Covid, Vaia: "Non dobbiamo arrivare a cappuccino, cornetto e vaccino"

Il direttore dello Spallanzani di Roma: "Si sbaglia a descrivere il vaccino come una pozione magica, che ti trasforma in Superman o Superwoman, perché poi quando un vaccinato si ammala, tutta la narrazione crolla"

"Qualsiasi farmaco può dare effetti collaterali, la strategia corretta è evitare il rischio quando, anche se basso, non è indispensabile. Se un bambino ha già di suo delle altre patologie gravi, conviene vaccinarlo, per proteggerlo da un virus che, associato ad altre malattie, può rivelarsi grave. Se invece è sano, non vedo necessità di vaccinarlo". Così parla in una lunga intervista al quotidiano Libero Francesco Vaia, direttore dell'Istituto Nazionale per le Malattie Infettive Spallanzani di Roma, spiegando che "i bambini hanno una vita sociale meno intensa degli adulti, frequentano poco o affatto i mezzi pubblici, stanno per lo più in ambienti protetti dove tutti sono vaccinati, come le scuole".

Vaccino ai bambini, Vaia: "Non va fatto, ecco perchè"

"Si dice che i piccoli si contagiano e contagiano anche gli altri ma analizzando i dati non si può dire che al momento la loro incidenza sul propagarsi del virus sia forte", dice Vaia. "Vaccinare i bambini per proteggere gli anziani? La solidarietà sociale da chi ha meno di dodici anni rasenta l'ideologia e il fanatismo. Il vaccino non va fatto ai bambini per impedirgli di contagiare gli adulti, ma solo se sono fragili di loro". La fascia alla quale il medico fa riferimento è quella tra i 5 e gli 11 anni. Secondo il direttore dello Spallanzani non è corretto ora "concentrarsi" su coloro che vengono ingiustamente e superficialmente definiti "No Vax", ma "bisognerebbe piuttosto spingere a tavoletta sulla terza dose, nelle fasce di popolazione fragili, negli over 80, nei sanitari, in coloro che hanno rapporti con il pubblico".

"In Italia si è immunizzato l'85% delle persone" e non è facile "persuadere" chi ha deciso di non immunizzarsi contro il Covid-19. Qual è il motivo? "La fiducia del cittadino nello strumento vaccino che in questi giorni sento vacillare". E ancora: "Si sbaglia - sottolinea Vaia a Libero - a descrivere il vaccino come una pozione magica, che ti trasforma in Superman o Superwoman, perché poi quando un vaccinato si ammala, tutta la narrazione crolla e i No Vax se la ridono, anzi diamo loro tanta legna da ardere".

Covid, Vaia: "Sbagliato parlare di cappuccino, cornetto e vaccino"

Secondo il dottor Vaia inoltre "è sbagliato, a livello di comunicazione, parlare di terza o quarta dose. Come ho più volte detto, non dobbiamo arrivare a cappuccino, cornetto e vaccino. Guai a dare questa sensazione! Meglio dire che ogni anno, soprattutto chi appartiene a categorie fragili o esposte, dovrà fare un richiamo con un vaccino un po' diverso da quello precedente, esattamente come gli anziani che ogni autunno offrono il braccio a un'iniezione anti-influenzale. Vi sono consolidati studi che dimostrano chiaramente come questa malattia sarà stagionale con richiami annuali fino a quando, come accaduto con altri, non scomparirà del tutto".

Infine a Libero Francesco Vaia conclude parlando delle cure e sostenendo che "oggi siamo molto avanti". "I monoclonali, se utilizzati per tempo, risolvono il problema in altissima percentuale, più del 95 per cento. Poi adesso stanno arrivando quelli di seconda generazione, ideati dal professor Rappuoli a Siena, e che stiamo sperimentando anche noi allo Spallanzani e saranno prodotti in Italia, qui nel Lazio: stiamo valutando di usarli anche in funzione preventiva su chi non ha risposto al vaccino e risulta poco protetto secondo gli esami anticorpali".