisce e basta, non capisco a cosa si riferisce. È una polemica inaccettabile". Infine, Casellati si innervosisce per alcune riprese, vietate dal regolamento, effettuate dai cellulari da parte di alcuni senatori della maggioranza. E dopo aver ripreso i senatori in questione, invitandoli a smetterla, si lascia andare a qualche frase stizzita, udibile dal microfono acceso.
Anche ieri è stata alta la tensione al Senato dopo che è terminata la discussione generale sul decreto Elezioni. A creare il caos in Aula è stata la proposta avanzata dal senatore della Lega, Roberto Calderoli, che ha chiesto di procedere subito al voto con procedimento nominale per alzata di mano, prima che il governo ponesse la fiducia sul decreto. La presidente Elisabetta Casellati, dopo aver chiesto se qualcuno voleva intervenire, ha approvato la richiesta dopo aver fatto votare per alzata di mano. Sia la maggioranza che le opposizioni hanno però iniziato a protestare chiedendo la ‘controprova’. La Casellati ha dunque fatto nuovamente votare, per conferma, con voto elettronico. A quel punto l’Aula si è trasforma in una sorta di curva da stadio e sono partite le accuse, poi ufficializzate dallo stesso Calderoli, contro alcuni senatori, prima non presenti e accorsi nell’emiciclo per votare.
Il ‘giallo’ riguarda la presenza o meno in Aula di alcuni senatori che sarebbero entrati in Aula dopo che la presidente Casellati aveva aperto la votazione elettronica di controprova, per verificare se la richiesta avanzata da Roberto Calderoli, di non procedere all’esame degli articoli del decreto Elezioni, fosse passata o fosse stata bocciata. La contestazione riguarda l’esito del voto di controprova, che boccia la richiesta di Calderoli per 3 soli voti. Se la proposta di Calderoli fosse stata approvata, l’Aula sarebbe passata subito al voto, impedendo di fatto al governo di porre la fiducia.
Le opposizioni contestano la votazione, sostenendo che alcuni senatori, dopo che le porte dell’Aula erano state chiuse, sarebbero entrati per votare e dare numeri alla maggioranza. Hanno dunque chiesto alla Casellati una verifica dei video della seduta. La presidente ha sospeso i lavori sottolineando: “Non voglio nè ombre nè sospetti e chiedo la verifica”.
Per Licia Ronzulli di FI “è evidente che la votazione per alzata di mano era stata a favore della proposta Calderoli. Chiedo la verifica dei video del circuito chiuso nelle Tribune”. Ignazio La Russa (FdI): “C’è stata una indebita presenza nelle Tribune con la presenza di senatori che non avevano il diritto di votare. Chiedo se il governo ha ancora il coraggio di porre la fiducia dopo un voto truffaldino”.
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