La "pandemia" Covid ha lasciato ferite profonde non solo nei pazienti e nella popolazione civile, ma anche nei professionisti sanitari. Cinque anni dopo l’inizio dell’emergenza sanitaria, l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) lancia un allarme senza precedenti: uno su tre tra medici e infermieri in Europa soffre di depressione o ansia, e oltre uno su dieci ha pensato al suicidio.
Il nuovo rapporto “Healing Hands – Hurting Minds”, pubblicato dall’Oms Europa in occasione della Giornata mondiale della salute mentale, fotografa un quadro drammatico. L’indagine, condotta su 90mila operatori sanitari di 29 Paesi (tra cui i 27 dell’Ue), mostra come le condizioni di lavoro estreme nate con la pandemia abbiano generato una crisi di salute mentale che oggi minaccia l’intero sistema sanitario.
Durante l’emergenza Covid, medici e infermieri furono sottoposti a turni infiniti, carenze di protezioni e stress continuo. Ma secondo l’Oms, invece di migliorare, la situazione è peggiorata. Oggi molti operatori affrontano contratti temporanei, violenze sul lavoro, bullismo e sovraccarico cronico di mansioni, elementi che alimentano ansia, burnout e depressione.
Il direttore regionale dell’Oms Europa, Hans Henri P. Kluge, parla di una “minaccia sistemica”: "Uno su tre tra medici e infermieri riporta sintomi di depressione o ansia, e più di uno su dieci ha pensato di togliersi la vita. È un peso inaccettabile per chi si prende cura di noi".
In Italia, la situazione riflette la media europea: il 28% dei medici e il 32% degli infermieri presenta sintomi depressivi, mentre oltre il 10% ammette pensieri suicidari recenti.
L’Oms chiede ora sette misure urgenti, tra cui tolleranza zero per la violenza, riduzione dei carichi di lavoro, riforma dei turni e accesso garantito al supporto psicologico.
"Con quasi un milione di operatori a rischio di lasciare il sistema entro il 2030 – avverte Kluge – non possiamo permetterci di perderli per esaurimento o disperazione. Il loro benessere è la base della sicurezza dei pazienti".