17 Agosto 2025
Da inesperti, da sballottati anche noi nel mare torbido dell'informazione che non informa, che sforma, che inventa, non possiamo sapere l'effettivo valore dei medici Serravalle e Bellavite, inseriti dal ministro Schillaci in un organismo consultivo e infamati come “novax”, ma alcuni dati di fatto non ci sfuggono, il primo è che i loro indici di attendibilità scientifica superano e non di poco quelli di chi li avversa e li paragona a stragisti e pedofili; altro rilievo fino a prova contraria certo è che non sono compromessi coi conflitti d'interesse delle case produttrici dei vaccini cui viceversa indulgono molti dei loro critici; terza situazione inconfutabile, non li abbiamo ancora visti ammiccare dalle copertine delle riviste patinate, il che rappresenta come minimo un diverso indice di serietà. L'ultima cosa che si può e si deve dire è che sulla profilassi pandemica, sull'abuso di vaccini sperimentali avevano ragione loro e non i saltimbanchi che si sono contraddetti le mille volte e che ancora propagandano farmaci definiti pericolosi, potenzialmente letali perfino da chi li mette in commercio. Oltre al grosso di una comunità medica che ha assai meno voce ma più perplessità, come minimo. Tutti abbiamo parenti, conoscenti caduti nelle peggiori malattie dopo essersi vaccinati, se non ci siamo passati direttamente, e tutti conosciamo medici pentiti, in preda ai rimorsi, ma non fino al punto da uscire allo scoperto perché anche tra di loro vale la regola di don Abbondio, “il coraggio se uno non ce l'ha non se lo può dare”.
Invece dovrebbe perché qui si gioca con la salute, con la vita. Si ripete, i giornali della sinistra repressiva e velenosa ripetono di contrasti interni al governo, della frustrazione di Schillaci cui questi due medici impresentabili sarebbero stati imposti, del suo possibile aut aut: o via loro, o via me. Da non crederci e da non sperarci: a parte la miserabile dimostrazione di sudditanza ad affaristi e mestatori, ne uscirebbe distrutta la credibilità, forse la consistenza dello stesso governo. Perché una cosa è certa, un passo del genere non verrebbe perdonato dai cittadini: un conto è il battage, osceno, sui vaccini pur che siano, a siringa, a spray, sui vecchi, sui neonati, sui cadaveri e un conto è la realtà diffusa, sociale, il polso di una popolazione che si è scoperta ingannata e non intende più stare al gioco; magari senza ribellarsi apertamente, senza indulgere ad atti di sabotaggio e di teppismo, ma di sicuro senza soggiacere oltre a una propaganda che ha del menzognero al limite del criminoso.
E invece è precisamente quello che accade: il ministro un terzo don Abbondio, un terzo Ponzio Pilato e un terzo Giuda alla fine revoca in blocco il Nitag, di fatto consegnandosi all'ortodossia del fallimento. Una decisione che non è pensabile senza l'assenso del capo del governo e clamorosa se presa in sua contrarietà. Giorgia Meloni è una che sta ancora imparando, con tutte le ambiguità, le indecisioni, i trasformismi, anche le vanità del caso, ma non possiamo pensarla sprovveduta al punto da ignorare che cedere al ricatto di una opposizione ignobile, che vorrebbe tornare a chiudere e ad avvelenare tutti con i pretesti più assurdi, che pretende le teste di medici sgraditi, non le verebbe mai perdonato. Difatti fa sapere di non essere d'accordo: “Scelta non concordata”. Ma un capo del governo scavalcato dai suoi ministri, che non rimuove subito un ministro che gioca con l'opposizione, che primo ministro è? Comunque un pessimo segnale anche perché dimostra una volta di più che in Italia non c'è una maggioranza salda ma un coacervo di potere illiberale e miserrimo che concorda ogni decisione in una logica di convenienza spartitoria. Dice chi vuol sempre salvare il salvabile che Schillaci ha fatto bene essendosi accorto che nell'organismo spartitorio non ce n'era uno senza conflitto d'interessi: ma chi li aveva scelti, nominati? Intanto certe parlamentari piddine, le peggiori, subito prendono a irridere le vittime da vaccino. Cambia il colore di un governo, non il tanfo di un regime, tutto fuor che democratico. Oggi Lisei, il presidente, meloniano, della commissione Covid che dovrebbe scavare nel marcio di quel periodo, sommerso dal troppo fango ha certificato la resa senza condizioni: “Rischiano di tornare gli orrori del Covid”. Rischiano?
Insomma la spuntano gli affaristi e gli imbonitori da copertina, liberi di ripetere le loro bestialità e le loro false verità, di squalificarsi da soli, di farsi disprezzare dalla gente che conta le sue tragedie, i suoi lutti. Ma che cosa conta più questa gente derelitta di fronte a questa delirante, mefitica propaganda per la proliferazione di vaccini-omnibus che nel resto del mondo è stata abbandonata e che negli Stati Uniti risulta apertamente boicottata, bloccata e non per chissà quali pulsioni fanatiche ma in base a precisi riscontri diagnostici, statistici, scaturiti anche da un dibattito interno alla comunità scientifica che ha portato alla luce verità mortificanti quali la gigantesca corruzione di politici e medici, la resipiscienza di moltissimi fra questi, le ammissioni in camera caritatis a fronte di una strage immane i cui contorni abbiamo appena incominciato a scorgere.
Tutta roba sconosciuta nel Paese machiavellico, abituato all'inganno opportunistico, alla ricerca del padrone migliore, ma che non giustifica un simile capovolgimento della realtà, di tutte le realtà, di carattere peggio che omertoso, di stampo mafioso. Se è vero che tutte le facce e brutte facce coinvolte in questa oscenità epocale sono costrette a mentire, a contraddirsi ancora a distanza di anni. E a continuare con la loro campagna di odio, di inconsistenza, di miseria umana, politica, scientifica. Uno schifo, una vergogna quale non ricordavamo dai tempi della dittatura fascista e forse nemmeno in quelli, ma uno schifo che resiste, con buona pace dei volontaristi e degli illusi che inseguono class action, comitati, proteste destinate solo a far perdere altro tempo, altri soldi, altra salute.
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Commenti all'articolo
Miles
22 Agosto 2025 - 11:01
Demonizzazione contro i “no-vax” Il problema sta nel fatto che la stragrande maggioranza delle persone non tollera una grande distanza fra la realtà di fatto e la descrizione che gliene fanno i media dominanti. D’altronde la credibilità di questi media si misura dal fatto che dopo centinaia di vittime dei regimi comunisti postulano che il nazional-socialismo sia un male più grave del comunismo.
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