09 Agosto 2023
Non si capisce dove voglia andare a parare l’ex virologo o infettivologo oggi in pensione Massimo Galli, famoso per avere sbagliato tutte le previsioni, quando dice che togliere l’isolamento ai positivi al Covid è un atto politico. Se vuole dire che non è scientifico, allora neanche imporre l’isolamento, neanche fomentare la psicosi lo fu. Quando poi mette le mani avanti, “non sappiamo cosa accadrà”, fa un discorso più stregonesco o scaramantico che scientifico: a questa stregua bisognerebbe mantenere la psicosi a vita, stante la cronicizzazione del virus e la possibile insorgenza di nuove forme virali. Bisognerebbe averla mantenuta anche per la Sars, per la mucca pazza, per tutto. Un atto politico quello del ministro Schillaci? E che altro avrebbe dovuto fare dopo che il resto del mondo aveva proceduto già oltre un anno fa? Ma i teorici del controllo non sentono ragioni, l’unica società che conoscono è quella di stampo autoritario, è lo statalismo autoritario paternalistico che decide tutto, che punisce. “Il Covid non diventerà una influenza per decreto”, ha potuto scrivere una storica della medicina. Ma che l’influenza fosse diventata Covid per decreto le stava bene. C’è anche, come il presidente di una società di malattie tropicali, chi tenta un compromesso tra lo scientifico scaramantico e il politico dirigistico: se proprio si deve togliere l’isolamento, almeno compensiamo con il vaccino obbligatorio. Così, come se le centinaia di migliaia di casi sospetti, di morti sospette non contassero niente. Difatti si continua a cadere in modo repentino e misterioso, ora uno che va a comprare il pane, ora un altro che sta tranquillo sulla sdraio e par che guardi il mare dietro gli occhiali scuri e invece non guarda più niente, è morto e quando i parenti se ne accorgono per poco non cascano folgorati anche loro. Ma l’informazione pubblicitaria tira via come niente, se può alza la polvere, malore improvviso, dovuto al caldo, a malformazioni congenite che nessuno ha mai visto in cinquanta o settant’anni.
Intanto in pieno agosto il governo approva il piano vaccinale per il prossimo biennio 2023-25 e lo fa con la rassegnazione felpata di chi non può evitarlo, chè glielo chiede per non dire lo obbliga l’Europa, l’ONU, l’OMS, i grandi carrozzoni a presidio di altri carrozzoni sanitari e finanziari. “Per promuovere una cultura della vaccinazione” è la motivazione ufficiale. A parole, tutto si può ammantare di nobili intenti, è il mestiere della politica che coincide con quello degli imbonitori e venditori di fortuna alle sagre; o, come ammette il leghista Centinaio, “un conto sono le promesse elettorali, che ciascuno inventa quelle che vuole, ma con la UE non si fanno scherzi e si obbedisce”. Il popolo italiano da prendere per i fondelli, la burocrazia camorristica e massonica di Bruxelles come la mafia “che non si può rifiutare”. Del resto me l’aveva già detto un altro leghista, “io l’Unione volevo bombardarla, poi una volta dentro ho capito che mi conveniva”. E me lo diceva nel corso di un programma televisivo, con tutta la serenità di un’anima pura. Col piano vaccinale è la stessa cosa, davanti la tutela della salute, “il bene comune”, dietro gli affari colossali della medicina e la scoperta della politica post democratica, che il regime è facile da instaurare e ancora più facile da mantenere: basta trovare ogni volta un pretesto, preferibilmente fondato sull’apocalisse e sull’odio del diverso, dell’eretico che non obbedisce, come dice il democratico Centinaio, e desta scandalo. Essendo il bene comune nient’altro che l’ortodossia, l’osservanza ai diktat politici e ideologici che sconfina nello zdanovianismo sovietico. I diktat coprono ogni singolo e finanche minimo aspetto del vivere con un puntiglio ossessivo e paranoico fin qui sconosciuto alle società occidentali post belliche. Che hanno detto Mattarella e Bergoglio, nello stesso giorno, in sedi diverse ma all’unisono? Che la democrazia partecipata, novecentesca, fondata sul dissenso e sul pluralismo è finita, è obsoleta; che chi non si adegua è un pessimo cittadino e un cristiano indegno; che oggi le informazioni e le conseguenti decisioni debbono essere calate dall’alto, come spiegava il senatore a vita Monti, e applicate con pugno di ferro. E nessuno, da sinistra a destra, ci ha trovato alcunché da obiettare.
Il piano vaccinale è come il piano energetico e ambientale, roba fondata sulla mitologia, sulla repressione predemocratica di stampo millenarista, nel ritorno laico, ma superstizioso, al sanfedismo reazionario e illiberale, da tutti condiviso. Che ha detto Bergoglio ai fanatici di Lisbona? Li ha arringati come un caudillo o un papa imperiale contro non meglio precisati nemici invitando quella gioventù in apparenza mite e inconcludente a sollevarsi, a combattere non in nome di Cristo ma di Greta. Del resto, in quell’accozzaglia di visionari e di narcisi a nessuno premeva di Dio, per dire un’idea, una sensibilità davvero solidale, votata non a martirio ma a sacrificio se occorre in sostegno degli ultimi, dei malati, degli sciancati o degli abbandonati. La fede è introspezione, sofferenza prima della grazia? Questi passano direttamente alla grazia, ma una grazia stupida, televisiva, fatta di pose, di girotondi, di cori, di accessori esibiti, una grazia da scout o da influencer o da Barbie. Ma, siccome i fanatici sono per definizione invasati e irragionevoli, non manca in quella platea di canterini e di bigotti all’apparenza miti chi cova furori vendicativi ed è pronto a diventare feroce come un angelo vendicatore. Le brigate rosse, il movimento terrorista più duraturo e organizzato dell’Europa industriale e democratica, sono nate sì dal mito resistenziale, ma per effetto delle fughe in avanti, del desiderio di assoluto di alcuni cattolici reazionari e fondamentalisti come Renato Curcio, Mara Cagol ed altri. Sparare, uccidere perché non c’è alternativa, per salvare il mondo! Oggi si direbbe che il terreno torni alla fertilità del sangue, ai possibili lavacri definitivi, però con la benedizione del potere confessionale insieme a quello sedicente laico, costituzionale. Vaccinarsi o morire, che però per molti è stato, e sarà ancora, vaccinarsi e morire. Piegarsi alle fandonie del clima, del pianeta che evapora, della “ebollizione universale” di cui vaneggia Gutierrez, a capo delle Nazioni Unite che sono il sovrastato di copertura alle grandi e repressive trovate del mercato globale svincolato non solo da leggi, da controlli ma dallo stesso senso della misura e della logica. Tutto si può sostenere, anche le enormità più aberranti, tanto l’informazione degenerata le avalla, le sottoscrive. A pagamento? Sì, ma se mercato globale vuol dire che tutto è merce, tutto è in vendita, perché quella merce che sono le opinioni e le notizie dovrebbe fare eccezione?
Così si ragiona e non c’è obiezione che tenga né dalla politica estetica né dalla religione che ha svenduto il sacro, né dal comandamento kantiano della “legge morale dentro di me”. Cosa è questo piano vaccinale se non la continuazione del regime concentrazionario, basato sull’isteria di massa da saldare con l’altra isteria di massa, legata al clima? Il tutto nel quadro di una implosione della democrazia, della sensibilità democratica. Oggi cose come il diritto di esprimersi, di informarsi, di nutrirsi della cultura e dell’arte sono vaghe e largamente fraintese e comunque non interessano più a nessuno. La televisione ha preparato tutto con largo anticipo, poi è arrivata la Rete che è anche più pervasiva e adesso regna l’illogico marmoreo, palese: i roghi che nel Sud ci sono sempre stati, per mano di piromani, di maniaci che ci sono sempre stati, si debbono all’affarismo criminale mafioso che da sempre specula su terreni e tenute rovinate, che prima affumica l’ambiente e poi gestisce mezzi e strumenti, pessimi, a loro volta venefici, per fingere di rimediare ai disastri; però la colpa è dei cambiamenti climatici. Fino a qualche anno fa nessuno conosceva questa smania di vaccinare tutto ciò che si muovesse, si accettavano tranquillamente i vaccini classici, che hanno salvato la vita a generazioni e generazioni, in numero contenuto: l’antirabbica, l’antitetanica, l’antivaiolosa e così via. Di colpo il mercato si è convinto di aver trovare la pietra filosofale, come Calandrino nel Mugello, si è dato ad alchimie praghesi con cui trasformare il piombo in oro e ha lanciato le dieci, le quindi vaccinazioni tutte insieme; poi è capitato o hanno escogitato il virus del pipistrello, del pangolino o del virologo Fauci, e non c’è stato più niente da fare. La gente dopo la terza e la quarta dose si stanca, diffida, ha paura? Noi le diamo un piano vaccinale affidato alle tecnologia repressiva da cui non scampa; la gente non ne può più di allarmi climatici balordi? Noi le diamo gli anatemi papali e presidenziali da saldare con quelli virali. Tutti malati a prescindere e destinati a morte certa, morte plurale. Altro che fine della storia, come immaginava Fukuyama, siamo alla chiusura del cerchio, la politica repressiva saldata con la scienza autoritaria e garantita dalla tecnologia del controllo. E chi se ne accorge chiuso in casa e privato dei social, queste tribune dove uno crede di dire la sua e invece è tenuto d’occhio finché non lo fanno fuori.
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