24 Giugno 2024
Il disfacimento della chemio origina altri mali. Mi sono preso non so che faringite, ma in misura impossibile, mai stato così male, neppure quando mi ero distrutto l’intera parte destra del corpo, neppure dopo le infusioni più devastanti. Aghi roventi in gola insieme a sabbia e aceto, il bisogno crescente di bere ma non potere deglutire neppure saliva, sputare di continuo negli asciugamani che vanno via a raffica, una cosa imbarazzante, un rottame, un rifiuto, e parlare neanche a pensarci. E la sete infernale che cresce ancora, cresce sempre. E un pensiero si affacciava: mi fosse successo tre anni fa l’avrebbero immediatamente rubricata come Covid, vero o meno che fosse, mi avrebbero portato di peso in ospedale mentre protestavo, no lasciatemi stare, mi avrebbero legato e poi intubato e lasciato lì a morire mentre invocavo disperatamente mia moglie, i miei animali. Sarei morto soffocato, fra spasimi feroci, e rubricato come un’altra vittima del Covid. Il mio esempio servito per dire: vaccinatevi tutti.
Già, non c’è stata solo la barbarie totalitaria del vaccino di massa e coercitivo, non ci sono state le vergogne dei coprifuoco e della tecnologia del controllo, le app, i greenpass ricattatori: ne hanno uccisi a migliaia anche così, sottraendoli ai loro cari, ammazzandoli invece di curarli e nel modo più crudele. Lo hanno ammesso in parecchi, ovviamente in camera caritatis, ci fu una infermiera che si permise di riconoscerlo pubblicamente, alla trasmissione “Fuori dal coro”, ma non se ne è saputo più niente. Migliaia e migliaia, di preferenza anziani, ammazzati come neanche i cani. La vergogna, incommensurabile, oscena, è che nessuno paga, nessuno parla, nessuno chiede. Il che autorizza il sospetto orrendo: sono pronti a rifarlo, se nessuno sconta le conseguenze di un eccidio vuol dire che ci si dispone a reiterarlo appena possibile. Mi dispiace ritrovarmi a scrivere queste cose, io che non ho mai tollerato i fanatici e ancora non li sopporto, quelli che mi maledicono perché mi affido alla medicina per curarmi, perché non adotto i loro rimedi deliranti. Ma che dovrebbe pensare uno che ha avuto la vita rovinata da due vaccini, ha visto tanti morire, e adesso si ammala di continuo e sa cosa rischia, sa che se si ammala nel momento sbagliato finisce deportato e fatto fuori con un tubo killer in gola? C’è, voglio dire, una evidenza che non si può rimuovere, il delirio, il complottismo facile può avere senso all’inizio, quando ogni ipotesi, ogni sospetto è lecito, ma dopo, a cose fatte, a morti contati non è più complottismo, è semplice constatazione tanto più che ad ammetterlo sono, nessuna esclusa, tutte le lugubri, spaventose facce di un potere oggi in disarmo ma che potrebbe tornare; e chi lo sostituisce non pare molto migliore e certamente non diversamente orientato. Io sputo il sangue e il catrame dalla gola e penso a chi nelle mie condizioni non aveva neppure il conforto del letto ma cinghie di contenzione su una branda; non una compagna che cerca come può di lenire la pena, ma camici senza faccia che ti guardano morire e magari ti aiutano, come diceva quell’infermiera: “A quel punto non restava altro che accompagnarli alla fine con una mistura di veleno e tranquillanti”.
E abbiamo subito tutto questo credendo non fosse vero, poi sapendo che era vero. Non riusciamo ad ottenere giustizia perché non riusciamo a chiederla. Sappiamo che anche chiedendola riceveremo solo indifferenza nel caso migliore, odio e rappresaglie altrimenti. E le punizioni arrivano da un regime in apparenza diviso, in realtà omogeneo, solidale, indistinguibile. Adesso si legge che a fare venire il cancro sono i tatuaggi, che scatenano veleni destinati a depositarsi nei linfonodi, da cui i linfomi come il mio: io ho effettivamente molti tatuaggi, concentrati tutti in un periodo breve, quattro anni al massimo, ma ricordo benissimo che a un certo punto l’Unione Europea ha obbligato tutti gli operatori del settore, tutti i tatuatori a gettare via le scorte di inchiostri per sostituirle con altre “compatibili col vaccino anticovid”. E lo avevano fatto in colpevole ritardo, dopo che la campagna era già partita da oltre un anno. Segno che sapevano dell’interazione letale tra inchiostro e vaccino, ma era quest’ultimo ad averla scatenata, come per ogni altra patologia. Altrimenti è come dire che gli atleti cascano stecchiti perché praticano sport, perché sono atleti. Ma questo ribaltamento dei fatti, delle dinamiche, e della stessa scienza, non ha più una sola pezza d’appoggio, non ha più neppure uno straccio di pezza. Uno studio recente, subito rimosso da Lancet, ma riemerso per altri canali, conferma che tre morti improvvise su quattro sono susseguenti al vaccino e si debbono al vaccino. E a dirlo sono epidemiologi e oncologi americani. Ricordo la lezione del professor Barbaro a Napoli, dov’ero presente, venti giorni fa e diceva le stesse cose in un mare di rilievi scientifici complicatissimi, ma il senso era quello. E parliamo solo di morti improvvise, non di patologie improvvise, “turbo”, per le quali si può benissimo sostenere la stessa tesi. Quo usque tandem abutere patientia nostra? Ma la pazienza negli impotenti è infinita per forza di cose, per mancanza di alternative.
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