Bergamo, "una sola bara per camion", la rivelazione del Segretario Nazionale OSA Antonio Porto: "Immagine per incutere timore nella popolazione"

Nell'intervista, Antonio Porto ha parlato dei camion militari che quattro anni fa sfilavano in centro a Bergamo portando "una sola bara" per mezzo

Bergamo, "Una sola bara per camion", la rivelazione del Segretario Nazionale OSA Antonio Porto: "Immagine per incutere timore nella popolazione". Dopo le dichiarazioni rilasciate in Commissione d'inchiesta sul Covid, il Segretario Nazionale, ha ribadito le sue ipotesi a il Giornale d'Italia in un'intervista.

Antonio Porto, il Segretario Nazionale di OSA Polizia, durante il colloquio con la Commissione d'inchiesta sul Covid, aveva commentato la situazione che si era verificata il 19 marzo di quattro anni fa a Bergamo, quando le camionette Iveco dell'esercito italiano venivano fatte sfilare nelle vie centrali della città. Porto, lo scorso 19 novembre, ha commentato in Commissione: "Le bare di Bergamo: noi ci siamo posti una domanda, perché una bara a camion quando ne potevano andare due, tre? Cosa voleva portare alla popolazione quell’immagine?"

Le camionette impiegate quel giorno sono dei mezzi in dotazione all'esercito italiano. Si tratta degli Iveco ACTL (AutoCarro Tattico Logistico), normalmente usati per il trasporto di materiali e munizioni. Quella sera furono usati per portare delle bare. Il quesito posto da Antonio Porto sorge spontaneo data la differenza riscontrabile tra le dimensioni dei mezzi e quelle di una singola bara. Gli autocarri militari infatti hanno una lunghezza di 6,4 metri (espandibile fino a 9) per una larghezza di 2,5 metri ed un'altezza di più di 3 metri.

"Noi queste domande ce le siamo poste, ecco perché nasce nel 2020 l’associazione Operatori Sicurezza Associate, OSA Italia, che è qui a fianco a me, e poi successivamente nasce OSA Polizia, proprio perché noi ci siamo subito resi conto che qualcosa non stava andando bene e penso che i fatti lo hanno dimostrato con gli altissimi contagi che avvenivano di giorno in giorno e abbiamo percepito. Anche quello poi di portare all’inoculazione di un Siero di cui già si parlava nel 2020, come detto, non riportiamo tutto oggi perché poi speriamo di essere sentiti su questo tema successivamente, quando la Commissione se ne occuperà" aveva dichiarato durante i colloqui con il senatore della Lega Claudio Borghi.

Durante il colloquio con il senatore Borghi nella seduta della commissione Covid, lei ha sostenuto che vi fosse "una sola bara per camion". All'epoca si parlava di una decina di mezzi militari in pieno centro a Bergamo che trasportavano le salme dei primi morti di Covid. Si tratta di una ipotesi o ha la certezza che vi fosse solamente una bara per camion?

"Purtroppo non è dimostrabile che vi fosse solamente una salma per mezzo. Ma già all'epoca si sapeva. Non era però documentabile. Così come l'esatto numero delle bare. All'epoca chiunque ricorda quanta paura e quante incertezze vi fossero. Veramente poco si conosceva sui fatti e sulle situazioni che si presentavano a noi forze dell'ordine. Tutto era dovuto anche alla mancanza di mascherine, di mezzi di protezione e dei mezzi di sicurezza. Noi eravamo sul campo e le normative contrastanti non ci aiutavano. Per ricostruire con esattezza ciò che accadde a Bergamo e per conoscere realmente il numero di mezzi e di bare trasportate sarebbe necessario avere accesso agli atti, ai quali, molto probabilmente, non arriveremo mai".

Qual era la motivazione che stava dietro alla scelta di impiegare quei mezzi militari per il trasporto delle bare?

"La scelta di usare quella tipologia di mezzo derivava da un'esigenza. In quel periodo era veramente difficile, se non impossibile, reperire delle bare. Quelle trasportate infatti erano delle bare zincate. Le salme venivano tenute troppo a lungo negli obitori e dunque cominciavano a perdere i liquidi, fino a che diventava praticamente impossibile metterli nelle classiche bare in legno. Se non erro, in queste situazioni - in cui si verifica un'eccessiva perdita di liquidi - non si tratta più di trasporti di cadaveri ma di carichi speciali. Il che è problematico per gli operatori delle pompe funebri: infatti avrebbero dovuto impiegare i loro carri funebri (già insufficienti o comunque non facilmente reperibili), che, dopo il trasporto, sarebbero stati bloccati per gli obblighi delle operazioni di sanificazione. Quindi proprio per questo motivo, da quello che risulta, è stato deciso di usare i mezzi militari".

La sfilata dei camion dell'esercito in pieno centro a Bergamo aveva scosso molto all'epoca del lockdown. Era un'immagine molto forte, che ha destato da subito le paure di molti cittadini. Se effettivamente i mezzi militari trasportavano solo una bara per mezzo, quale motivo, secondo lei, ha portato le autorità a mostrare e a creare quell'immagine tanto schoccante quanto mistificatoria della situazione?

"C'era caos, non si capiva nulla, c'erano paure e ansie. Le autorità, però, invece che pensare a come strutturare delle operazioni di intervento per evitare che morissero altre persone, hanno scelto di organizzare quella sfilata. L'immagine era forte e io ipotizzo sia stata scelta per incutere timore e spaventare ulteriormente la popolazione. Non fu l'unica decisione sbagliata all'epoca, tante ne vennero fatte. Però questa, e i miei colleghi lo sapevano, era dettata semplicemente dalla volontà di spaventare".

All'epoca, nel 2020, a rafforzare i timori, le paure per quella che sembrava essere l'immagine di un numero esorbitante di decessi, fu la pubblicazione una foto fake scattata nel 2013 in un hangar di Lampedusa che ritraeva 111 bare disposte in fila, dopo il nubifragio di una nave di migranti. Foto falsamente attribuita alla situazione di Bergamo del marzo 2020.