02 Marzo 2022
Ieri pomeriggio il Consiglio regionale della Lombardia ha respinto una mozione che chiedeva di sburocratizzare il lavoro del medico di base. Nelle scorse settimane infatti centinaia di camici bianchi hanno deciso di prendere in mano la situazione e spiegare alle istituzioni che così non possono andare avanti: è talmente alto il numero di pratiche burocratiche da sbrigare che di fatto non hanno più il tempo di visitare i pazienti.
Si sono riuniti in un movimento che si è chiamato delle “coccarde gialle”, senza colori di partito o sindacali, con lo scopo di inoltrare una serie di richieste alla Regione per smetterla di essere “videoterminalisti e tornare a essere clinici” come hanno sottolineato in un’audizione a Palazzo Pirelli tenutasi la scorsa settimana.
La lista delle richieste dei medici anti burocrazia era tutt’altro che vaga, nella lettera inviata a tutte le forze politiche si chiedeva un atto per invitare l’Amministrazione regionale a:
• togliere i messaggi che invitano i cittadini a rivolgersi al proprio medico curante in caso di problemi o pratiche burocratiche non risolti affidandosi a procedure informatiche o portali online come quelli delle ATS e di Regione Lombardia
• vietare che il numero verde 1500 rimandi agli MMG per pratiche burocratiche risolvibili utilizzando altri canali
• A istituire un riferimento ATS del DIPS a disposizione degli MMG
• A provvedere con urgenza a comunicare alle ASST ed ai Centri TAO che gli MMG non potranno effettuare la prima prescrizione del Piano Terapeutico Elettronico della nota 97
• a verificare che gli specialisti ambulatoriali del Servizio Sanitario effettuino le prescrizioni degli accertamenti prescritti su ricettario regionale e non le deleghino agli MMG
• a impegnarsi affinché il Pronto Soccorso provveda sempre all’erogazione delle impegnative per gli esami suggeriti, alla prescrizione della malattia INPS o infortunio INAIL e alla ricettazione della farmaceutica necessaria
• a rendere possibile l’utilizzo della stessa ricetta con una specifica “priorità” anche per una prenotazione che cada fuori dal periodo di priorità richiesto
• chiarire o chiedere chiarimenti alle autorità competenti in materia su alcuni aspetti delle certificazioni di malattia INPS e in particolare riguardo alla frase: “il lavoratore deve farsi rilasciare il certificato di malattia dal proprio medico curante senza necessità di alcun ulteriore provvedimento da parte dell’operatore di sanità pubblica”
• impegnarsi in ogni sede per la riapertura degli uffici INAIL
• rendere possibile la redazione elettronica anche delle ricette in classe C.
• a tornare alle precedenti modalità di invio dei referti tramite posta elettronica
• a prevedere una formazione specialistica universitaria anche per i medici di medicina generale sul territorio, da svolgersi presso i futuri Ospedali di Comunità e le Case della Comunità.
• A prevedere che i medici di continuità assistenziale possano produrre certificati di malattia superiori alle 24 ore in caso di quarantena
• A valutare la verifica dei percorsi di cura non solo attraverso il monitoraggio dei dati clinici, ma anche attraverso la verifica periodica dell’erogazione di quanto concordato nei percorsi;
• A far sì che vengano dati, attraverso i sistemi informatici, riscontri al medico curante degli esiti degli screening (come ad esempio mammella, utero, colon) ed esami e visite dei propri pazienti, e permettere al SISS un’acquisizione diretta di “dati destrutturati” in cartella clinica;
• A dotare i Medici di Medicina Generale e Pediatri di Libera Scelta di strumenti informatici efficienti e collaudati; per incrementare il ricorso alla telemedicina, al teleconsulto e al telemonitoraggio;
• Ad usare piattaforme informatiche funzionanti e con completa interconnessione con i software ambulatoriali per evitare che si utilizzino diverse piattaforme che spesso non sono integrate con i software in dotazione ai medici di medicina generale e ai pediatri di libera scelta;
• A programmare, affinché, una parte burocratica dell’attività del MMG possa essere svolta da personale amministrativo dedicato (all'interno delle CdC- COT dei distretti ad es) nell’ambito di una presa in carico della persona che tenga conto anche di difficoltà informatiche di buona parte della popolazione anziana, affinché il medico possa dedicarsi completamente all’attività di assistenza al paziente;
• Ad attuare la deburocratizzazione: partendo dall’utilizzo da parte di tutte le strutture del nomenclatore regionale, così che vi siano definizioni univoche adottate da tutti gli ospedali; una reale e completa dematerializzazione e a ridurre il più possibile l’uso di certificazioni superflue (certificati scolastici, sportivi per non agonisti) e quella di obbligo di certificazione medica fino a tre giorni di assenza dal lavoro;
• Ad incrementare la diagnostica territoriale grazie a un sistema di centralizzazione degli ordini e degli acquisti di strumenti diagnostici richiesti dai MMG e PLS (ecografi, spirometri, ecg, ecc…) anche se a carico del medico stesso
• A valutare, vista la carenza di MMG, di attingere anche ai medici specializzati in aree affini alla Medicina Generale (medicina interna, gastroenterologi, endocrinologi ecc) nelle CdC, debitamente formati
La lista è lunga, ma molto specifica. Eppure la maggioranza di centrodestra ha respinto le richieste dei medici di base che le forze di minoranza avevano trasformato in una mozione senza colori politici.
«Oggi abbiamo portato una seconda volta in Consiglio regionale la mozione in cui erano accolte le richieste dei medici di medicina generale. Un lungo elenco con indicazioni puntuali su come rendere efficiente il sistema della medicina del territorio, riassumibili in una domanda di meno burocrazia e maggior tempo e libertà per curare i pazienti. Abbiamo atteso un mese, perché la maggioranza aveva chiesto di ritirare la mozione per poterne discuterne insieme, ma in un mese gli unici ad attivarsi sono stati i gruppi di minoranza. La Lega ha comunque dichiarato in aula di volerne discutere ancora, rimandando il problema a data da destinarsi. Questo però non è il tempo dei faremo, è il tempo di fare – ha dichiarato Gregorio Mammì, consigliere regionale del Movimento 5 Stelle - Quello che abbiamo presentato oggi non era un atto di mero indirizzo politico, ma un programma concreto di semplificazione, redatto seguendo le richieste di quei medici che fino poco tempo fa definivamo eroi. Per rendere la mozione ancor più condivisibile dalla maggioranza siamo arrivati perfino ad auto-emendare il documento, chiedendo di votare un semplice invito e non un impegno formale ad adempiere alle richieste dei medici. Questo perché per noi era troppo importante cominciare a lavorare per la categoria. Invece, la maggioranza ha preferito affossare la mozione tirando uno schiaffo ai professionisti della sanità a cui hanno chiesto, e continuano a chiedere, enormi sacrifici. Viene il sospetto che il vero intento della maggioranza sia favorire quelle aziende private, che hanno iniziato a fornire servizi di guardia medica per sostituirsi ai servizi pubblici. Noi però vogliamo prendere una posizione politica, ribadendo che il diritto alla salute è garantito dalla nostra Costituzione e non da un abbonamento o da un canone: la sanità non è Netflix. Il centrodestra invece evidentemente non la pensa così» conclude Mammì.
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