02 Agosto 2023
Fonte: Wikipedia
Sono iniziate in mattinata a Bologna le commemorazioni per il 43esimo anniversario della Strage della stazione, avvenuta il 2 agosto 1980. L'attentato è stato il più grave atto terroristico avvenuto nella penisola dal dopoguerra: nella strage, infatti, rimasero uccise 85 persone, e altre 200 rimasero ferite a seguito dello scoppio di una bomba, contenente 23 kg di sostanze esplosive. L'attacco avvenne alla stazione centrale del capoluogo emiliano alle ore 10:25.
Dopo una lunga serie di processi, segnati anche da accertati depistaggi nelle indagini, la magistratura individuò come esecutori materiali dell'attentato vari terroristi appartenenti ad organizzazioni di estrema destra come i NAR (Nuclei Armati Rivoluzionari) e Avanguardia Nazionale. Altri mandanti sono a lungo rimasti ignoti, ma dei collegamenti tra la criminalità organizzata, i servizi segreti deviati e le organizzazioni neo-fasciste sono stati comunque riconosciuti dalla magistratura. Valerio Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini sono stati condannati ufficialmente come esecutori materiali della strage, mentre altri come Licio Gelli, Pietro Musumeci, Giuseppe Belmonte e Francesco Pazienza vennero invece condannati per depistaggio. Ciononostante, alcuni esponenti del terrorismo neofascista, come lo stesso Fioravanti, pur confermando la loro attività terroristica, hanno sempre negato di aver mai avuto a che fare con la strage della stazione di Bologna.
In occasione delle commemorazioni per l'anniversario della strage, il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha rilasciato un comunicato in cui ribadisce la matrice neofascista dell'attacco terroristico e la presenza di depistaggi nel corso dell'indagine: "L'Italia ha saputo respingere gli eversori assassini, i loro complici, i cinici registi occulti che coltivavano il disegno di far crescere tensione e paura. E' servita la mobilitazione pubblica e anche l'impegno delle istituzioni. La matrice neofascista della strage è stata accertata dai processi e sono venute alla luce coperture e ignobili depistaggi, cui hanno partecipato associazioni segrete e agenti infedeli all'apparato dello Stato". Il messaggio del Presidente della Repubblica ha ribadito anche che la ricerca della verità è un "dovere che non si estingue, a prescindere dal tempo trascorso. E' in gioco la credibilità delle istituzioni democratiche. La città di Bologna, sin dai primi minuti dopo l'attentato, ha mostrato i valori di civiltà che la animano. E con Bologna e l'Emilia-Romagna, l'intera Repubblica avverte la responsabilità di difendere sempre e rafforzare i principi di costituzionali di libertà e democrazia che hanno fatto dell'Italia un grande Paese (...).
Il Ministro dell'Interno, Matteo Piantedosi, ha partecipato al corteo di commemorazione per le vittime in qualità di rappresentante del Governo. Accanto a lui c'erano anche il sindaco di Bologna, Matteo Lepore, il Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini, la segretaria del PD Elly Schlein e l'attivista Patrick Zaki. "E' una giornata molto importante per come ho vissuto nei trent'anni di vita qui", ha dichiarato il Ministro, che ha poi proseguito assicurando ai familiari delle vittime che lo Stato "cammina con voi, e non si sottrae alle responsabilità di proiettarsi nel passato. Qui si deve rinnovare il patto di fiducia tra cittadini e istituzioni. La strage ha colpito la democrazia, che si difende nei luoghi della rappresentanza. Qui da Palazzo d'Accursio ripartì Bologna dopo il 2 agosto. Cammineremo insieme ogni 2 agosto".
"Come fate a dire che la strage è di destra quando tutti i vari partiti di Governo hanno firmato una richiesta di commissione per vedere l'interessamento estero sulle stragi?", ha domandato il presidente dell'associazione per le vittime della strage Paolo Bolognesi al Ministro Piantedosi. "Cercate di mettervi d'accordo come Governo. Quando noi siamo qua vogliamo parole chiare, la smettano di fare cose che non hanno niente a che fare con la verità, i processi vengano fatti nei tribunali", ha concluso Bolognesi.
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