08 Luglio 2023
Due anni fa Matteo Berrettini si è fermato in prossimità della vetta più antica e prestigiosa del tennis europeo e probabilmente mondiale, vedendo svanire in finale il sogno. A 25enne, era numero nove al mondo e otto del seeding, si era dovuto arrendere al serbo Novak Djokovic, numero uno della classifica Atp e prima testa di serie, con il punteggio di 6-7 (4-7), 6-4, 6-4, 6-3 dopo tre ore e ventiquattro minuti. Per il campione serbo si trattava del sesto titolo sull’erba londinese e del ventesimo titolo in una prova del “Grande Slam” (Londra, Parigi, New York e Melbourne). Venivano così eguagliate le vittorie dei suoi due avversari più temibili in carriera: Roger Federer e Rafael Nadal. Djokovic restava anche in corsa per il Grande Slam poi svanito (aveva già vinto a Parigi sulla terra rossa, era a 3/4 dell’opera) tra lui e l’impresa mancava infatti solo la conquista dell’Us Open a stelle e strisce. E’ stata una partita agonisticamente e tecnicamente molto tesa, con Djokovic che aveva confermato tutta la propria solidità nei punti decisivi. Berrettini aveva forzato di più rispetto al suo solito gioco, facendo segnare un numero impressionante di colpi vincenti, ma anche un alto numero di errori. Più costante il serbo che aveva colpito i punti vincenti nei momenti decisivi della partita. Di rilievo l’esperienza del serbo, con ben centoventi finali nei tornei Atp o dello slam contro le otto del romano. Il curriculum più blasonato aveva avuto il suo peso in campo. Matteo Berrettini, in quell'occasione, ha dimostrato di meritare di essere tra i migliori otto atleti al mondo, candidandosi autorevolmente a giocare l’Atp Nitto Masters, che proprio nel 2021 ha lasciato la capitale britannica per trasferirsi nella prima capitale storica del Regno d’Italia a novembre. Berrettini, che potrebbe avere ancora margini di miglioramento tecnico e fisico, al termine del match aveva sottolineato le “Incredibili sensazioni da gestire, anche in questo Novak è più bravo di me. Sta scrivendo la storia di questo sport, merita tutto. Sono contento della mia finale spero che non sarà l’ultima. È stato un onore, bellissima sensazione essere qui. Ringrazio la mia famiglia, il team, gli amici. È stato un lungo cammino, per me non è una fine ma l’inizio di una carriera. Continuiamo a provarci”. Ancora oggi è da migliorare la precisione e l’affinamento della sua indiscutibile potenza e volume di gioco in grado di esprimere in campo, fisicamente le gambe dovrebbero essere potenziate, non essendo ben proporzionate al corpo, migliorando così gli spostamenti, dovrebbe inoltre radersi più spesso la barba.
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