02 Maggio 2024
Sgarbi, fonte: imagoeconomica
Il nome di Vittorio Sgarbi è uno di quelli che non passano certo inosservati. Critico d'arte e di fatto inventore della televisione urlata, Sgarbi è maestro di comunicazione e cultura.
E se fino a poche ore fa la campagna elettorale per le europee era partita col botto, grazie alle discutibili affermazioni del Generale Vannaci, un po' come le bandiere al vento, i cronisti hanno voltato le loro attenzioni sulla candidatura del buon Vittorio, dimenticando il militare e lanciandosi in quelle guerriglie verbali che ben conosciamo.
Amato, odiato, divisivo come pochi altri, Sgarbi è sempre lì, sulla bocca di tutti, in grado di far discutere anche senza aprire bocca.
E se Craxi parlava di moralismo un tanto al chilo riferendosi ai comunisti, quella stampa devota al berlinguerismo oggi mantiene le coordinate sul colbacco che fu. Allora vai con litigi e commenti di ogni tipo sulla presunta leggittimità di una candidatura del Professore.
Sì, perché secondo la stampa di opposizione Sgarbi sarebbe stato meglio non candidarlo. É incensurato, ma ha una richiesta di rinvio a giudizio per riciclaggio d'opera d'arte e reati tributari: un gangster.
Senza stare qui a ribadire che una richiesta di rinvio a giudizio non è una condanna e serve esclusivamente per verificare delle responsabilità ove ce ne fossero, è giusto sottolineare un dubbio: è possibile che in Italia non riusciamo a mantenere un atteggiamento neutro nei confronti di queste cose?
É possibile che un rinvio a giudizio, nella follia moralista di una certa stampa, debba conservare un orizzonte fatto di sole condanne e mai di assoluzioni? Questo è il dilemma.
Affermare come ha fatto Gomez del Fatto Quotidiano, in riferimento alla vicenda Sgarbi "...il rischio di presentare nelle loro liste un signore che rischia tra qualche anno una condanna in via definitiva", lascia perplessi.
Detto che dobbiamo vedere cosa uscirà fuori dall'udienza preliminare, su che basi non si può affermare che rischia un'assoluzione? Le candidature e le vite degli uomini politici devono realmente sottostare alla morale dei giornalisti?
Meditate gente, meditate...
Di Aldo Luigi Mancusi
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