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Referendum, Europa, guerra e spese per il riarmo: fateci votare su questi grandi temi e vedrete che il popolo risponde

Come sta la democrazia? Perché il popolo si sta allontanando dagli ingranaggi democratici? Perché appunto o si sente preso in giro oppure si sente escluso dalle grandi questioni

12 Giugno 2025

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Seggio elettorale (fonte: imagoeconomica)

L’istituto referendario sta bene o male, insomma? Diciamo che sta come stanno… le Europee, che pure non raggiunsero il 50% dell’affluenza al voto ma non per questo neutralizzarono il risultato. Qualcuno ipotizza che sarebbe interessante innescare un meccanismo per cui il numero delle poltrone cala in proporzione della partecipazione al voto: se non fosse che anche le banche d’affari internazionali e le cosiddette élite puntano alla riduzione degli spazi democratici, baluardo delle Costituzioni, e alla velocizzazione dei processi decisionali che a loro interessano di più.

Quel che invece si dovrebbe fare è irrobustire la democrazia impedendo che la parola del popolo o si vuoti o addirittura sia negata. Se il popolo dà una indicazione chiara su una linea, scegliendo un’alleanza o premiando alcuni partiti, e se quella indicazione rappresenta la maggioranza dei votanti, va rispettata perché le regole del gioco sono queste. Invece cosa è accaduto negli ultimi decenni: che il popolo premiava un programma o alcune idee “macro” e poco dopo si ritrovava che i perdenti rientravano dalla finestra perché c’era sempre una emergenza cui far fronte; e allora ecco i tecnici “salvatori della Patria”, da Ciampi a Draghi. I quali - proprio perché tecnici e confortati da maggioranze larghissime che tenevano assieme cani e gatti - rovesciavano le indicazioni del popolo sovrano e diventano loro sovrani del popolo. Sempre per il loro bene.

Poi ci sono stati casi dove il governo i non era tecnico ma politico ma rimetteva in gioco gli sconfitti alle elezioni, dal governo Dini al Conte 2 gli esempi sono diversi. “Il parlamento è sovrano”, ribattono; vero, ma o lo è sempre o non lo può diventare per assolvere alla funzione di copertura.
Quel popolo di cui si lamenta la disaffezione al voto è poi lo stesso che è stato ipnotizzato contro i partiti, che erano il luogo di formazione della politica, di partecipazione e di elaborazione. I partiti, i movimenti, l’associazionismo: tutti agenti di formazione sociale, che però avevano e hanno un costo di gestione. Il guaio è che i soldi ci sono pure per i partiti ma sono spesi male.

Arrivo ora alla questione che più mi interessa, riprendendo la questione di partenza: come sta la democrazia? Perché il popolo si sta allontanando dagli ingranaggi democratici? Perché appunto o si sente preso in giro (ne abbiamo appena parlato) oppure si sente escluso dalle grandi questioni, dalle questioni che indicano il senso di marcia.

Lo dico ancora una volta sapendo che non gliene frega niente a nessuno: trovo assolutamente non democratico che al popolo non sia mai stata riconosciuta la possibilità di esprimersi per via referendaria sull’Europa come nuovo e più forte soggetto comunitario. La solita obiezione della impossibilità costituzionale di sottoporre a referendum materie internazionali e fiscali non regge perché la famosa consultazione che produsse la Brexit (Leave or Remain) fu consultiva e non vincolante. Ma se il popolo si esprime la politica ne deve prendere atto!

E vogliamo dire anche delle recenti decisioni che questa Europa priva di legittimazione popolare (da qui quella che io chiamo “la maledizione”) sta prendendo su guerra e aumento considerevole delle spese per armi e strumenti militari? Le opinioni pubbliche dicono che non vogliono guerre e che non vogliono che si spenda il denaro della comunità per armi ma i governi degli Stati e il “governo” dell’Europa spinge in tal senso!
FATECI VOTARE SULLE QUESTIONI VERE, QUELLE CHE CONTANO E POI VEDIAMO SE IL POPOLO È COSÌ LONTANO DALLA POLITICA.

Allora la verità è un’altra: ci si dispera sulle cose secondarie ma si nega la paternità di dibattito sui temi più profondi, più politici e più identificativi della direzione che una comunità assume. Ditelo nelle campagne elettorali che spenderete i soldi per le armi e non per gli ospedali e per la sanità. Ditelo che saranno favorite le lobby e non quella platea di piccoli e medi imprenditori che tengono in piedi il Paese. Basta giochetti retorici - da destra come da sinistra - su posizioni interscambiabili per comodità. I diritti ai lavoratori li ha tolti il centrosinistra e il Pd. Così come i sindacati (Cgil in testa) non ha saputo difendere gli operai della Fiat dalle operazioni della famiglia Agnelli/Elkann. Ora il governo Meloni dovrà dire se veramente ha intenzione di pagare 100 miliardi alla Nato: se anche ne pagasse 70, mi chiedo perché quei soldi non ci sono per aumentare gli stipendi senza mettere in croce il datore di lavoro.

Ecco, fateci votare su Europa, guerra, armi e poi vediamo se serve dibattere del quorum. Riconoscete il diritto di tribuna - aumentando la quota dei parlamentari - a quelle forze che pur essendosi presentate in tutta Italia non hanno raggiunto la soglia di sbarramento ma che avrebbero tesi controcorrente. Oggi, quei Radicali di Pannella (tanto citato in questi giorni) sarebbero fuori dal parlamento, salvo magheggi che il buon Marco faceva senza mai arrivare ai livelli raggiunti dalla Bonino e compagnia varia. Datela una quota di tribuna per chi stimola il dibattito con punti di vista totalmente diversi. Abbiate il coraggio. La democrazia si è ammalata perché l’hanno drogata.

di Gianluigi Paragone

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