04 Dicembre 2025
L'Italia sta assistendo a un'operazione coordinata senza precedenti per criminalizzare la critica alle politiche israeliane. Non si tratta più solo della destra: accanto alle proposte Romeo (Lega) e Gasparri (Forza Italia), si è aggiunta una proposta di senatori del PD dell'area "riformista" a prima firma Graziano Delrio, con Simona Malpezzi e Pier Ferdinando Casini.
Tutte queste proposte adottano la stessa definizione di antisemitismo dell'IHRA (International Holocaust Remembrance Alliance), che equipara la critica radicale a Israele all'odio antiebraico. Ma la proposta Delrio presenta aspetti per certi versi ancora più inquietanti.
Secondo l'articolo di Roberto Della Seta su Il Manifesto pubblicato oggi, il disegno di legge Delriopresenta caratteristiche specifiche che lo differenziano - in peggio - dalle altre proposte:
L'articolo 2 delega il governo – QUESTO governo - a varare entro sei mesi decreti legislativi con prescrizioni all'AGCOM per la "prevenzione, segnalazione, rimozione e sanzione dei contenuti antisemiti diffusi sulle piattaforme online di servizi digitali in lingua italiana". Questo significa affidare a un esecutivo di destra il potere di decidere quali contenuti critici verso Israele vadano rimossi dai social, dai blog, dai siti di informazione. Un regalo straordinario alla censura governativa.
Gli articoli 3 e 4 prevedono che ogni Università nomini una sorta di "controllore" che vigili su eventuali attività interne - anche didattiche - considerate illegittime sulla base dei criteri IHRA. Significa che un docente di diritto internazionale che si trovi a spiegare del perché lo Stato di Israele violi la Quarta Convenzione di Ginevra rischierebbe di essere segnalato. Uno studente che organizza un dibattito sull'apartheid israeliano potrebbe vedersi negare spazi o autorizzazioni.
Della Seta, nel suo articolo su Il Manifesto di oggi, centra il punto: "Diversamente dalla proposta di Gasparri e in analogia con quelle di Lega e Scalfarotto, il disegno di legge Delrio non punisce con la galera chi scrive o dice parole che in base alla definizione Ihra sono equiparate ad antisemitismo, ma in parte fa di peggio".
Fa di peggio perché:
Come sottolinea giustamente Della Seta: "Se la proposta Delrio diventasse legge, non solo chi scrive ma tanti giornalisti e intellettuali autorevoli – Anna Foa, Gad Lerner, Stefano Levi della Torre… e questo giornale nella sua interezza – andrebbero, andremmo, sanzionati per le opinioni espresse sulla deriva nazionalista, razzista, illiberale dello Stato di Israele".
Questo significa che:
Ma il punto più subdolo, come evidenzia sempre Della Seta, è che “la confusione tra espressioni antisemite e anti-israeliane teorizzata in questo disegno di legge come negli altri analoghi cui si è affiancato, avvalora una confusione di segno opposto: tra ‘ebrei’ e ‘Israele’, che è uno dei canali principali attraverso i quali nell’attuale dibattito pubblico s’insinuano linguaggi, argomenti che tradiscono vero antisemitismo”.
In altre parole: equiparando la critica a Israele all’antisemitismo, queste leggi finiscono per rafforzare l’idea che ebrei e Israele siano la stessa cosa, alimentando il vero antisemitismo che vorrebbero combattere.
Che una proposta del genere venga dalla Lega di Salvini o da Gasparri non sorprende. Ma che arrivi da Delrio, Malpezzi, Casini, parlamentari che tanto più dovrebbero difendere le libertà costituzionali, bandiera e vanto della sinistra da sempre, è davvero sconcertante.
Come scrive Della Seta: "Il disegno di legge Delrio, per le sue premesse e per molti suoi contenuti, è davvero sconcertante, anche e tanto più visto che è opera di parlamentari di centrosinistra". È l'ennesima dimostrazione di come l'area "riformista" del PD sia ormai completamente allineata alle posizioni più reazionarie sulla questione israeliana, disposta addirittura anche a sacrificare diritti fondamentali costituzionalmente previsti.
Nel 2021 un gruppo di storici dell'antisemitismo e dell'Olocausto ha elaborato la Jerusalem Declaration on Antisemitism, che denuncia esplicitamente l'uso strumentale della definizione IHRA per "allargare il concetto di antisemitismo comprendendovi, in modo abusivo, qualsiasi posizione radicalmente anti-israeliana". Questa dichiarazione - firmata da studiosi autorevoli dell'Olocausto -offre un'alternativa seria per combattere il vero antisemitismo senza criminalizzare la critica politica. Ma viene completamente ignorata.
Ad ogni modo voglio immaginare e credere che non potrà passare mai qualcosa di simile, dal momento che tutte queste proposte violano:
Art. 21 Costituzione (libertà di espressione e manifestazione)
La censura preventiva dei contenuti online è incompatibile con il diritto di informare e essere informati
Il divieto di manifestazioni basato su "rischi potenziali" è censura ideologica
Art. 33 Costituzione (libertà di insegnamento e ricerca)
I "controllori universitari" violano l'autonomia accademica
La sorveglianza delle attività didattiche è incompatibile con la libertà di insegnamento
Art. 25 Costituzione (tassatività e determinatezza delle norme penali)
La definizione IHRA è vaga e politicamente orientata, non un criterio giuridico chiaro.
Siamo di fronte a un'offensiva trasversale - destra e "sinistra riformista" - per imbavagliare chiunque documenti e denunci:
L'antisemitismo è un problema serio che va combattuto. Ma queste proposte di legge non lo combattono: lo strumentalizzano per garantire impunità a Netanyahu e al suo governo genocida.
Come conclude giustamente Della Seta: "Per contrastare questa minacciosa eterogenesi dei fini, sarebbe bene che il disegno di legge Delrio torni il più rapidamente possibile nel cassetto".
E con esso le proposte Romeo, Gasparri e Scalfarotto. La democrazia italiana non può permettersi di criminalizzare la libertà di critica a uno Stato terzo che sta commettendo crimini contro l'umanità sotto gli occhi del mondo!
Di Eugenio Cardi
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