17 Gennaio 2022
Fonte: lapresse.it
Gli esperti del Cts sono pronti a rivedere il sistema a colori delle Regioni: ad annunciarlo è il professor Franco Locatelli, coordinatore del Comitato, che spiega che la divisione dell'Italia in zone rosse, arancioni, gialle e bianche era stata messa a punto da medici e scienziati in una precisa fase della pandemia Covid. Ora che però il bollettino continua a registrare ogni giorno centinaia di migliaia di contagi, soprattutto tra i vaccinati, è arrivato il momento di cambiare qualcosa. Aperto al dialogo è anche il ministro della Salute Roberto Speranza, che annuncia: "Convocheremo un tavolo tecnico".
"Il sistema della colorazione era stato elaborato in maniera concertata tra ministero e Regioni in un'epoca diversa", osserva Franco Locatelli ai microfoni di Che tempo che fa su Rai 3. Il professore del Cts auspica "che si possa arrivare a una riconsiderazione nella logica delle cose. Detto questo però - precisa - non dimentichiamo che esiste un carico di gestione nelle strutture ospedaliere anche per gli asintomatici che devono essere tenuti separati. Così come non facciamo l’errore che gli asintomatici non possano contagiare".
Pronto a cambiare le regole sulle Regioni divise a colori sembra essere anche il ministro della Salute Roberto Speranza. "La vita della stragrande maggioranza degli italiani in questi mesi è stata senza grandi limitazioni. Nelle prossime settimane dovremo aprire un confronto in particolare con le Regioni", fa sapere ospite a Controcorrente. "Convocheremo un tavolo tecnico per discutere le proposte e affrontare questa fase che sembra diversa rispetto alle precedenti", annuncia.
Poi però Speranza precisa: "Siamo però in un momento non facile, i numeri dei contagiati sono molto molto alti. Grazie ai vaccini, le ospedalizzazioni sono inferiori rispetto al passato ma la pressione è comunque molto forte. L’Oms ci dice che ci stiamo avvicinando al picco, dobbiamo valutare bene cosa accade nei prossimi giorni e, come abbiamo sempre fatto, adeguare le regole alla fase epidemiologica che stiamo vivendo", conclude infine il ministro della Salute.
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