22 Settembre 2024
Fonte: Imago
Problemi al cuore in un ragazzo su dieci alla visita sportiva. È quanto ha scoperto il Bambin Gesù di Roma tramite uno studio condotto dai suoi ricercatori. Una ricerca portata avanti su un campione di 581 atleti (di cui l’80% di sesso maschile) di 15 anni in media, ma che come vedremo in seguito grazie alla testimonianza di esperti del settore, presenta delle falle.
Un ragazzo su dieci presenta problemi al cuore alla visita sportiva. Lo screening elettrocardiografico ha rilevato in 53 ragazzi, cioè in quasi uno su dieci (il 9%), per quanto in apparenza sani, la presenza di un’anomalia della ripolarizzazione ventricolare, vale a dire il "tempo di ricarica" del sistema elettrico del cuore tra una contrazione e l’altra. Questo, in 17 casi (il 3% del totale degli atleti esaminati) è stata spia di una patologia al cuore già manifesta.
Una piccola percentuale di giovanissimi atleti, il 3%, è stata sospesa precauzionalmente dall’attività agonistica per le problematiche cardiache riscontrate.
Ugo Giordano, responsabile dell’Unità Operativa di Medicina dello Sport dell’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, ha spiegato: "Il fatto di aver riscontrato precocemente la malattia attraverso gli screening ci ha consentito di sospendere in via precauzionale l’idoneità all’attività agonistica a questi ragazzi prevenendo il pericolo di morte improvvisa per arresto cardiaco, un fenomeno che, secondo le stime, colpisce circa 1-3 atleti ogni 100mila".
"Il consiglio dei medici dello sport è quello di effettuare sempre l’elettrocardiogramma a ogni visita per il rilascio del certificato, in considerazione del suo valore quale strumento di screening per la salute".
Il Giornale d'Italia ha chiesto un commento sul tema a Giuseppe Barbaro, dirigente medico ospedaliero specialista in medicina interna e in cardiologia e Responsabile del Servizio di Cardiologia ed Ecocardiografia presso un importante ospedale di Roma.
"Lo studio pubblicato dai ricercatori del Bambino Gesù pone in risalto alcune riflessioni
Negli ultimi 3 anni vi è stato un incremento dell’incidenza delle miocarditi e delle morti cardiache improvvise di circa 3-5 volte rispetto agli anni precedenti. L’incidenza della miocardite, secondo la revisione della letteratura internazionale, è passata da 1 caso/milione a 200000 casi/milione (20%) con mortalità che varia dal 3 al 9%. Proporzionalmente, vi è stato un incremento medio di circa 3 volte dei casi di morte improvvisa rispetto agli anni precedenti.
Nel presente studio lo stato vaccinale avrebbe dovuto essere considerato nell’analisi multivariata come variabile dipendente. Uno studio tailandese pubblicato su EJP ha dimostrato, nel confronto dei tracciati elettrocardiografici pre- e post-vaccinali alterazioni, specialmente a carico della conduzione intraventricolare e della ripolarizzazione ventricolare, che non erano presenti in fase pre-vaccinale. Questo ha richiesto indagini di secondo livello (RMN cardiaca) che, nella maggior parte dei casi, mostravano alterazioni al potenziamento di immagine compatibili con lesioni subepicardiche non ischemiche di verosimile origine flogistica (miocardite). E’ evidente, in questi casi, che soggetti che sarebbero stati, in assenza della somministrazione di profarmaci genici, idonei all’attività sportiva agonistica, non sono da considerare idonei con significativa alterazione della qualità di vita e delle aspettative agonistiche. A tale proposito, ho una significativa documentazione di casi clinici.
Uno studio pubblicato su Radiology nel 2023 ha rilevato come in soggetti vaccinati si può rilevare attraverso PET/TC, un’aumentata captazione di un marcatore flogistico (fluorodesossiglucosio) a livello miocardico fino a 6 mesi dalla vaccinazione, in assenza di captazione in soggetti non vaccinati,in forma asintomatica. La miocardite post-vaccinale può decorrere in forma asintomatica nel 43% dei casi esitando, tuttavia, in un’area fibrotica non ischemica subepicardica (rilevabile mediante RMN cardiaca) che rappresenta un’area di instabilità elettrica respensabile dell’insorgenza di aritmie ventricolari fatali in seguito a stess pico-fisico. L’effetto cardiotossico diretto della spike è stato dimostrato su cardiomiociti isolati di ratto in un recente studio pubblicato su BJP nel 2023 che ha dimostrato come tali cardiomiocti, dopo 48 ore di incubazione con il profarmaco genico, presnetano alterazioni morfo-funzionali che, nel vivente possono associarsi a disfunzione ventricolare e a insorgenza di aritmie fatali..
Bisogna considerare, come riportato nell’ultima revisione della scheda tecnica del profarmaco genico, che la miocardite è un evento avverso definito in età giovanile e può avere esito fatale. Sotto questo punto di vista, in giovani in cui la mortalità per Covid-19 è inferiore all’1% è necessario la definizione del rapporto rischio/beneficio attraverso un adeguato screening cardiologico pre-vaccinale.
Se la miocardite rappresenta la principale causa di morte improvvisa nella popolazione giovanile non va esclusa la cardiopatia ischemica, sia per ostruzione trombotica dei piccoli vasi subepicardici (specialmente nei soggetti con trombofilia genetica), sia per una lesione diretta dei vasi coronarici da parte della proteina spike (attraverso il legame con i recettori ACE-2) che indiretta attraverso la produzione di anticorpi anti-endotelio (MAS-1). Vi è poi da rilevare l’insorgenza di una disautonomia autoimmune, nel contesto della neuropatia delle piccole fibre (rilevabile nel 40% dei soggetti vaccinati), che, specialmente con lo sviluppo di anticorpi anti-beta recettori (come si rileva nei casi di cardiomiopatia dilatativa autoimmune) presentano un’alterata risposta cronotropa nelle condizioni di incremento del livello delle catecolamine (es.esercizio fisico).
Un aspetto positivo di questo studio (che non ha spiegato perché tale fenomeno non era rilevabile nei tre anni precedenti), è che lo screening cardiologico è essenziale. Un’adeguata anamnesi clinica e familiare è essenziale. Ad esempio, è importante rilevare una storia anamnestica di morte improvvisa in famiglia, la presenza di cardiomiopatie aritmogene strutturali (es. cardiomiopatia ipertrofica o displasia aritmogena ventricolare destra) o non strutturali familiari (s. di Brugada o s. del QT lungo) che richiedono indagini di secondo livello, come la RMN cardiaca o test genetici (es. rilievo di mutazione di SNC5A tipica della s. di Brugada).
È, inoltre, mia personale opinione che i soggetti sotto i 40 anni, che si debbano sottoporre alla somministrazione di profarmaci genici, effettuino una visita cardiologica con elettrocardiogramma e che tale esame venga ripetuto dopo la somministrazione del profarmaco genico. Alterazioni non presenti nella fase precedente alla somministrazione del profarmaco genico dovrebbero indurre il medico alla esecuzione di esami di secondo livello livello, quali ecocardiogramma e RMC cardiaca con mdc. E’ mia personale esperienza clinica che il 20% dei soggetti che presentano una pericardite post-vaccinica hanno un’associata miocardite rilevabile mediante RMN e, come tale, non sono idonei allo svolgimento di attività sportiva a livello agonistico.
Il Dott. Giuseppe Barbaro è specialista in Medicina Interna e in Cardiologia. È specializzato nello studio delle complicanze cardiovascolari associate a malattie virali (es. HIV) ed alle complicanze della terapia antiretrovirale (HAART). Inoltre, è specializzato nella valutazione di marker di adiposità viscerale cardiaca, mediante la determinazione ecocardiografica dello spessore del tessuto adiposo epicardico nei soggetti con lipodistrofia da farmaci antiretrovirali e in quelli affetti da obesità e sindrome metabolica. È autore di più di 200 pubblicazioni scientifiche e di quattro libri sulle complicanze cardiovascolari della malattia da HIV.
L'intervista è stata rilasciata a titolo personale.
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