10 Febbraio 2023
Allarme dell'Oms per l'influenza aviaria. Fonte: Twitter
Il Covid ancora circola, e già l'Oms pensa alla prossima pandemia. A spaventare è oggi l'influenza aviaria, dopo che il ceppo H5N1 si è trasmesso per la prima volta dai volatili ai mammiferi. Da ottobre 2021, infatti, secondo le stime della WHOAH (World Organisation for Animal Health), sono stati 42 milioni i contagi tra uccelli, a cui sono seguite 193 milioni di esecuzioni per evitare il dilagare del virus.
Tra i mammiferi, invece, sono attualmente infetti circa 200 tra orsi grizzly, volpi, lontre, leoni marini e visoni; questi ultimi, in particolare, hanno attirato l'attenzione dell'Organizzazione Mondiale di Sanità. Lo scorso ottobre, nell'allevamento di Carral in Galizia (Spagna) si è registrato un tasso anomalo di mortalità tra gli esemplari: gli esami hanno portato alla luce la positività al virus dell'aviaria H5N1, e tutti gli animali, circa 50mila, sono stati abbattuti per precauzione.
"Finora il passaggio tra uccelli e altre categorie c’era stato, ma nessuno lo aveva, a sua volta, passato ad altri" è il commento dell'infettivologo Massimo Puoti, direttore del reparto Malattie Infettive dell'ospedale Niguarda di Milano, che sembra condividere l'appello dell'Oms a monitorare con attenzione il diffondersi del virus. Il Direttore Generale Tedros Adhanom Ghebreyesus mette infatti le mani avanti: "Dobbiamo prepararci a qualsiasi cambiamento dello status quo e rafforzare la sorveglianza negli ambienti in cui interagiscono esseri umani e animali d’allevamento o selvatici".
Ma niente paura, l'asso nella manica non tarda a essere sfoderato. Basta l'allusione a "forniture di vaccini e antivirali disponibili per l'uso globale" per mettere d'accordo tutti. Soprattutto Matteo Bassetti, direttore della Clinica di malattie infettive dell'ospedale San Martino di Genova. La virostar sembra ringalluzzirsi in vista di un Covid-bis, e non si fa sfuggire l'occasione di preannunciare con tono profetico l'avvento di "una pandemia molto più mortale del covid", che a suo dire "potrebbe arrivare presto".
Per tranquillizzare Bassetti, i casi di spill over, ossia di contagio animale-uomo, nono sono certo notizia fresca. Il primo è datato 2003, e in vent'anni hanno contratto il virus soltanto 856 persone in 21 Paesi, tutte per diretta manipolazione di pollame infetto. É vero, di queste una su due ha perso la vita a seguito dell'influenza, ma attualmente in Italia non sono stati riscontrati casi di contagio tra esseri umani. Anzi, anche tra gli animali la situazione non appare preoccupante, come sottolinea su Sanità Informazione Antonio Sorice, presidente della Società Italiana di Medicina Veterinaria Preventiva: "Nessun allarmismo. In Italia al momento non risultano casi di aviaria tra i mammiferi".
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