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"La libertà innanzi tutto e sopra tutto"
Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Siamo noi gli assassini, Speranza? Noi avvelenati da voi? Noi che abbiamo "firmato la liberatoria" sul vaccino Covid?

C'è qualcosa che sfugge nell'odio e nella meschinità di chi accusa, irride, insulta come criminale i morti o paralizzati o lesionati a vita dopo i vaccini. Non è solo la paranoia dell'ex potente o il profilo psicologico, qualcosa, sotto, cova, per forza. Qualcosa di incidibile.

19 Febbraio 2024

Roberto Speranza

Eppure mi sfugge qualcosa delle ossessioni psicologiche o caratteriali di questo Speranza, uno che, tuttora inquisito per omicidio e avvelenamento, uno del quale le bugie sono emerse indiscutibili, dà dell’assassino e del bugiardo ad una delle sue vittime, uno finito in carrozzina subito dopo un vaccino Covid, insultato, umiliato e fatto portare via mentre la claque potentina dell’ex potente, oggi un braccato, si scatena.

Sì, sfugge qualcosa dell’arroganza, della violenza e dell’isteria degli Speranza, dei Conte e dei Draghi, come se non fossero abbastanza le responsabilità conclamate, come se si volesse coprire dell’altro, Dio sa cosa ma dell’altro, inguardabile, inammissibile. Per la serie: tutto quello che puoi pensare è vero. Il piano pandemico disapplicato, bloccato, la improvvisazione notturna, le zone rosse lombarde cincischiate, per favorire gli industriali locali, il pericolo virale cinese prima sottovalutato, poi estremizzato, i medici di base intimiditi e bloccati, i protocolli demenziali, tachipirina e vigile attesa, da uno che dirigeva l’urbanistica paesana, i cargo di mascherine dall’Italia alla Cina, non il contrario, le mascherine tossiche, i respiratori dalla Cina all’Italia, respiratori difettosi, letali, i ricoverati inutili, intubati e qui uccisi più o meno pietosamente, con le eutanasie sulle quali la magistratura chiudeva gli occhi e non autorizzava l’autopsia, il tempo perso, gli affari colossali, i presidi a primula, i vaccini da tener su ad ogni costo, il parassitismo dei virologi spediti a garantire l’impossibile, a mentire, i vaccini come ricostituenti, infallibili, quando erano pozioni misteriose per tutti, potenzialmente micidiali come poi si sarebbe visto, sulla pelle nostra, di noi fatti pestare e cacciare prima dal regime attivo, poi dai cascami del regime finiti in disgrazia ma ancora cattivi, ancora ossessionati, i contratti che qualcuno avrà pure firmato, ma non se ne sa niente, i segreti, la propaganda infame, il terrorismo, i ricatti, la detenzione collettiva, le rappresaglie, lo stato autoritario, concentrazionario, “per creare una nuova società egenomica nel segno di Gramsci e della giovane Greta”, così scriveva il ministro improbabile, la tecnologia del controllo, le punizioni fasciste, non ti vaccini? E io non ti faccio lavorare, ti mando all’opera dei poveri, ti rovino, il fanatismo, la banalità del male, i “novax” da sterminare, da fare fuori a vista o in corsia, “vi sventreremo le vene”, il continuo forsennato spingere, ancora più divieti, ancora più repressione, “non bisogna dare segnali positivi” ordinava Speranza al Magrini dell’Aifa la cui filosofia era “meglio sacrificare gli umani che i vaccini”. Eppure tutto questo non basta, non sembra bastare. Ci dev’essere sotto qualcosa di ancora più orrido e spaventoso e impossibile e infernale. Diversamente non si capisce l’odio sfrenato di Speranza, di Conte per una commissione Covid che con tutta evidenza è fumo negli occhi, già ampiamente sabotata dal Capo dello Stato, garante del regime vaccinale, oggi affidata alle opposizioni che ne fanno quello che vogliono, domani insabbiata, mentre in seno al Ministero le nomine ancora premiano i mammasantissima di prima, dello Speranza che comunque avrebbe manovrato per imporre Schillaci che è un suo nominato, un suo tramite.

Chi vuol credere che giustizia verrà fatta, che lo Stato giudicherà se stesso quando nel regime vaccinale erano dentro tutti? Anche la Lega del Salvini che esultava, anche i Fratelli italiani di Meloni che stava alla finestra e oggi reitera la nomenklatura autoritaria. Ma nell’atteggiamento psicagogico di Speranza si nasconde dell’altro. Neppure con la formazione comunista si spiega l’operato di uno che, con addosso tanta ignominia governativa, arriva a dare dell’assassino ad un paralitico offeso da un vaccino di Stato. Come non si spiegano le provocazioni dei Marattin, questo Geolier della politica, tutto insulti e diffamazioni ai malati, uno della nota succursale araba di Renzi il cui livello conosciamo. Uno che mentre votava leggi repressive faceva grigliate fuorilegge con gli amici e invece di andarsi a nascondere se ne vantava. Siamo peggio che al malaffare politico, siamo alla suburra e chi dice solleviamoci, insorgiamo dovrebbe prendere atto che a vincere sono ancora questi: sono loro che insultano, che fanno portare via, picchiare, che umiliano le loro stesse vittime. Non pagheranno e lo sanno. La presentazione del ridicolo manoscritto redivivo di Speranza era stata un truce esercizio di fobia sovietica, arroganza e violenza verbale fuori controllo, minacce per niente velate e paranoia da potere smarrito: nessuno si era scomposto, come cosa acquisita, naturale, organica al pascolo di potere. Perché dovrebbero cambiare? La dimensione sanitario-autoritaria, concentrazionaria è plastica, dimostra in modo perfino estetico la spartizione delle colpe, la compromissione condivisa tra destra e sinistra, all’interno di un regime in cui le facce più che succedersi si uniscono, si aggregano. Sulla pelle e sul sangue dei danneggiati, termine pietoso per non dire morti ammazzati o paralitici o invalidi a vita. Per cosa? Per essersi fidati. Per aver scelto il male minore o così si credeva. Per aver potuto continuare a vivere. Per non lasciare la famiglia senza pane. Per togliersi dai coglioni un fastidio di più. Per aver messo in conto, sì, qualche fastidio, qualche conseguenza, ma non i cancri e i cuori spaccati. Per non aver capito, accettato la natura demoniaca, crudele, spregiudicata degli Speranza e del resto di un circo spaventevole. Per ingenuità, superficialità o fretta. “Tu hai firmato la liberatoria, adesso taci” diceva l’ex ministro all’ex giocatore di calcio in carrozzina. Io ne ho incontrati tanti. Io non dimenticherò quel vecchio con le gambe di vetro e di marmo, che fino a un vaccino prima guidava e viveva e poi ha dovuto comperarsi, a spese sue, uno di quei trabiccoli elettrici per handicappati. E non dimenticherò quell’altro vecchione, grosso, forte, che dopo 5 dosi insieme alla moglie, l’ha persa e i figli lo hanno scaricato in ospizio perché non poteva più salire le scale. Anche loro hanno firmato “la liberatoria”, senza neanche saperlo, una delle grandi carognate di uno Stato infame, cannibale. Che non si pente per niente. Che ancora minaccia. Che non punisce i suoi sgherri, tornati ancora più arroganti e sbavanti, repellenti, letteralmente schifosi. Tutti. Dicevano basta, perdoniamoci a vicenda, facciamo un passo indietro: eccoli a darci degli assassini, e noi moriamo per colpa loro. Sì, c’è qualcosa che ancora sfugge, qualcosa di troppo fondo per essere ammesso, ci sono verità indicibili che covano, per forza, sotto la paranoia cattiva e miserabile di un ex ministro che dà del criminale ad una vittima. Una sua vittima. Altrove chiedono scusa per le loro stragi, in Italia i responsabili danno degli assassini ai moribondi. Ma un regime che per tre governi fa ministri roba del genere è indegno, ignobile, è peggio delle dittature tribali africane.

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