Caso Garofani, Luca Di Bartolomei: “Ma quale complotto contro Meloni? Era una cena tra amici romanisti, le parole sono state manipolate”

Sulla questione "Garofani-Meloni", Luca Di Bartolomei esprime il suo pensiero: “Ma quale complotto? Era una cena tra amici romanisti, le parole sono state manipolate”. A partecipare all'incontro al ristorante Terrazza Borromini il 13 novembre erano in 16

Dopo la cena dello scorso giovedì, Luca Di Bartolomei ha espresso con chiarezza il suo pensiero sulla questione "Piano contro Giorgia Meloni" sottolineando che non si è trattato di un complotto ma di una cena tra amici romanisti. Il figlio del leggendario capitano giallorosso Agostino smonta una dopo l’altra le ricostruzioni pubblicate da La Verità, che hanno trasformato una semplice serata tra tifosi in un presunto “vertice quirinalizio” contro il governo di Giorgia Meloni.

Caso Garofani, Luca Di Bartolomei: “Ma quale complotto contro Meloni? Era una cena tra amici romanisti, le parole sono state manipolate”

"Eravamo in sedici, tutti tifosi della Roma, tutti invitati da me al ristorante Terrazza Borromini il 13 novembre", racconta Di Bartolomei. "La serata era legata alla fondazione che porta il nome di mio padre: prima un incontro pubblico al Tempio di Adriano, poi una cena per raccogliere fondi per ragazzi in difficoltà. Abbiamo brindato, cantato 'Grazie Roma'. Fine della storia".

Tra i commensali c’era anche Francesco Saverio Garofani, avvocato, ex deputato Pd e oggi consigliere giuridico del Presidente della Repubblica. È a lui che La Verità ha attribuito frasi pesanti: un presunto "scossone" al governo Meloni, l’allarme su "derive autoritarie", persino accenni a "soluzioni istituzionali" in caso di crisi.

Di Bartolomei respinge tutto: "Ho letto e sono rimasto allibito. Francesco è stato l’ultimo ad arrivare e il primo ad andarsene. Ha parlato pochissimo, con la sua solita misura. Metto le mani sul fuoco: quelle frasi non le ha mai pronunciate. Chi le ha riportate ha cucito brandelli di discorsi di persone diverse, magari dopo il terzo giro di vino". Di Bartolomei chiarisce di essersi allontanato dalla politica: "Non faccio più politica attiva. Organizzo cene per ricordare mio padre e aiutare chi ha bisogno. Se questo dà fastidio a qualcuno, pazienza". "Mi dispiace per Francesco", conclude Di Bartolomei. "È una persona perbene, un servitore dello Stato. E mi dispiace per la memoria di mio padre: una serata in suo nome è diventata benzina per polemiche. La prossima volta metto un cartello: “Vietato parlare di politica, pena espulsione dal tifo romanista a vita”".