01 Giugno 2022
Leggo sul "Corriere della Sera" che l'immarcescibile dottoressa Ilaria Capua, stella del firmamento mediatico Italico, ha fatto un'affermazione davvero curiosa, almeno dal mio punto di vista: con la peste suina, si tratterà di mettere in lockdown i maiali. La frase forse può spiazzare, considerato il fatto che i lockdown sono stati inflitti agli esseri umani ormai da due anni di emergenza terapeutica e soprattutto democratica: per certi versi, sembrerebbe di leggere "La fattoria degli animali" di Giorgio Orwell, ove i protagonisti sono, come tutti sanno, animali antropomorfizzati, che si relazionano secondo nessi altamente gerarchici pur nel quadro di una società che si dice di liberi e uguali. A ogni modo, la domanda che forse tutti si pongono e che senz'altro Io mi sono posto è la seguente: con i lockdown o confinamenti domiciliari che dir si voglia, sono gli umani a essere trattati come i maiali o sono invece i maiali a essere trattati come gli umani? Quale che sia la risposta che diamo a questo quesito, ne segue in ogni caso quasi geometricamente che la differenza tra umani e maiali è divenuta labile in questi tempi di postumanesimo e di antispecismo: che siano gli umani a essere trattati come i maiali o che siano viceversa i maiali a essere trattati come gli umani, quel che appare inconfutabile è che maiali e umani ricevono lo stesso trattamento, nel caso specifico la privazione della loro libertà e la condanna alla reclusione coatta giustificata in termini medico scientifici. Insomma, si è venuta smarrendo la differenza tra umani e maiali, cosicché gli uni e gli altri possono essere trattati allo stesso modo, cioè in una maniera per cui resta il dubbio se sia più adeguata per il maiale o per l'umano, posto che possa essere comunque adeguata a una delle due specie.
di Diego Fusaro
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