03 Dicembre 2025
Che tenera, questa nuova Fase Due di Fratelli d’Italia: la metamorfosi da falco di Colle Oppio a colomba istituzionale, con Atreju riciclato da festa identitaria a salone del mobile politico. L’obiettivo? Far credere al Paese che FdI non è solo patriottismo nostalgico e felpe col tricolore, ma un raffinato think tank capace di dialogare con “mondi distanti”. Tipo: l’economia reale, la cultura non tatuata di nero, le professioni che non prevedono la parola “militanza”.
Il piano è semplice: far entrare nel partito volti competenti – quelli veri, non quelli disegnati sui manifesti – e disseminarli nelle stanze dello Stato. Non chiamatela occupazione, per carità: è “strutturazione”, come quando un gatto ruba la poltrona e pretende pure l’applauso.
Sul sottofondo, il tormentone del 2026: elezioni anticipate sì, no, forse, dipende dal meteo e dal referendum sulla giustizia. Se va bene, Meloni ci pensa; se va male, pensiamoci lo stesso, non si sa mai. Il tutto con Salvini pronto a riscoprirsi barricadero per recuperare due punti nei sondaggi e tre minuti di attenzione.
E mentre FdI tenta di infilarsi nel guardaroba del Partito Popolare Europeo, il partito si sforza di sembrare solido, equilibrato, maturo. Insomma: istituzionale. Cosa potrebbe mai andare storto quando una forza nata per protestare prova a diventare architrave del sistema? Facile: tutto. Però almeno sarà divertente guardarla provarci.
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