24 Marzo 2025
Giorgia Meloni (fonte: LaPresse)
C’è nervosismo, molto nervosismo, nelle stanze della Lega e del Movimento 5 Stelle. Matteo Salvini e Giuseppe Conte lo percepiscono, lo avvertono nelle parole, nei gesti, nei movimenti dietro le quinte di Palazzo Chigi e del Quirinale. Qualcosa sta cambiando. Forse è solo un’ipotesi, forse una suggestione, ma il timore è concreto: la nascita di un governo di “solidarietà europea”, un esecutivo che potrebbe tagliare fuori proprio loro, lasciandoli ai margini del sistema di potere.
Un’ipotesi che fino a poco tempo fa sembrava impensabile, ma che oggi, tra i corridoi della politica, inizia a prendere corpo. Il ragionamento è chiaro: in un mondo sempre più instabile, con l’Europa che spinge per una maggiore compattezza sul fronte della difesa e degli armamenti, l’Italia ha bisogno di un governo credibile, saldamente ancorato agli equilibri comunitari. E se questo governo, per nascere, dovesse escludere chi più di tutti ha mostrato ambiguità sulla politica estera – come Lega e M5S – non sarebbe un problema. Un asse, quello di una maggioranza trasversale che metta insieme Fratelli d’Italia, Forza Italia, il Partito Democratico e i centristi dei due schieramenti, che, sulla carta, avrebbe i numeri politici per reggere e che garantirebbe all’Italia un profilo internazionale più solido in un momento in cui il Vecchio Continente si interroga sul proprio futuro strategico.
La tensione di queste ore si riflette nei toni accesi di Salvini e Conte. Entrambi hanno aumentato la pressione, alzando la voce, attaccando chiunque paventi l’idea di una nuova Europa, diversa da quella debole e divisa attuale.
A questa ipotesi si aggiungono due elementi chiave. Il primo è l’accelerazione del Partito Democratico sul congresso: la leadership di Elly Schlein è sotto attacco, il partito è spaccato e c’è chi lavora per un cambiamento ai vertici che renda il PD più compatibile con un’operazione di governo di ampio respiro.
Il secondo è la voce di Marina Berlusconi, che, con le sue recenti dichiarazioni filo-europee, sembra voler tracciare una linea chiara: Forza Italia non può permettersi di restare indietro, deve essere protagonista del futuro politico del Paese in chiave europea.
Al Colle, si ragiona. Si valuta se questa possa essere la strada giusta per garantire stabilità fino al 2027, portando il Paese alle prossime elezioni in un contesto meno turbolento e più affidabile. Non è un’operazione semplice, ma neanche impossibile.
E Salvini e Conte lo sanno. Ecco perché attaccano. Ecco perché gridano. Perché il rischio di trovarsi fuori dai giochi, relegati all’opposizione senza più possibilità di rientrare in partita, è sempre più reale. E nei prossimi mesi, se il quadro internazionale dovesse peggiorare, la necessità di un governo stabile e credibile potrebbe trasformare questa ipotesi in realtà.
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