13 Maggio 2024
Giuseppe Barbaro, fonte: imagoeconomica
Il dottor Giuseppe Barbaro, specialista in Medicina Interna e in Cardiologia, ha commentato in esclusiva a Il Giornale d'Italia lo studio coreano condotto dai medici del National Health Insurance Service Ilsan Hospital di Goyang, secondo cui i pazienti affetti da insufficienza cardiaca avrebbero oltre l’80% di probabilità in più di vivere più a lungo dei non vaccinati. Tuttavia diversi medici, dopo la pubblicazione dello studio, hanno rilevato alcuni errori metodologici nella conduzione della ricerca e nella lettura dei dati.
"Si tratta di un abstract di una presentazione alla Società Europea di Cardiologia. Quindi non si tratta di un vero paper. Bisognerà poi leggere il paper con tutte le sue analisi statistiche. Però colpiscono già alcuni bias metodologici", ha commentato il dottor Barbaro a Il Giornale d'Italia. "Anzitutto la selezione della popolazione, perché l'83% è composto da vaccinati e il 17% è non vaccinato. Poi per non vaccinati si intendono anche coloro che hanno avuto una singola dose di vaccino, ma chi ha un'esperienza clinica quotidiana sa che anche una dose può essere responsabile di mio-pericardite, specialmente nelle fasce più giovani, così come è stato dichiarato dalla stessa Pfizer nella fascia 12-17, ma in realtà in una fascia molto più ampia, cioè nella fascia 0-40, di circa tre/cinque volte, ed è riportato anche in letteratura, rispetto ai due anni e mezzo precedenti".
"Poi c'è anche il discorso del follow up che è soltanto di sei mesi - ha continuato Barbaro - per cui a un certo punto non si può escludere che nei soggetti vaccinati si siano sviluppate, anche in forme asintomatiche, delle miocarditi, considerando che il 57% delle miocarditi risultano subcliniche e fino a sei mesi, vedi il lavoro di radiologi sulla captazione del foro desossiribosio, fino a sei mesi dalla vaccinazione a cui poi c'è esito delle aree fibrotiche che ritmogene che possono portare a morte improvvisa cardiaca".
"C'è poi da dire che qui si parla di scompenso cardiaco come endpoint - precisa ancora Barbaro - anche se si parla poi di un numero di complicanze cardiovascolari in senso lato. Ma non c'è per esempio l'evento morte improvvisa. Almeno non l'ho letto e bisognerebbe vederlo in quelle fasce dove la morte improvvisa è più alta. Questo sarebbe lo stesso bias che si rileva in uno studio precedente di qualche mese fa su Heart, in cui si escludeva la fascia dei più giovani e teoricamente più a rischio, cioè la fascia tra i 12 e i 35 anni. In ogni caso, ripeto, il più grosso bias è anzitutto di aver preso una maggior parte della popolazione soggetti vaccinati e di aver incluso tra i non vaccinati anche coloro che hanno avevano fatto una singola dose di vaccino. Quindi, in definitiva, non è discriminante il gruppo di controllo, quindi non è puro fatto esclusivamente di non vaccinati, è fatto di vaccinati dove purtroppo basta anche una dose per lo sviluppo di una miocardite o di una complicanza cardiaca fatale.
Ritengo che essendo poi uno studio retrospettivo perché basato sui dati nazionali delle assicurazioni, non è uno studio prospettico controllato, e la durata del follow up è veramente molto breve. Quindi direi che non è attendibile per la selezione dei pazienti, per la durata del follow up e anche per gli endpoint che sono stati definiti.
"È un abstract che sicuramente è funzionale al sistema in un momento in cui verosimilmente sia Pfizer che Moderna si stanno approcciando alla consegna della documentazione finale. Lo dovrebbero consegnare entro la fine di quest'anno - ha proseguito il dottor Barbaro in esclusiva a Il Giornale d'Italia - e come ho detto nella intervista rilasciata al tuo giornale, probabilmente verranno ad addurre le stesse motivazioni di AstraZeneca per il ritiro del farmaco, che verrà ritirato sicuramente entro la fine dell'anno, giustificando in questo modo la mancata deposizione di documentazione a favore".
"Nell'abstract sono stati considerati vaccinati coloro che non avevano ricevuto oppure che avevano ricevuto una singola dose di vaccino. Quindi in definitiva loro hanno considerato come non vaccinati, come del resto succede anche qui negli ospedali, coloro che non hanno fatto il ciclo vaccinale completo, che comprende tre dosi o due dosi, due o più dosi. In questo contesto c'è una contaminazione di dati molto importante, perché nel momento in cui tu metti anche un singolo vaccinato nel contesto di un gruppo di controllo “non vaccinati”, confondi i dati, per cui tu puoi avere una miocardite o un infarto del miocardio con una singola dose, come realmente succede, e lo metti nel gruppo dei non vaccinati quando potrebbero questi non vaccinati, che hanno ricevuto una singola dose, aver avuto per esempio la dose di un lotto tossico o essere soggetti maggiormente predisposti allo sviluppo di complicanze cardiovascolari, ma sono state vaccinati, ripeto, perché hanno avuto una singola dose.
Io stesso ho una serie di pazienti che hanno avuto una pericardite o una miocardite con una singola dose di vaccino, e ho anche pazienti con complicanze cardiovascolari variabili, ad esempio ictus cerebrali, dopo una singola dose.
Quindi diciamo che la selezione dei pazienti è la grossa componente negativa di questo studio. Poi per di più hanno racchiuso l'83% dei vaccinati rispetto al 17% dei non vaccinati in cui hanno incluso pure quelli monodose. Quindi c'è un'estrema eterogeneità nella selezione dei pazienti, ma con un grosso bias interferente che è proprio la vaccinazione monodose, che non ti permette di dare una netta analisi dei dati, se non un'interferenza che è possibile anche da parte di una singola dose del vaccino".
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