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Pesticidi bannati in Ue ma venduti in Stati a medio-basso reddito: export raddoppiato in 7 anni, Greenpeace: "Causano danni cerebrali e infertilità"

L'inchiesta di Greenpeace, Unearthed e Public Eye evidenzia l'ennesima ipocrisia europea: negli ultimi 7 anni l'Ue ha raddoppiato l'esportazione di pesticidi rischiosi per salute e ambiente pur vietandoli a casa sua. Tra i 93 Stati importatori, oltre i 3/4 sono a medio-basso reddito e 25 sono Stati africani

23 Settembre 2025

Pesticidi bannati in Ue ma venduti in 93 Stati a medio-basso reddito: export raddoppiato in 7 anni, Greenpeace: "Causano danni cerebrali e infertilità"

Un giro d'affari corposo legato all'aumento delle esportazioni europee di pesticidi nocivi verso Paesi a medio e basso reddito. È quanto emerge dalla nuova inchiesta pubblicata oggi, 23 settembre, dall'unità investigativa di GreenpeaceUnearthed e dall'organizzazione Public Eye che mette in luce l'ennesima ipocrisia europea. A quanto emerge dall'indagine, lo scorso anno l'Unione Europea avrebbe autorizzato la vendita di pesticidi contenenti 75 sostanze chimiche proibite nei campi europei perché fortemente nocivi per la salute umana e l'ecosistema.

Pesticidi bannati in Ue ma venduti in Stati a medio-basso reddito: export raddoppiato in 7 anni, tra i Paesi importatori 25 sono in Africa

L'export di pesticidi sarebbe raddoppiato negli ultimi 7 anni, da quando cioè, nel 2018, se ne contavano 41 di sostanze vietate, così come dimostrò un'ulteriore indagine del 2020. A quanto emerge, ad aumentare però non sarebbero soltanto le sostanze chimiche pericolose, ma proprio i volumi che l'Ue invierebbe all'estero. Nel 2024 122 mila tonnellate circa di prodotti con pesticidi vietati erano dirette altrove, più del doppio rispetto a quelli esportati nel 2018. Ma esportati dove? Sarebbero 93 i Paesi destinatari della vendita, 71 dei quali sono a medio e basso reddito, risultando così destinatari del 58% in peso del totale dei prodotti. Dati alla mano, il principale importatore resta il Brasile che, ironia della sorte, possiede le riserve di biodiversità più importanti del mondo. Poi seguono UcrainaMaroccoMalesiaCinaArgentinaMessicoFilippineVietnamSudafrica. Dell'Africa si contano ben 25 Stati, mentre, tra i Paesi importatori ad alto reddito, figurano gli Stati UnitiGreenpeace ha denunciato chiaramente quali sono i rischi connessi ai pesticidi incriminati: danni cerebrali nei bambini, infertilità, interferenze endocrine. Ma naturalmente è irreversibile anche l'impatto sulla flora e la fauna considerate le enormi quantità di insetticidi letali per api e fauna selvatica. Tutto questo mentre l'Ue continua a bannare questi prodotti a casa sua battendo il pugno sul fatto che tali prodotti costituiscano una chiara minaccia globale per sicurezza alimentare e biodiversità.

Pesticidi bannati in Ue ma venduti in 93 Stati a medio-basso reddito: export raddoppiato in 7 anni, la Germania in testa, seguita da Belgio, Spagna, Paesi Bassi, Bulgaria e Italia

Ma quali sono, secondo l'inchiesta, i Paesi maggiormente coinvolti? 13 Stati membri, con al primo posto - per volumi di esportazione - la Germania (oltre 50mila tonnellate).Poi, a ruota: Belgio, Spagna, Paesi Bassi, Bulgaria, Italia (7mila tonnellate), Francia, Danimarca, Ungheria e Romania. In Italia, in particolare, si contano sei aziende coinvolte in questo giro di esportazioni, tra cui Finchimica, Tris International, Corteva e Sipcam Oxon, che hanno notificato complessivamente l’esportazione di quasi 7 mila tonnellate di pesticidi contenenti 11 sostanze chimiche vietate. Su tutti l’erbicida trifluralin, proibito da quasi 20 anni perché, tra i vari effetti collaterali, sospetto cancerogeno. "Eppure - afferma Simona Savini della campagna Agricoltura di Greenpeace Italia - le aziende al centro dell’inchiesta, comprese quelle italiane, continuano a trarre profitto vendendo prodotti vietati soprattutto a Paesi più poveri e con normative più deboli, mettendo a repentaglio la salute dei lavoratori del comparto agricolo, delle comunità locali e della natura". L'aspetto paradossale però, continua Savini, è che molti dei prodotti trattati con quegli stessi pesticidi potrebbero "rientrare nel nostro Paese". Oltre il danno la beffa: poco tempo dopo la pubblicazione della prima inchiesta sull'export di pesticidi vietati, la Commissione Ue si era impegnata a concludere queste pratiche illecite. Una promessa visibilmente infranta: "La Commissione Europea deve intensificare i suoi sforzi e rispettare il suo impegno a introdurre un divieto a livello Ue su questo commercio tossico" conclude amara Savini.

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