Decreto migranti sui Paesi "sicuri” oggi in Cdm, Meloni: “Difenderemo i nostri confini, si entra solo legalmente”

Il provvedimento al centro del Cdm è volto a stilare una lista di Paesi "sicuri" e “non sicuri" volto a superare la sentenza europea. Questa norma dovrebbe diventare primaria e con un aggiornamento ogni 6 mesi

In seguito al diniego della magistratura al trattenimento dei migranti in Albania, Giorgia Meloni ha annunciato per oggi un decreto sui Paesi “sicuri”. La scelta di Meloni è volta ad inserire dei correttivi alla legge per evitare altri casi come quello in Albania che ha visto il rientro dei 12 migranti provenienti da Egitto e Bangladesh. Questi Paesi sarebbero “non sicuri” secondo una precedente sentenza europea e pertanto i migranti non possono essere rimpatriati anche se arrivati nel nostro paese in modo irregolare.

Decreto migranti sui Paesi "sicuri” oggi in Cdm

Al Consiglio dei ministri, che si riunisce oggi alle 18, si dovrebbe promulgare un decreto volto a superare la sentenza europea sui Paesi considerati "sicuri" o "non sicuri". Infatti, la lista europea era stata alla base della decisione della magistratura di bloccare il trattenimento dei migranti che avrebbero dovuto essere ospitati nei nuovi centri a Schengjin e Gjiader, dopo l'accordo tra Italia e Albania. Invece, a causa della decisione della magistratura, sono tornati in Italia.

Il provvedimento al centro del Cdm dovrebbe rendere questa norma primaria (con forza di legge), e non più secondaria come il decreto interministeriale. Inoltre, per la norma è previsto un aggiornamento ogni 6 mesi. Secondo le fonti di maggioranza ci sarà anche un altro aspetto da tenere in considerazione, ovvero i ricorsi contro le decisioni sul trattenimento nei Cpr, e si sta valutando di farlo con le Corti d'Appello.

Infatti, ad oggi i ricorsi sono possibili solo in Cassazione, che non valuta nel merito ma solo formalmente. Inserendo un appello, invece, si avrebbe la possibilità di una seconda valutazione da parte di giudici diversi. Inoltre con questo ragionamento, secondo il governo, si guadagnerebbe tempo utile a bloccare le ordinanze che non convalidano i trattenimenti. 

Si andrebbero così a toccare due elementi della sentenza del Tribunale di Roma, "abnorme" per il guardasigilli Carlo Nordio e ineccepibile per le l'Unione delle camere penali, secondo cui i giudici si sono "limitati ad applicare la normativa europea di riferimento, in linea con le indicazioni vincolanti della Corte di Giustizia dell'Unione europea". 

"Smantellare reti criminali e traffico illegale di esseri umani”

Il nuovo decreto sui migranti permetterebbe dunque di stilare una lista di Paesi “sicuri” e “non sicuri” in modo che per i giudici sia più complesso ignorarla tout court e affidarsi alla superiorità gerarchica delle norme Ue. Al momento sono 22 gli Stati che l'Italia considera sicuri e questo elenco potrebbe essere "ricopiato" nel decreto-legge. 

È una priorità assoluta combattere chi sfrutta il legittimo desiderio delle persone di trovare condizioni di vita più favorevoli per ingrassare i propri profitti”, ha affermato la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, commentando un'operazione in Calabria contro l'immigrazione clandestina.

Inoltre, ha aggiunto lo sforzo del governo di bloccare le reti criminali che si nascondono dietro lo spostamento dei migranti: “Il Governo è determinato a smantellare queste reti criminali e a debellare il traffico illegale di esseri umani, che alimenta gli interessi degli schiavisti del Terzo Millennio. Il nostro impegno va avanti. Continueremo a lavorare senza sosta per difendere i nostri confini e per ristabilire un principio fondamentale: in Italia si entra solo legalmente, seguendo le norme e le procedure previste”.

Le parole della Commissione Ue

Siamo a conoscenza della sentenza in Italia e siamo in contatto con le autorità italiane: al momento non c'è una lista europea sui Paesi terzi sicuri, gli Stati membri hanno liste nazionali, ma è previsto che ci lavoreremo”, ha affermato una portavoce della Commissione Ue sul caso Albania. In quanto al Protocollo Roma-Tirana la portavoce ha spiegato che “ad essere applicato è il diritto nazionale ma anche standard legati alla protezione internazionale che sono forniti dal diritto Ue. Abbiamo anche detto che tutte queste misure devono essere pienamente conformi con il diritto comunitario e non devono indebolirlo”.