27 Luglio 2024
Voi ve la dovete smettere, sì, dovete proprio farvela finita di prendere in giro i malati, di negargli la dignità della malattia. Dico a voi, medici ignoranti o pagati, voi politici criminali e corrotti, voi giornalisti da postribolo e da curva. Come potete ancora permettervi di ridere in faccia a chi afferma una malattia, per lo più grave, a seguito dei vaccini? Come avete la faccia di compatirli quasi fossero tutti dei lunatici? Non sapete niente fino a che non ci state passando e non sapete niente, o fingete, dei milioni e milioni e milioni di casi accertati nel mondo; non sapete, o ignorate, della scienza che ha confermato le correlazioni e sputtanato i vostri megafoni vendutisi per trenta denari; non sapete, o mettete sotto al tappeto, le statistiche alluvionali, che dimostrano, che confermano. Come lo trovate il coraggio di negare la malattia a chi è malato? Ve lo volete mettere su per il culo, una buona volta, il vostro sorrisino di superiorità? Quale superiorità? Il dottore che ancora insiste, “sei un matto, i vaccini non danno niente”, è una vergogna della professione non meno che della coscienza. L’informatore prezzolato che dirotta tutto sul caldo, sull’ “è sempre successo” andrebbe radiato, non premiato, come accade. Quanto ai politici, fanno ontologicamente schifo, sono loro gli ideologi e gli organizzatori di questo abominio e non c’è da aspettarsi da loro altro che crimine e indegnità. Tutti, non ne salva mezzo, tutti, senza eccezioni di sorta. Anzi, chi fingeva di opporsi era due volte delinquente. Ma se sono gli stessi fabbricanti di mele velenose ad riconoscerlo! Ma se sono gli stessi medici a saperlo! Ma se sono gli stessi governanti senza anima ad ammettere, davanti ai tribunali ministeriali che fingono di giudicarli, che, sì, sapevano bene come una puntura su cinque potesse trasformarsi in morte istantanea o differita al termine di un calvario. Una mela su cinque, la roulette russa. Dovunque vada io non smetto di ricevere le confidenze traballanti, non smetto di constatare l’irriconoscibilità di chi, fino a poco tempo prima, ricordavo diverso, ricordavo sano. Ricordavo normale, e questi mi dicono, sai? Anche io, dopo le dosi, anche io non più quello, subito tanti, troppi malanni e adesso non mi muovo, adesso sbatto, non respiro, non ricordo, non sento non vedo ho un cancro. Come osano i negazionisti ridere in faccia a questo esercito di vittime, come osano rispondere loro che si sbagliano, che sono cretini, che non sanno ascoltare il loro corpo? Ma io vi dico che il corpo non mente, che quando si cade nel tranello, si accetta la mela velenosa, ci si accorge subito che tutto è cambiato. Che tutto è perduto. Te li senti quei mutamenti e sono perversi. Te lo senti il corpo che non obbedisce più al volere. Quegli sbandamenti, quel sanguinare improvviso e poi accasciarsi, e la pelle che brucia, tutto che brucia e senti dentro come divorarsi, dentro, da solo, i tuoi organi che si decompongono, che cedono, la fatica sempre più evidente, endemica, che riposare non serve, che tanto non riposi, ma di colpo hai preso venti anni, trenta, sei un vecchio, sei malato e lo senti, lo sai anche se non hai conferma ancora. Ma la conferma arriva. Quell’autista al convegno di Napoli, che mi raccontava tutti i suoi segnali dopo tre dosi ed erano gli stessi miei, di me ammalato di linfoma e glielo dicevo e lui ammutoliva, bianco come questo lenzuolo di carta virtuale dove sto scrivendo adesso. Ecco, dovessi tracciare una costante per tutti gli ammalati conclamati o in sospetto di se stessi, sta proprio in questo calvario di sintomi, tutti uguali all’inizio, uguali per effetti collaterali, malattie che poi prendono strade diverse in ragione del diverso organismo, di quello che cova, che nasconde, che forse avrebbe debellato o controllato da solo, ma il vaccino con la sua tecnica diabolica a mRNA lo ha scatenato e non ci saranno più difese. E voi ancora ridete in faccia? Voi sicuri di cosa? Scienziati di cosa? Dell’arte di rimuovere, di non vedere, di mentire anche a voi? Voi che avete fatto della mela avvelenata una bandiera, una appartenenza ideologica, siete pieni di paura e viltà; sperate di cavarvela, ma non potrete fuggire: o anche voi l’avete mangiata quella mela, ne avete mangiate due, tre, cinque, e allora, state pur certi, prima o dopo, presto o tardi ci raggiungerete, sul letto che vi inchioda, sulla poltrona della chemio che vi risucchia, nella stanchezza perenne che non è più quella di prima, è il prosciugamento della vostra linfa vitale; oppure, infami come siete, avete mentito prima, vi siete sottratti, e continuate a mentire oggi, rinfacciando alle vittime la disperazione che voi avete evitato. Mentite, spergiurate sui feriti, sulle vittime, sui morti, sulla disperazione di chi li ha perduti, mentite sapendolo, mentite per servilismo o per vigliaccheria. E credete davvero di cavarvela così? Voi credete che una resa dei conti, quale che sia, non vi raggiungerà? Voi, come i giornalisti felloni, come i medici idioti o balordi, come i politici stragisti e luridi, sarete sempre nostri nemici. Tutti, senza eccezioni e senza tregua. Tutti avete fatto la vostra parte per un orrore senza fine, e senza fine non smetteremo di odiarvi.
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