05 Giugno 2024
Nel 2022 i 31 operatori sanitari privati esaminati dall'Area Studi Mediobanca i hanno totalizzato ricavi per 10,6 miliardi di euro,
in rialzo del 2,7% sul 2021 e dell’8,7% sul 2019. Tali variazioni si confrontano con il calo del 6,6% segnato nel 2020, a causa della sospensione parziale delle attività sanitarie, e con il rimbalzo
del 14,5% avvenuto nel 2021.
Il report, che analizza i principali gruppi con fatturato individuale superiore a 100 milioni, mostra come gli operatori della diagnostica sono cresciuti del 22,3% sul 2019, grazie alla domanda eccezionale di tamponi e test molecolari durante la pandemia la cui soluzione ha infatti prodotto un calo dei ricavi dell’8,1% sul 2021; seguono gli operatori ospedalieri (+10% sul 2019) e i gestori di RSA (+4,1%). Questi ultimi hanno beneficiato dell’incremento del tasso di occupazione dei posti letto nelle RSA (mediamente superiore al 90%) e dell’apertura di nuove strutture che è proseguita anche durante la pandemia. La ripresa non si è invece concretizzata per i player della riabilitazione (-0,4% sul 2019).
La redditività complessiva, ancora inferiore ai livelli pre-pandemici, ha subìto un’ulteriore battuta d’arresto nel 2022, risentendo dell’inflazione: il margine operativo netto (MON) si è contratto del 60,4% sul 2019 e del 49,7% sul 2021 e l’Ebit margin è sceso all’1,8% dal 3,8% del 2021 e, soprattutto, dal 5,3% del 2019. Con riferimento alle singole specialità, l’assistenza ospedaliera e la riabilitazione hanno chiuso il 2022 con risultato corrente negativo, in misura più marcata per la seconda (-6% contro il -0,3%). La diagnostica, pur condividendo la contrazione della marginalità, ha realizzato il maggior Ebit margin (11,1%). Su questo settore gravano tuttavia le conseguenze del Decreto del Ministero della Salute del giugno 2023 che disciplina la nuova nomenclatura per l’assistenza specialistica ambulatoriale e protesica, con tagli medi previsti sulle tariffe delle principali prestazioni attorno al 30%. L’entrata in vigore del decreto, inizialmente fissata nell’aprile 2024, è stata posticipata al gennaio 2025.
L’ultima riga di conto economico aggregato dei 31 operatori è negativa per 38 milioni, portando a due il numero gli esercizi in rosso nel quadriennio (dopo i -53,9 milioni del 2020). Sono 14 i gruppi che hanno chiuso in perdita il 2022 (erano cinque nel 2021). Il ROE aggregato, già in riduzione dal 5,9% del 2019 al 4,1% del 2021, cala ulteriormente al -0,8% nel 2022. La migliore redditività netta è registrata da: Centro di Medicina (22,2%), Humanitas (13,4%), Eurosanità (9,5%) e GHC (8,3%) nell’assistenza ospedaliera, Synlab (39,2%) nella diagnostica e San Raffaele di Roma (36,3%) nella riabilitazione.
La struttura patrimoniale nel 2022 appare solida e in parziale miglioramento rispetto all’anno precedente, con debiti finanziari pari al 104,5% dei mezzi propri (112,7% nel 2021 e 120,8% nel 2019). Le posizioni patrimonialmente più solide sono quelle dell’IEO, Auxologico Italiano, Salus, Policlinico di Monza, Humanitas e Istituto Don Calabria, con debiti finanziari sostanzialmente assenti per il primo e attorno al 20% per gli altri.
La fine dell’emergenza sanitaria nel marzo 2022 ha favorito la progressiva ripresa delle attività del settore sanitario con il ripristino, nel 2023, della piena operatività nella riabilitazione e nell’assistenza ospedaliera, nonostante persistano diverse criticità. Tra di esse spicca il mancato recupero delle liste d’attesa che, insieme a motivi economici, hanno spinto 4,5 milioni di italiani (il 7,6% della popolazione) a rinunciare a esami e visite mediche nel 2023.
Le lunghe liste d’attesa inducono non solo chi è in grado di sostenere i costi, ma anche i sottoscrittori di assicurazioni private e i beneficiari di welfare aziendali, a indirizzarsi al di fuori del SSN, contribuendo alla crescita della spesa sanitaria privata. È così lecito attendersi, nel prossimo futuro, l’aumento del peso degli operatori sanitari privati il cui giro d’affari nel nostro Paese è già stimabile in circa 70 miliardi, pari al 40% dei numeri complessivi del comparto.
Lo scenario che si prospetta è l’appiattimento dell’incidenza sul PIL della spesa sanitaria pubblica, a fronte di una crescente richiesta di prestazioni per effetto delle dinamiche demografiche. In effetti, le statistiche internazionali evidenziano il costante invecchiamento della popolazione: nell’area OCSE, l’incidenza degli over 65 sul totale è passata dal 7,6% del 1950 al 18% del 2022, con previsione di raggiungere il 26,4% nel 2060. L’Italia, con il 23,9%, ha un valore ampiamente superiore alla media OCSE (alle spalle del solo Giappone con il 29%), atteso in rialzo al 33,4% entro il 2060. Sempre nell’area OCSE, la speranza di vita alla nascita è cresciuta di oltre 10 anni tra il 1970 e il 2022 e in Italia si attesta a 82,6 anni, con un tasso di natalità pari a 1,25 figli per donna, tra i più bassi valori al mondo.
Le prime evidenze per il 2023 consentono di prevedere per gli operatori privati esaminati una crescita aggregata del giro d’affari del +5,5%, con variazioni differenti tra i comparti considerati: -4,0% per la diagnostica, +4,1% per la riabilitazione, +5,7% per l’assistenza ospedaliera e +14,0% per i gestori di strutture per anziani, con il ritorno alla piena saturazione delle RSA italiane atteso entro il 2024. Il confronto tra il rialzo del 5,5% stimato dall’Area Studi Mediobanca e il +1,7% segnato dalla spesa accreditata rilevabile dall’ultimo DEF, consente di stabilire che la variazione del giro d’affari aggregato sia trainata dall’incremento delle prestazioni sanitarie pagate di tasca propria dai cittadini.
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