07 Agosto 2023
Uno studio italiano mette in guarda sulla variante del Covid ribattezzata EG.5, spiegando che questa non è assolutamente "più pericolosa" delle altre mutazioni del virus fin qui analizzate. La ricerca che uscirà sul Journal of Medical Biology, è stata portata avanti da Fabio Scarpa dell'Università di Sassari, Stefano Pascarella dell'Università Sapienza di Roma e da Massimo Ciccozzi, responsabile dell'Unità di Statistica medica ed Epidemiologia della Facoltà di Medicina e Chirurgia del Campus Bio-Medico di Roma
Una ricerca che ha lo scopo di tranquillizzare la popolazione italiana già provata da lockdown, obbligo vaccinale, green pass ed altre misure di contenimento. La pandemia è finita, come ha tra l'altro ufficializzato l'Oms qualche mese fa mettendo fine allo stato di emergenza globale. La variante Eris, la seconda più diffusa in tutto il mondo e presente al 10% in Italia, "ha una virulenza inferiore rispetto ad altre varianti di Omicron sebbene abbia mostrato una prevalenza crescente".
Questo il risultato al quale sono arrivati i tre medici e ricercatori. La variante non deve preoccupare avendo una virulenza addirittura inferiore ad Omicron, che ci ha tenuto "compagnia" nell'ultimo anno. Lo studio si rende necessario per "tranquillizzare ed evitare allarmismi - spiega uno dei firmatari Ciccozzi - la EG.5 si conosceva già ad inizio anno, ora sta succedendo quello che è accaduto con 'Arturo' e 'Kraken'".
"Quest'ultima variante non deve preoccupare, i potenziali di membrana ci dicono che non è più contagiosa o più virulenta. La velocità di mutazione è uguale a quella di 'Arturo' e 'Kraken'". Arturo resta comunque dominante nonostante la crescita della nuova variante, che potrebbe anche prendere il posto ma non preoccupare la popolazione. Kraken è invece affiancata a livello di espansione proprio da EG.5.
Lo studio conclude: "Considerando i dati genetici e strutturali presentati per Sars-CoV-2 EG.5 non ci sono attualmente prove che suggeriscano una sua elevata pericolosità o una probabile elevata capacità di espansione", conclude lo studio.
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