Venerdì, 03 Ottobre 2025

Seguici su

"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

L'Italia del ramadan è una resa, ovvero una profezia che si adempie in modo irreversibile grazie a una politica irresponsabile

I nuovi arrivati, che tanto nuovi non sono, coincidono con dei nuovi padroni che non concepiscono una società in cui ciascuno lascia l'altro libero di agire, di credere, di scegliere come vuole e come può.

31 Marzo 2025

Ramadan Italia

Lo spettacolo della Martesana milanese invasa dagli islamici per la fine del Ramadan ha il sapore allucinante delle profezie che si adempiono e la profezia l'aveva lanciata Giovanni Sartori una ventina d'anni fa: dategli una, due generazioni al massimo e prenderanno il controllo dell'Italia senza neppure bisogno di ricorrere alla violenza: con le belle teste che abbiamo, fonderanno i loro partiti e arriveranno al potere dentro la democrazia burrosa italiana. Sta succedendo a Pordenone e succederà altrove, e i veti della destra inconcludente e compromissoria sono patetici o, peggio, finti perché la situazione è irreversibile e questa destra cialtronesca lo sa benissimo. Milano come Legnano, Firenze, Napoli, Torino, Bologna, “tutta l'Italia tutta l'Italia” come fa il tormentone sanremese. Perché è allucinante il parco milanese conquistato dall'Islam? Per la semplice ragione che le migliaia in sciame non sono disposti in alcun modo ad adeguarsi al legalismo formale italiano, loro seguono la sharia e restano convinti che, in armonia coranica, o l'Italia si consegna o andrà piegata con le cattive. Insomma sono chi più chi meno ma tutti indistintamente duri, ortodossi fino al fanatismo, come lo testimonia il fatto che una celebrazione religiosa si è ammantata di politica, è stata consacrata alla causa palestinese come la intende Hamas. Il nostro Paese storicamente diviso in faide, incline a scannarsi sulle cose minime, ha per ragione nazionale l'andar d'accordo con tutti, gli italiani sono sempre stati sicuri che gli invasori alla fine si sarebbero consegnati alla doucer de vivre, ma il tempo della piacevolezza di vivere è finito da un pezzo e comunque i nuovi invasori non sono disposti a sposarla, non concepiscono una società in cui ciascuno lascia l'altro libero di agire, di credere, di scegliere come vuole e come può: pensavamo tutti che si sarebbero ammorbiditi, consegnati al consumismo democratico ma non è stato così, è andata all'opposto, è finita con una mescolanza terribile di avidità criminale da maranza imbevuta nell'odio fondamentalista verso l'occidente. E se pure l'Islam radicale è minoranza, come dicono, resta minoranza egemone, in grado di condizionare l'Europa che si è arresa per il tramite della sua burocrazia infingarda e corrotta.

In Italia non c'è stato bisogno delle stragi ricorrenti come nel resto del continente, è bastata la violenza a prato basso degli stupri, dei massacri episodici e il resto lo ha fatto una politica amministrativa miserabile che all'insegna dell'inclusivismo di sinistra si può riassumere come segue: facciamoli entrare tutti e lasciamogli fare quello che vogliono, così i loro figli voteranno per noi. Non è andata così in America né altrove, le nuove generazioni naturalizzate continuano a diffidare dei Paesi ospiti dai quali pretendono sempre di più avendo capito che il gioco funziona, e si fanno i loro partiti, i loro tribunali cui le amministrazioni delle città europee non sanno dire di no. Una politica miserabile che rinnega i tempi lunghi, che non li considera essendo all'insegna dell'irresponsabilità, una politica influencer da tutto e subito. A Torino questa politica cialtronesca inaugura gli sportelli in cui un islam può andare e dire: quello mi odia, e sulla sua sola parola l'accusato verrà sanzionato, punito. Ma niente del genere a ruoli invertiti, cioè la douceur de la conquête. A questo punto, la situazione può dirsi francamente irrecuperabile: che fai, gli muovi guerra? Li cacci con la forza quando ormai sono maggioranza nelle città, nelle metropoli? Con la sinistra culturalmente egemone che li sostiene e la destra della coglionaggine opportunistica convinta che potrebbe sfruttare, non si sa come, la situazione?

Mettici pure che è impossibile calcolare la zona grigia di quanti almeno apparentemente si sono inseriti, lavorano, hanno il monopolio delle botteghe, del commercio spicciolo e sembrano rigare più o meno dritto anche se nessuno può dire se sul serio o di facciata, fino a quale momento, a quale limite. Lo spettacolo dei pizzaioli, i barbieri, i piccoli esercenti quasi tutti di etnie diverse non è necessariamente spiacevole, anzi incoraggia a credere ad una integrazione effettiva nel segno del commercio, del mercato sia pure minimo, ma resta sempre come un grande incognita ad aleggiare: quanto mi posso fidare, quanto davvero possiamo dirci compatibili, integrati sul serio? Dipende, appunto, dai tempi, per una omogeneizzazione reale non basta un paio di generazioni e in un Paese come l'Italia, in una megalopoli come Milano tutto è avvenuto, avviene in modo caotico, affannoso, la morfologia cittadina muta di mese in mese nella non confortante sensazione che nessuno sappia davvero cosa sta succedendo. Cammini per Milano ed hai sempre l'impressione di un bilico, di una convivenza che regge inspiegabilmente, come un immenso calabrone che, per come è fatto, non dovrebbe volare eppure vola, ma nell'incertezza totale: che succede se la moltitudine della Martesana decide di passare dalle preghiere alle vie di fatto? Che succede se “questi” passano dall'apparente spontaneismo aggressivo e criminale, che resta al momento polverizzato, che si può ancora attribuire al caso, ad una offensiva collettiva, organizzata? Certo, sanno che non conviene, che per assumere il controllo fattuale ed il potere basta limitarsi ad assecondare gli eventi anche perché assecondati ad una politica amministrativa di pura soggezione e di compromissione. Ci si mette anche il nostro Mattarella che quando ha voglia di scherzare tira fuori la Costituzione, dice: benvenuti, qui siete a casa vostra, fate quello che volete ma nel rispetto della Costituzione. Che quelli della Martesana o che invadono la cintura dell'hinterland o i treni locali neanche sospettano. “L'Italia è nostra, Milano è nostra” dicevano per Capodanno i maranza scatenati e lo dicevano all'ombra della Madonnina, simbolo della Milano viscontea, milanese, europea, cattolica. Anche Parigi è loro, anche Notre Dame fatta bruciare apposta nel divieto assoluto di confessarlo. Con quel presidente effemminato che vuol muovere guerra alla Russia ma non sa difendere la principale cattedrale nazionale, un paracadutista amatoriale può atterrarci sopra e nessuno se ne accorge. L'Europa ha rinunciato ad ogni tutela di se stessa, ha affidato la difesa comune ad una ex conduttrice di varietà magrebina che ci dà 72 ore di tempo prima di arrenderci. In tutta questa farsa, una notazione: ai tempi della prigionia dura, totalitaria per pretesti sanitari, nessuno ha mai visto un islamico costretto a vaccinarsi o inseguito dai solerti gendarmi perché senza mascherina.

Il Giornale d'Italia è anche su Whatsapp. Clicca qui per iscriversi al canale e rimanere sempre aggiornati.

Commenti Scrivi e lascia un commento

Condividi le tue opinioni su Il Giornale d'Italia

Caratteri rimanenti: 400

Articoli Recenti

x