10 Marzo 2023
Roberto Speranza (fonte foto Lapresse)
Roberto Speranza aveva in mano stime e dati sufficientemente accurati per prendere le decisioni migliori all'inizio della pandemia? Questa è una delle domande aperte dall'inchiesta sul Covid della Procura di Bergamo. L'interpretazione del Piano Nazionale Sanitario in risposta a un'eventuale emergenza pandemica da Covid-19, un documento prodotto dal Cts e disponibile a Speranza dal 20 febbraio 2020 potrebbe condurre ad una risposta.
Il 20 febbraio 2020 Codogno vedeva il primo caso italiano di Coronavirus. Quello stesso giorno il ministro della Salute Roberto Speranza riceve, con tanto di slide esplicative, il Piano Nazionale Sanitario in risposta a un'eventuale emergenza pandemica da Covid-19.
Questo è un documento stilato dal Comitato Tecnico Scientifico che prevede cosa fare in base all'andamento di una potenziale pandemia. Fino a quel momento, in Italia c'erano solo 2 pazienti positivi provenienti dalla Cina e tutte le informazioni in merito al nuovo virus provenivano dal Paese del Dragone.
L'11 febbraio 2020 Andrea Piccioli, direttore generale dell’Istituto superiore di Sanità (Iss), telefona a Stefano Merler della fondazione Bruno Kessler di Trento. Il matematico racconta: "Mi ha chiesto di preparare degli scenari di diffusione di Covid-19 in Italia e stimare il possibile impatto sul sistema sanitario. Il giorno stesso gli ho mandato un primo report. Il giorno successivo ho presentato i risultati in Cts".
Merler descrive subito la situazione come critica, sia per i pazienti che per il sistema sanitario: "La probabilità di sviluppare sintomi severi (Terapia intensiva senza ventilazione meccanica invasiva) è del 18.75%. Il 5% dei casi sviluppa sintomi così gravi da richiedere la ventilazione meccanica invasiva/Ecmo. Questi pazienti restano in Terapia intensiva per 20 giorni".
"Data l’alta trasmissibilità del virus (R0 = 2.6, dai dati cinesi), anche mettendo in campo interventi che riducono molto la trasmissibilità ma non eliminano del tutto la malattia, l’impatto sul sistema sanitario potrebbe essere devastante", dice.
L'accusa della Procura è che il Cts e Speranza, vedendo i casi attuali sforare di molto quelli previsti, avrebbe dovuto agire ben più tempestivamente e duramente di come ha fatto. Si legge: "Il peggior scenario ipotizzato dal Piano era ben lontano dalla cruda e grave realtà, con l’ovvia conseguenza che sin da quei giorni il Cts avrebbe dovuto proporre, ed il Ministero adottare, provvedimenti restrittivi ben più incisivi".
Ad esempio, il 29/2/2020 in Italia si contano 1.049 casi. Secondo il Piano, quello sarebbe già una fase catastrofica: "Se già alle 18 del 29.2.2020, ossia 9 giorni dopo il primo positivo di Codogno, si era superato il limite dei 1.000 positivi che il Piano prevedeva, nella peggiore e più grave delle ipotesi, dopo 38 giorni dal primo caso, a significare che i contagi erano ormai fuori controllo. Inoltre, il Piano prevedeva l’occupazione di 60 posti letto in Terapia intensiva al 38° giorno, mentre in realtà dopo 8 giorni i posti letto occupati in Terapia intensiva erano già 64".
Il Piano è diventato pubblico dopo l'azione di due deputati, Galeazzo Bignami e Marcello Gemmato, che producono un accesso agli atti per leggere il dossier. All'inizio di gennaio lo ricevono.
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