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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Gli italiani bombardati di referendum non sono andati al mare, si sono salvati dell'ennesima balordaggine autoritaria

Era una faccenda che puzzava maledettamente di repressione, anche questa, e il risultato è stato un quorum desolante, imbarazzante. Ma chi si illude che finisca così sbaglia.

10 Giugno 2025

Insulti referendari

Il referendum è stato un fallimento e sui social c'è chi augura neoplasie a chi non ha obbedito al dovere civile, come lo chiama una delle miracolate di Santoro per dire un ricatto neanche tanto morale, fosse per loro: più un diritto di obbedire, di mettersi in gregge. Sui social c'è chi augura neoplasie a chi non si è presentato e chi lo vorrebbe in galera, alla faccia del diritto che dovrebbe implicare facoltà di opzione, non scelta obbligata. Anche ai tempi della pandemia l'unico diritto era rinunciare ai diritti, alla possibilità di decidere se e come curarsi: poi si è visto che la cattività imposta non arginava il contagio, come il vaccino che casomai lo alimentava uccidendo o minando chi lo assumeva, ma questo non potranno mai ammetterlo perché è una mostruosità troppo palese e troppo grossa.

Anche questo fiasco epocale i responsabili, che poi sono gli stessi della repressione sanitaria, non a caso, non potranno mai ammetterlo: sarebbe non solo o non tanto riconoscersi nullità, emeriti falliti quanto uscire allo scoperto nella loro smania autoritaria, in quella tensione verso il regime paternalistico ma all'occorrenza duro, violento, che non li lascia mai. E non li lascia perché ce l'hanno dentro, perché sono fatti così, come uno che, nascendo tondo, non può morire quadrato. La naturale propensione al regime fa sì che i referendaroli non arretrino davanti a un disastro annunciato: quando Meloni ha annunciato che lei come premier sarebbe andata, sapeva già perfettamente le proporzioni dell'astensione come la sapevano i promotori, giusta la regola infallibile del potere che conosce sempre in anticipo le cose ossia la democrazia in particolare elettorale è niente più che una rappresentazione sempre meno sacra e sempre più stantia, soffocante: gli italiani non si riconoscono più nel gioco, nell'illusione di contare qualcosa con la loro brava schedina, sanno che i tempi di “Bianco Rosso e Verdone” sono finiti e comunque quella era una commedia che annunciava già come una stanchezza di fondo, uno spleen istituzionale. Sanno che questo continuo venire bersagliati di quesiti astrusi e incomprensibili è funzionale a tutt'altro, nella fattispecie ad imbarcare un altro pacco di soldi, sottoforma di rimborsi democratici, da spartirsi Dio sa come, nonché contarsi, stringersi e far fuori la Meloni con l'ausilio dei media di soccorso e della magistratura di servizio. Come dissero alla presentazione del manoscritto dell'ex ministro pandemico: “Torneremo, non sappiamo ancora come ma torneremo e allora non saremo più così morbidi, nessuno potrà più parlare o disobbedire”. Ed erano invasati, allucinati, gli stessi che poi hanno messo su la baracconata dei referendum per tornare.

Ma gli italiani, già saturi dalle epidemie consultive pannelliane, non hanno capito a che servisse esprimersi una volta di più quando poi il loro voto se non coincide con gli obiettivi delle èlite diventa immediatamente carta straccia, come accade nella Unione Europea e in seno ai singoli Paesi. In compenso, questi italiani distaccati ed esasperati hanno capito benissimo che dietro il fumo delle urgenze democratiche si nascondeva uno scenario inquietante, di nuovi milioni di cosiddetti nuovi italiani, più precisamente maranza e affini, che di integrarsi non avrebbero avuto alcuna intenzione, e che erano pronti a scatenare i soliti inferni. In Italia il popolino era chiamato ad esprimersi su una facilitazione del diritto di cittadinanza che aveva dell'assurdo e che vedeva il suo contraltare in escandescenze sparse nelle stesse ore in tutto l'Occidente. Non sono andati al mare questi italiani rintronati come pugili, hanno semplicemente rinunciato a sentirsi marionette una volta di più. Ero a Milano nelle ore del referendum per imbarcare altri milioni di disperati o tagliagole come vuole la CEI del cardinal Zuppi di sant'Egidio che dice “a noi ci interessano i poveri”, e a Milano a girarla si trovava sì e no un italiano su cento che circolavano. Non la dicono giusta quelli che distribuiscono i numeri e non la conta giusta il sindaco con la faccia da fauno triste che i detrattori chiamano “Salah”: la metropoli è abbondantemente nel controllo straniero, in paticolare islamico, e lo è come un posto totalmente colonizzato. Per cui l'assenza di tragedie epocali come nel resto d'Europa, limitandosi al prato basso dei pestaggi e degli stupri da strada, si deve alla particolare conformazione di una invasione graduale che ha attecchito senza bisogno di combattere, che si è imposta naturalmente senza trovare resistenza alcuna. Perché allora complicarsi le cose? Ma i referendaroli di sinistra, in essi Forza Italia, non si accontentano, loro volevano imbarcare subito altri tre milioni di ospiti padroni e un po' per gli affari, mai troppo puliti, della millantata accoglienza, e un po' per creare il presupposto della nuova allenanza nel segno teleivisivo, PD – Forza Italia – 5 Stelle – partito di Ilaria Salis con cui appendere a testa in giù la sgradita ospite di palazzo Chigi, che non se ne dà per inteso e non vuole togliere il disturbo: al resto, secondo un copione abbondantemente replicato, avrebbe pensato, e alla svelta, la magistratura col Colle pronto a far di necessità virtù. Un piano per niente diabolico ma molto patetico, al limite dell'idiozia politica, la conferma che questi della nuova sinistra che va da Mediaset ad Askatasuna hanno perso completamente il contatto con la realtà e il senso della società.

Non sono andati al mare gli italiani, per dire se ne sono fregati dei loro diritti indisponibili, hanno solo riscoperto una brivido totalitario dagli stessi che li avevano imprigionati e avvelenati tre, quattro anni fa. E si sono detti che il gioco non valeva la candela, che di farsi usare per sancire un cambio di regime per tornare in quelle condizioni da nord Corea non era il caso. Ecco un effetto avverso non contemplato ma positivo, come una Nemesi felice: andarono talmente oltre, allora, da avere sviluppato anticorpi civili se non altro nel segno dell'insofferenza, della diffidenza, dell'istinto di conservazione. Mettersi in mano ad una occupatrice seriale che nel nome del comunismo sovversivo ritira ogni mese 20mila euro dalla BCE e si fa filmare mentre vota in ciabatte e canottiera, a sommo sfregio dei poveracci veri? A gente che blatera di lavoro senza mai averlo praticato neppure da lontano, da Lella Schlein che voleva fare la regista o la cantante da gay pride, al burosauro Landini fin dall'età di 22 anni? A quell'altro Pulcinella di Conte che fu il primo a mettere sotto chiave 60 milioni di italiani (maranza esclusi) e quasi incredulo diceva “ma come mai più gli impongo roba fuori dal normale e dalla norma e più non si ribellano?”. Con loro tutti i talebani vax, dal Boccia allo Speranza, i cantanti da primo maggio, i guitti da cinema sovvenzionato e così via, fino ai falliti da social che mandano neoplasie a chi non sbandiera il suo bravo certificato elettorale pieno di timbri.

Era una faccenda che puzzava maledettamente di repressione, anche questa, e il risultato è stato un quorum desolante, imbarazzante. Per loro ma non per noi (anche se a questo punto c'è da preoccuparsi per le ripercussioni perché questa, e lo ha dimostrato, è gente buona a niente ma capace di tutto, veramente di tutto, e di più).

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