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Inpgi, le partite Iva chiedono la riforma del pagamento dei compensi

07 Agosto 2024

Inpgi, le partite Iva chiedono la riforma del pagamento dei compensi

Riduzione dell’acconto sui redditi prodotto nell’anno e maggiore chiarezza nell’attribuzione delle quote di competenza tra Inpgi e Inps. E’ la richiesta che i giornalisti freelance fanno al nuovo consiglio di amministrazione dell’Inpgi, l’Istituto nazionale di previdenza dei giornalisti italiani. Lo scorso 31 luglio è scaduto il termine per il pagamento dell’acconto sui redditi prodotti nel 2024. Un contributo minimo di 416,64 euro, che a molti inizia a essere eccessivo visto che è stato cresciuto sensibilmente di anno in anno e che spesso è di gran lunga superiore a quello che effettivamente corrisponde al compenso percepito nel corso dell’anno. Inoltre, fino a fine settembre i freelance dovranno fare la dichiarazione dei redditi prodotti nel 2023 e ottemperare così al pagamento del saldo. Per molti c’è il problema della doppia contribuzione. Alcuni giornalisti collaborano con aziende che non riconoscono l’Inpgi, ma solo l’Inps. Per questo sono costretti a versare una parte dei contributi a Inps. Ma per effetto del proprio codice Ateco questa parte di redditi deve essere dichiarata anche nella dichiarazione Inpgi, e per questo sono assoggettati anche all’aliquota Inpgi (che per la cronaca è più bassa di quella Inps). In sintesi, molti sono costretti a pagare due contributi. Un problema che dovrà essere affrontato dal nuovo presidente dell’Inpgi, Roberto Ginex.

Sempre in tema di Inpgi, lo scorso luglio, il Consiglio di indirizzo ha varato (tra non poche polemiche) i compensi per gli amministratori. Al presidente Ginex, ex portavoce del Presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani e già segretario dell’Associazione siciliana della Stampa, va un compenso di 85 mila euro l’anno. Sui compensi si è spaccata la maggioranza di Controcorrente (che fa riferimento alla segretaria della Fnsi, Alessandra Costante) e di cui Ginex è espressione. Infatti, la componente romana di Controcorrente (rappresentata in consiglio da Beatrice Curci, Andrea Rustichelli, Marina Testa, Daniela Molina e Maurizio Pizzuto) ha avuto da ridire sulla notevole differenza tra gli emolumenti al presidente e quelli agli altri membri del CDA. La proposta (poi approvata), elaborata da Domenico Affinito, oltre agli 85 mila euro per il presidente Ginex, prevede 60 mila euro per il vicepresidente Mattia Motta (eletto in Emilia-Romagna e persona di fiducia della segretaria Alessandra Costante) e “solo” 15 mila euro annui per i restanti tre eletti nel cda, ovvero Stefano Gallizzi (Lombardia), Massimo Marciano (Lazio) e Beppe Gandolfo (Piemonte). A eccezione di Gandolfo, tutti gli altri componenti sono espressione di Controcorrente e nella votazione, che alla fine ha visto 25 voti favorevoli, 8 contrari e 11 astenuti, è emersa una netta spaccatura nella maggioranza, che avrebbe dovuto chiudere con 32 voti favorevoli. Un chiaro segnale da parte del consigliere Massimo Marciano, che aspirava – visti anche i risultati elettorali ottenuti nel Lazio– quanto meno alla vicepresidenza. Agli occhi dei più non è un bel messaggio verso i tanti colleghi, soprattutto nel periodo estivo in cui buona parte degli autonomi è chiamata appunto a versare i contributi previdenziali. Non sono mancate polemiche anche sul mancato rispetto della parità di genere del CDA e anche sulla nomina del revisore dei Conti, con il componente uscente Pierluigi Franz che ha ricordato che a ottobre si discuterà sul ricorso da lui presentato al Tar, inerente il nuovo Statuto dell’Ente.

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