Armi all'Ucraina, Salvini frena ancora su forniture: "Basta alimentare la corruzione a Kiev, e gli asset russi vanno restituiti a Mosca"
Il leader della Lega replica nuovamente alla premier sul tema delle armi a Kiev
Salvini frena ancora sull'invio di armi all'Ucraina. Il leader della Lega è nuovamente intervenuto sul tema replicando alle ultime dichiarazioni di Meloni. Il ministro deciderà "quando il decreto sarà all'ordine del giorno". Il voto "dipende anche dalle inchieste sulla corruzione a Kiev". Salvini aveva già provato a far presente come un continuo invio di mezzi ed equipaggiamento militari possa alimentare la corruzione dilagante nel paese. Il leader del Carroccio è intervenuto su un altro tema argomento di discussione: gli asset russi di Mosca, che secondo lui, "vanno restituiti a Mosca".
Armi all'Ucraina, Salvini frena ancora su forniture
Matteo Salvini frena ancora su forniture di armi all'Ucraina. Il leader della Lega mantiene il punto nonostante le dichiarazioni di qualche ora fa della premier dal Bahrein. Il decreto sugli aiuti sarebbe dovuto arrivare in consiglio dei ministri oggi ma "si farà".
Sul tema è intervenuto anche il capogruppo in Senato della Lega Massimiliano Romeo: "In questa fase serve un provvedimento che guardi alle garanzie di sicurezza dell'Ucraina nell’ambito del piano di pace degli Stati Uniti. Una semplice proroga rischia di non essere allineata al percorso negoziale. Un conto è difendere l'Ucraina, altra cosa è alimentare una guerra: su armi a lungo raggio siamo contrari".
Allo stesso tempo, Tajani ha frenato sull'adesione al Purl (Prioritized Ukraine Requirements List), il piano di acquisti di armi dagli Stati Uniti per l'Ucraina da parte degli alleati Nato. "Vedremo, ancora è prematuro. Intanto noi abbiamo mandato il nostro dodicesimo pacchetto di aiuti, poi si vedrà per il successivo come muoverci. Valuteremo, parleremo, vediamo cosa sarà conveniente per l'Ucraina. Speriamo intanto che non servano più armi nei prossimi mesi".
Che cosa aveva detto Meloni
"Il decreto entro la fine dell'anno viene fatto in ogni caso perché serve. Non vuol dire lavorare contro la pace. Vuol dire che finché c'è una guerra aiuteremo l'Ucraina a potersi difendere da un aggressore. C'è più di un Consiglio dei ministri che lo consente e quindi cerchiamo sempre di spalmare i provvedimenti del consiglio dei Ministri in maniera tale da lavorare su quello che è più urgente. È una questione logistica".