Vaccino Covid, scienziati giapponesi ammettono: "Su oltre 2mila inoculati la metà ha calo di anticorpi, difesa immunitaria di sieri mRNA poco efficace"
Un team di ricercatori dell'Università di Nagoya ha sollevato interrogativi sugli effetti provocati sull'organismo dai vaccini mRNA: abbassamento dei livelli immunitari e maggior esposizione alla cosiddetta "sindrome post-vaccinazione"
Lo scudo immunitario che i vaccini mRNA dovrebbero offrire è meno efficace di quanto si pensava. È quanto emerge dagli studi condotti da un team di ricercatori giapponesi dell'Università di Nagoya che hanno posto seri interrogativi sulla durata dell'immunità che i sieri dovrebbero garantire, e sugli effetti avversi degli stessi nei pazienti a distanza di tempo dalle inoculazioni.
Vaccino Covid, scienziati giapponesi ammettono: "Su oltre 2mila inoculati la metà ha calo di anticorpi, difesa immunitaria di sieri mRNA poco efficace"
Il gruppo di ricercatori ha infatti analizzato i livelli di anticorpi di circa 2.526 adulti residenti nella prefettura di Fukushima, tra l'aprile 2021 e novembre 2022. Tutti gli adulti avevano già ricevuto la doppia dose di vaccino Pfizer-BioNTech oppure Moderna, seguite dalla dose booster (richiamo). In un arco di tempo di 18 mesi, il monitoraggio dell'andamento del livello di anticorpi ha mostrato quattro differenti profili di risposta immunitaria. Di tutti gli adulti sottoposti all'inoculazione, risultava che solo il 48% di loro aveva mantenuto alti livelli di anticorpi nel tempo. Il 19% avevano registrato, da livelli inizialmente alti, un declino veloce, mentre il 28% registrava una produzione bassa di anticorpi e un rapido calo. Poi vi erano gli adulti dall'andamento immunitario intermedio. Ne è risultato dunque che di tutti i pazienti analizzati, quasi la metà aveva perso una quantità significativa di anticorpi, appena dopo nove mesi dal booster. Un abbassamento dei livelli immunitari che nei soggetti più vulnerabili ha significato tassi di infezione da Covid superiori del 14% rispetto a chi aveva mantenuto alti i livelli di anticorpi. Lo studio pubblicato su Science Translational Medicine parla con dati alla mano: dei "responder duraturi" (dei pazienti "più forti" cioè) solo il 5,2% aveva contratto il virus mentre la percentuale aumenta (6%) nei gruppi vulnerabili. Entro tre mesi dal booster, uno su cinque di questi aveva già contratto il Covid; dopo sei mesi l'infezione colpiva quasi uno su due. Risultati che fanno riflettere e che sottolineano ancora di più gli effetti collaterali avversi seguiti all'inoculazione dei vaccini.
Non solo. Lo studio giapponese considera proprio le conseguenze negative sull'organismo dato dall'assunzione di vaccini parlando della cosiddetta "sindrome post-vaccinazione" legata ai vaccini mRNA, cioè sintomi persistenti dopo l'inoculazione - come nebbia mentale, vertigini, acufene, spossatezza e intolleranza allo sforzo - che, nei casi peggiori hanno provocato cambiamenti biologici nel corpo dei pazienti. Modifiche biologiche misurabili e ben caratterizzate: alterazioni di cellule immunitarie, tracce di proteine Covid nel sangue anche a distanza di anni dalla vaccinazione, riattivazione del virus Epstein-Barr, responsabile di sintomi come l'influenza. Il monitoraggio degli effetti a lunga durata ha dunque permesso di evidenziare le criticità del sistema vaccinale, colpevole di aver provocato in molti casi morte e malori improvvisi. "Queste evidenze - concludono i ricercatori dell'Università di Nagoya - sottolineano la necessità di ulteriori ricerche sulle strategie vaccinali" ora sotto la lente di ingrandimento perché causa di pericolose risposte immunitarie da parte dell'organismo.