08 Gennaio 2025
Mariastella Giorlandino Presidente U.a.p., Unione Nazionale Ambulatori, Poliambulatori, Enti e Ospedalità Privata
L’U.A.P., l’unione nazionale ambulatori, poliambulatori, enti e ospedalità privata, accoglie con un plauso il
Question Time promosso dall’On.le Faraone, con il quale ha chiesto chiarimenti sui tagli effettuati ai rimborsi
alle prestazioni sanitarie convenzionate, introdotti con il nuovo Nomenclatore tariffario in vigore dal 30 dicembre
scorso, al quale ha risposto il Sen. Ciriani.
Al riguardo, l’U.A.P., rappresentativa di oltre 27.000 strutture sanitarie ed ospedalità privata accreditata,
capillarmente dislocate su tutto il territorio nazionale, ha più volte sollevato l’assoluta assurdità di tali tagli, che
renderanno impossibile per le strutture sanitarie accreditate, soprattutto quelle presenti nelle Regioni del Sud
Italia in piano di rientro, continuare ad erogare prestazioni sanitarie, creando così un danno erariale che noi
italiani saremo chiamati a risanare.
Infatti, occorre chiarire che il rimborso previsto per le strutture accreditate private è il medesimo di quello erogato
per gli ospedali pubblici. Non a caso, lo stesso Guido Bertolaso, assessore al Welfare di Regione Lombardia, il
giorno dopo l’approvazione del nuovo nomenclatore tariffario, avvenuta il 14 novembre, ha deliberato un nuovo
nomenclatore tariffario rialzando i fondi, per evitare nella Regione Lombardia un miliardo di euro di perdita per
l’anno successivo se si fosse applicato il nuovo tariffario con i tagli previsti.
Occorre chiarezza e trasparenza sulle scelte operate dal Ministero della Salute, che ha applicato un nomenclatore
che doveva entrare in vigore già dal 2017, ma che l’allora Ministro della Salute, On.le Roberto Speranza, non ha
mai reso operativo in quanto inapplicabile.
Bisogna chiarire alla popolazione che le nuove tariffe introdotte non sono più remunerative, come erroneamente
sostenuto, anzi tutto il contrario, sono il frutto di una strategia per indebitare oltremodo gli ospedali pubblici
delle Regioni del Sud Italia in piano di rientro e far fallire le strutture sanitarie private accreditate, oltre a causare
il tracollo della salute di noi italiani, mentre le Regioni del Nord Italia, non essendo in piano di rientro, possono
adeguare le proprie tariffe.
A chi interessa tale strategia?
Ed ancora, chiediamo chiarimenti sui fondi: in particolar modo, la popolazione deve sapere perché se la
Ragioneria dello Stato dispone, come ogni anno, fondi per 630 milioni di euro, ai quali sono stati aggiunti ulteriori
80 milioni, per un totale quindi di 710 milioni di euro di fondi per la sanità, il Ministero della Salute, in persona
del Direttore della Programmazione, Prof. Americo Cicchetti, ne abbia utilizzati solo 550 milioni di euro,attuando dei tagli che bloccheranno l’erogazione delle prestazioni sanitarie, a scapito della salute dei cittadini
italiani.
Peraltro, basisce che nell’elaborazione di tali tariffe non sono stati valutati tutti i costi di gestone riferibili a diverse
strutture prese a campione, che avrebbero consentito di effettuare una giusta proporzione, così come previsto
dal metodo indicato dal Prof. Simmaco, rappresentante dell’Ospedalità pubblica, ma è stata presa a modello una
multinazionale priva di costi di gestione generale, senza tener conto neanche dell’aumento del costo della vita
avvenuto negli ultimi 20 anni in cui tali tariffe sono rimaste ferme.
È stato elaborato, quindi, un importo riferibile solo ai costi della macchina, senza tener conto di tutti gli ulteriori
costi di gestione, colpendo di fatto - come fosse un’opera di cesellatura - solo gli ambulatori e i poliambulatori
del Sud Italia nelle Regioni in piano di rientro, che sull’orlo del fallimento saranno costretti a svendere a costo
zero, oltre una fortissima perdita nei bilanci degli ospedali pubblici che gli italiani saranno costretti a ripianare.
Per concludere, riportiamo due semplici esempi: per l’esame del PSA Reflex (PSA + PSA Free), esame necessario
per l’individuazione di una patologia tumorale, il precedente tariffario prevedeva un rimborso di € 14,82 (tariffa
ferma da 20 anni), oggi l’attuale nomenclatore prevede un rimborso per entrambi gli esami di soli € 3,95. Mentre
per l’esame del D Toxoplasma (anticorpi IgG e IgM) con eventuale test di avidità è previsto un rimborso di €
8,50 a fronte del precedente rimborso di 23,37.
Se questi non sono tagli…
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