08 Giugno 2023
Il PD si spezza sull’invio di armi in Ucraina. Il nuovo vice capogruppo alla Camera nominato dalla Segretaria Elly Schlein, Paolo Ciani, afferma di essere contrario all’invio. Pioggia di polemiche in casa Dem e obbligatoria retromarcia di Ciani, che ripiega sul classico “era solo la mia opinione personale”. Dubbi sulla futura linea del partito riguardo al tema e fratture in crescita tra le varie correnti, sempre più incapaci ad aprirsi anche solo alla possibilità di discutere su certe tematiche.
Polemiche e dubbi sulla linea Pd nei confronti della guerra in Ucraina. Non è certo passata inosservata la nomina del presidente di Demos, non iscritto al Partito Democratico, Paolo Ciani, al ruolo di vice capogruppo PD alla Camera. Nomina che sembrerebbe esacerbare fratture sempre più marcate all’interno della galassia Dem, su vari e diversificati dossier. Tra questi, uno dei più caldi è certamente quello della guerra in Ucraina.
Il neo vice capogruppo, infatti, non lascia passare neanche poche ore dalla propria nomina prima di sganciare una bomba nel dibattito interno del partito. Afferma Ciani: “Sono contrario all’invio di armi, anche il PD ora può cambiare linea”. Un pensiero all’apparenza innocente, il suo, rivolto al dialogo nei confronti di uno dei più importanti temi della politica estera italiana, ma che ha scatenato una levata di scudi come non se ne vedevano da mesi nella politica nazionale. Tra l’altro, tutta in casa PD.
Dopo le sue parole, infatti, sono molte le voci alzatesi contro quanto affermato da Ciani, nonostante i toni cortesi e le manifestazioni di stima per la storia e la figura del neo vice capogruppo (toni e manifestazioni, secondo alcuni, fatti con lo stampino). Non sembra, per adesso, che la principale forza di opposizione abbia intenzione di scardinarsi dalle posizioni della maggioranza sul tema, con il deputato PD Filippo Sensi che su twitter scrive: “Stimo e rispetto Paolo Ciani, la sua storia, la sua integrità. Sono cattolico, apostolico, romano e del @pdnetwork, ce le ho tutte. Ma il mio sostegno fino alla fine all’Ucraina e alla resistenza contro l’aggressione della Russia non vacillerà, non cambierà”.
Cortese e contrario, poi, anche il senatore Dario Parrini: “Rispetto Paolo Ciani, le sue battaglie, il suo impegno sociale. Ma il disarmo unilaterale di un Paese invaso significherebbe favorire l’invasore. Il Pd è stato, è e dovrà rimanere concretamente dalla parte dell’aggredito, dalla parte della libertà e della democrazia”. Solo il vice presidente del parlamento europeo, la Dem Pina Picierno, sembra trovare il coraggio di evitare sviolinate e parlare con chiarezza. Brutale chiarezza, in realtà, tradendo forse una certa animosità nei confronti di Ciani ed esprimendo una linea politica che, a quanto pare, si vuole scolpita nel marmo, fissa nei secoli: “Paolo Ciani diventa vice capogruppo del gruppo del Pd, dichiara di non volersi iscrivere al nostro partito ma di volerne cambiare la linea su Ucraina. Grande confusione sotto il cielo. Una cosa però mi pare importante ribadirla: il sostegno del Pd alla resistenza Ucraina non cambia e non cambierà”.
Dopo il polverone, è lo stesso Ciani a battere in ritirata, cercando di aggiustare il tiro e rientrare nelle grazie del Partito: “Come è sempre stato per gli eletti indipendenti della sinistra, possono coesistere su alcune specifiche questioni punti di vista diversi senza che questi costituiscano profonde fratture”. Parole approvate dalla Segretaria Schlein ma che, al momento, sembrano lasciare ancora qualche dubbio a molti del nazareno.
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