01 Ottobre 2021
Anche se rispetto a qualche settimana fa se ne parla di meno, il Green pass obbligatorio è una realtà che è penetrata nella quotidianità italiana (più o meno forzatamente) e che non accenna ad andarsene. E con esso, i paradossi e le contraddizioni che ne conseguono. Senza andare a toccare la natura già di per sé problematica del codice verde, che in molti continuano a considerare erroneamente sinonimo di sicurezza contro il Covid nonostante i comprovati studi che attestano il contrario, quello che risulta agli occhi dei cittadini è uno stato confusionale dove ancora non si comprende perché siamo costretti a esibire il Qr code sanitario. Caso più eclatante tra gli altri, quello che si presenta in bar e ristoranti, dove i dipendenti non sono ancora obbligati a esibire il codice verde digitale ma, nel momento in cui passano dalla parte del cliente durante una pausa o a fine turno, devono esibirlo.
Green pass sì. Green pass no. Poco contano i contagi. A nulla servono le statistiche. Nell'era dove il codice verde digitale non si guarda in faccia alle contraddizioni e le regole imperversano senza un senso logico. Immaginate di essere un cameriere di un bar qualsiasi in una città qualunque della penisola italiana. Vi svegliate al mattino (attività per cui ancora non serve il green pass), prendete i mezzi (qua il green pass è richiesto, a seconda del mezzo), fate colazione ad un bar che non è il vostro (e qui, ancora una volta, che casualità, green pass), per poi approdare, volenti o nolenti, sul posto di lavoro.
Servite marocchini, cappuccini, caffè d'orzo in tazza grande, macchiato soia. Chi ne ha più ne metta. Per questa attività, a differenza delle altre, il green pass ancora non serve. Un sollievo che dura poco, ma che fa sentire i ristoratori e i dipendenti del settore tra i più dinamici nel terziario italiano come se il Covid non fosse mai esistito. Sì, perché mascherina a parte, il lavoro di un barista, di un cuoco, e di un cameriere, si svolge potendo consumare qua e là uno di quei caffè venuti male, uno di quei crossaint bruciacchiati. Un po' per lavoro, un po' per svago. Non è inusuale che il lavoro di un barista coinvolga bersi uno, due, anche dieci caffè al giorno per sopravvivere alle estenuanti ore di lavoro.
Il tutto, senza green pass.
Arriva poi il paradosso. Nel momento in cui il dipendente dovesse prendersi una pausa, e si sedesse a uno dei tavoli che fino a poco prima aveva pulito, a quel punto, e solo a quel punto, dovrà secondo la legge esibire il green pass. Una contraddizione passata del tutto inosservata ai creatori delle leggi restrittive presumibilmente anti-Covid. Perché a fare la differenza nella fantomatica sicurezza, non sembra essere una situazione sanitaria verificata ma, in questo caso, una linea invisibile che separa dipendente e cliente. Una traiettoria tra il caffè dietro al bancone e quello seduto al tavolo. Nel mondo del green pass, un caffè, può fare la differenza.
Tutta questa baraonda confusa dovrebbe forse presto giungere al termine, anche se è bene ricordare che mentre il governo Draghi rendeva l'Italia il paese più stringente dal punto di vista delle regolamentazioni anti Covid di quei caffè insensati, così come delle altre infondatezze legate al green pass, ce ne sono stati tanti. E niente vieta che in quel passaggio di caffè ci sia stato anche un passaggio di contagi. Nulla garantisce che il green pass protegga i dipendenti quanto i clienti. Una cosa sola, per ora, li accomuna, ed è l'assurdità della situazione.
A partire dal 15 ottobre però, il green pass dovrebbe divenire obbligatorio laddove per i clienti lo è già da questa estate. Come mai ci sia voluto così tanto tempo a uniformare le due categorie, ancora non si sa. Con il decreto del governo approvato il 16 settembre in Consiglio dei Ministri e poi messo in Gazzetta Ufficiale, l'obbligo di green pass ci sarà nel pubblico e nel privato. Così anche camerieri, baristi e personale di sala vedranno superata la contraddizione che finora li ha distinti dai loro clienti. Tuttavia, l'incongruenza persiste se si considera dove il green pass non sarà obbligatorio, anche a partire dal 15 ottobre.
Dal prossimo mese si potrà non avere il codice verde digitale per le seguenti attività: consumare al bancone, andare in bagno, recarsi alla cassa per pagare, ritirare un ordine d'asporto e consumare all'aperto. In tutti questi casi, sembra suggerire incoerentemente il decreto, il virus, non fa paura.
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