29 Agosto 2024
Olivero Toscani, il provocatore, resta personaggio odioso fino alla fine ma a vederlo così ridotto passa ogni risentimento. Insultava i cosiddetti novax, gli augurava le cose peggiori, pretendeva per loro i trattamenti più infami; vantava le sue infinite dosi. E adesso non può, neppure lui, ammettere o almeno sospettare di essersi distrutto da solo, di avere abusato di un veleno micidiale. E che fosse veleno ormai non lo nega decentemente più nessuno a partire da chi lo ha messo in commercio. Alcuni medici molto quotati mi fanno notare che se mai questa del fotografo veneto è una amiloidosi secondaria paraneoplastica, ossia collegata all’insorgenza di un probabile turbocancro, come lascia sospettare la spaventosa perdita, riferita da Toscani stesso, di 40 chili in un solo anno. E questo non farebbe che confermare, se mai ce ne fosse ulteriore bisogno, la correlazione vaccino-tumore maligno. Eppure insistono gli indecenti che tornano, anche loro, a provocare, ad insultare le vittime: ah ah ah, cacasotto, sfigati, avete perso, i vaccini hanno salvato l’umanità. Ma davvero. “Avete perso”? Chi ha perso davvero sono stati quelli che si sono fidati, come Toscani, come milioni di altri che magari proprio fidarsi no, se mai confidavano nel male minore e, da ricattati, si sono rassegnati. Perché quella fu la vergogna somma, totalitaria, del regime eversivo. Vergogna che non induceva scrupoli ai servi repellenti che non cito per disgusto e perché non aspettano altro, ma che neppure davanti a cascate di evidenze si ripensano. Chiedessero a chi li pagava, chiedessero al megaspione Zuckerberg: “Ho omesso informazioni vere, fatto circolare menzogne cedendo alle pressioni dell’amministrazione Biden a sua volta pressata dai colossi farmaceutici”. Ma nessuno pressava nessuno, era un accordo scellerato dalle proporzioni immani, votato ad estremo cinismo, a totale irresponsabilità. E adesso un reo confesso di crimini contro l’umanità come questo se la cava con una scrollata di spalle, “Sono rammaricato, farò più attenzione”; mentre quanti a vario titolo foraggiati perdono quel poco che resta della loro faccia arrampicandosi sugli specchi del “contesto mancante” o moltiplicando certe provocazioni rozze al punto da desiderare di prenderli a sberle. Io a questi scarti di vermi auguro una sola cosa: che gli venga il cancro che ho avuto io, così da vederli idealmente sulla “mia” poltrona da chemio, dove ho lasciato il sudore del dolore per quasi un anno. Così vediamo se hanno ancora voglia di fare gli stronzi.
Gentaglia che avvelena i pozzi e lo fa per un motivo preciso: sono prezzolati, sono feccia a tariffa. Ceffi senza più l’alibi di una buona fede, perché dopo tre anni di progressi scientifici, di dimostrazioni, di conferme, di smentite, di numeri, di cadaveri, di ammissioni in tutto il mondo, ad ogni livello, nessuna, dico nessuna buona fede è più ammissibile. Non passa giorno che qualche medico o politico o giornalista pentito – non in Italia, nella cattolica Italia il pentimento non ha residenza, è la presa per il culo al Padreterno, solo una recita per farla franca, possibilmente aspirando a nuove convenienze – non riconosca i propri misfatti; buona arrivata, la anchorwoman canadese Marianna Klowak, già reporter della televisione pubblica nazionale CBC: “Durante la pandemia abbiamo manipolato i cittadini” (il filmato si trova sui social, da X a Telegram).
E questi cialtroni ancora vengono a provocare i malati e chi si è fidato, vengono a negare le correlazioni che il mondo intero ha ammesso? Ma sì, io vi auguro il mio stesso male, e di sentirlo crescere in voi, e di vedervelo un giorno confermare, e di vedere i medici distogliere lo sguardo quando, scioccati, gli chiedete, “ditemi la verità: sono stati i vaccini?”, e poi quella poltrona, che sembra inghiottirti, e le sei, le otto ore di infusione ogni volta, e poi andare a casa e dopo un poco sentirsi crepare, come se la linfa vitale si seccasse, gambe inerti, braccia impotenti, anima morta, e poi non cacare, o cacarsi addosso, perdere i capelli e la memoria, sentirsi condannati e sempre, sempre quell’essere già morti, e non poter far niente, aver bisogno di tutti, farsi trasportare, lasciarsi tenere per mano, sentirsi addosso il peso degli sguardi di chi ti incontra, e veder gocciolare ore bianche, ore morte, deserte, nessuno che viene, e sentire che non finirà mai, e finire in ospedale perché non reggi più le cure, e pensare che stavolta non ce la fai, e ricominciare da capo, vedere le stagioni che passano, ti salutano e tu non le hai, finché arriva l’estate e non stai in piedi, non c’è l’estate, e ancora svieni davanti agli amici, che non sanno cosa fare, che balbettano parole pietose, ma stupide, e tu sei così spossato da non riuscire a rispondergli, e anche dopo che hai finito tutto, tutti i cicli, scoprire che di testa sei rimasto là, a quella poltrona bianca, dove facevi lo spavaldo, e capire che non guarirai mai davvero, i tuoi occhi sono fissi, la tua psiche è strappata, resterai malato a vita, malato oncologico, ma uno una volta al telefono non ha capito bene e mi ha chiesto “come dici? Ontologico?”, e io ho pensato che sì, era giusto così, più giusto, noi siamo malati ontologici e non guariremo mai.
E questi falliti che vengono a provocarti, a prenderti in giro, “come l’hai sentito arrivare il cancro, in autobus?”, ad augurarti la morte a seguito di un vaccino “che è completamente innocuo” ma se gli dici che toccherà anche loro perdono la testa. Questi vorrebbero menare solo loro, ma con me sbattono male. Vi aspetto al mio posto, voglio vedervi sciogliere e non solo di paura, perché voi le palle non le avete, siete dei fottuti vigliacchi e se vi succede qualcosa vi arrendete subito. Schiuma, ecco cosa siete. Schiuma di fogna, perdenti senza storia per i quali perfino un cancro è sprecato. Quanti, però, non avrei detto così tanti. E invece avrei dovuto saperlo che l’umanità fa schifo, che se muori c’è chi gode e se ti salvi c’è chi impreca. Finché non tocca a loro.
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