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Si scrive Pier Silvio, si legge Giorgia. Il “pizzino” di Arcore che arriva da Palazzo Chigi - RETROSCENA ESCLUSIVO

09 Luglio 2025

Si scrive Pier Silvio, si legge Giorgia. Il “pizzino” di Arcore che arriva da Palazzo Chigi - RETROSCENA ESCLUSIVO

Si scrive Piersilvio Berlusconi, si legge Giorgia Meloni. Perché dietro le parole zuccherose e apparentemente autonome dell’AD Mediaset, che oggi ha lanciato un endorsement netto al governo in carica, si nasconde — secondo voci bene informate — un suggerimento tutt’altro che spontaneo. Un’operazione mediatica travestita da fedeltà dinastica. O meglio, un "pizzino" partito direttamente da Palazzo Chigi con destinazione San Lorenzo in Lucina (dove ha sede Forza Italia) via Arcore.

Secondo ambienti della destra di governo, sarebbe stata proprio la premier in persona a chiedere — con garbo istituzionale, ma fermezza da leader in affanno — un'uscita pubblica che facesse da scudo politico in un momento in cui la maggioranza scricchiola e l’economia balla il tango...ma quello argentino, disperato.

Pier Silvio, il borghese più glamour del panorama imprenditoriale italiano, è apparso improvvisamente in modalità “portavoce non ufficiale” dell’esecutivo, lodando il lavoro del governo Meloni e ricordando l’importanza della coesione della coalizione. Una mossa che ha fatto drizzare le antenne a molti: perché proprio ora? Perché così enfatico? E soprattutto: perché parlare come se avesse in mano l’agenda della Presidenza del Consiglio?

La risposta, dicono i soliti beninformati, è semplice: il governo sta vivendo il suo primo vero momento di panico. Il PNRR è quasi finito — o meglio, lo sono i soldi, mentre i cantieri arrancano — e gli indicatori economici parlano chiaro: crescita al palo, disoccupazione giovanile in risalita, export in calo, inflazione che balla il limbo, e la Germania che non compra più neanche la mozzarella. A questo si aggiunge una luna di miele ormai evaporata: la narrazione sovranista ha stancato anche i più affezionati, e tra Lega e Fratelli d’Italia i sorrisi di circostanza si sono fatti smorfie a denti stretti.

Serve dunque ricompattare la truppa. E quale modo migliore se non rispolverare il vecchio metodo berlusconiano: show, tv, storytelling. Solo che questa volta, al posto del Cavaliere, c’è il suo erede aziendale. Con il corredo dei palinsesti d’autunno.

Intanto, l’opinione pubblica assiste confusa. Perché mentre i talk si sperticano in lodi al “governo che regge”, nei supermercati la gente fa i conti con gli scontrini e nelle imprese si moltiplicano le cig in silenzio mentre gli stipendi sono da denenni i più bassi d'Europa. Ma nei Tg tutto va bene.

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