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Benedetto Croce «Il Giornale d'Italia» (10 agosto 1943)

Bergoglio premia Mattarella: il potere si riconosce e si insignisce, ma lasciate perdere la democrazia

Il papa e il presidente sono amici, si premiano a vicenda; questa volta è il pontefice a nominare l'altro come un santo umile e responsabile. Ma noi lo ricordiamo garante di un regime autoritario velleitario, che si sarebbe dovuto evitare o almeno arginare.

29 Maggio 2023

Bergoglio e Mattarella

Nelle stesse ore in cui ad Abbiategrasso la polizia portava via un piccolo aspirante boss, coltellate alla prof e pistoletta giocattolo per terrorizzare i compagni, a Roma il regime complimentava e premiava il regime: papa Bergoglio santifica direttamente Sergio Mattarella con tanto di premio intitolato a Paolo VI e una motivazione che molti potrebbero trovare discutibile: “Testimone della politica come servizio e responsabilità”. Servizio a beneficio di chi, responsabilità per chi? Il potere romano è trasversale, passa le sponde del Tevere, si specchia e si compiace. Si dice da solo questo regime: tu sei bello, tu sei santo, tu conosci la verità, come per il Cantautore di Edoardo Bennato. Bergoglio è questo strano papa che ha completamente mollato la matrice mistica e spirituale della Chiesa per traghettarla verso una dimensione di centro sociale in ossequio non al Dio degli eterni precetti e delle grandi contraddizioni che gli uomini non sanno risolvere, ma al dio del tempo, lo zeitgeist più in senso hegeliano, meglio ancora materialista, che goethiano; non fa in tempo a consacrare la nuova religione dei cambiamenti climatici, a definire Greta una specie di Giovanna d’Arco o santa Rita della CO2, che già beatifica il Mattarella del regime concentrazionario, quello che diceva: ai novax non bisogna lasciare spazio. E se un altro ottimo esemplare della democrazia negativa, Mario Monti, trovava che pluralismo e diffusione delle opinioni e delle interpretazioni scientifiche fossero uzzoli da regolare, da reprimere, il nostro garante non sentiva di dovere intervenire.

Ma guardiamo un momento ancora a cosa è stato quel regime. Già che Mattarella fosse uomo di parte, regolatore e garante di crocevia elettorali, ora da spingere, ora da ostacolare, si era capito con largo anticipo; che la sua funzione fosse di puntellare il centrosinistra che lo aveva espresso, non era né sorprendente né scandaloso. Solo che a gioco duro si è posto senza tentennare a capo di una funzione d’ordine, schiettamente antidemocratica, un blocco di potere che vedeva nell’imposizione sanitaria, nei vaccini senza limite, nelle mascherine esoteriche, nel controllo elettronico e nel potere sanzionatorio e ricattatorio la sostanza del suo essere prima ancora che agire. Ci hanno ripetuto per settimane, mesi, anni, che era per il nostro bene, il meglio che si potesse fare; che alternative non ne esistevano. In privato contraddicevano nel modo più sordido, cinico queste garanzie di disinteresse improntate a sicuro spirito scientifico, in pubblico tutti d’accordo sul comandamento: non dare respiro ai cittadini, spaventarli, renderli disperati. Dividevano il corpo sociale, mandavano a pestare e intimidire i refrattari, marchiati con lo stigma: novax, irresponsabili, stragisti, maiali. Ci fu chi propose, senza vergogna e senza ironia, la stella gialla per loro, sul modello delle grandi deportazioni naziste. Ci fu chI teorizzò il loro concentramento a fini di eliminazione, le soluzioni definitive che piacciono tanto ai democratici in tempi di crisi e di sbando. Mai Mattarella si è scomodato a rappresentare un argine a simili ferocie, a simili deliri. Conte, da primo ministro, era preoccupato, lo avrebbe poi ammesso pubblicamente, per la torsione repressiva operata, da legittimare creando una seconda torsione di supporto, quella dell’informazione, secondo lo schema inevitabile delle dittature che crescono sui pretesti emergenziali: Mattarella non ha fiatato, ha lasciato fare, ha lasciato i costituzionialisti di servizio liberi di sostenere aberrazioni come “la Costituzione oggi non è una più una priorità”. A tempo debito avrebbero tirato fuori dall’armadio il giullare di corte, Benigni, che piace tanto a Mattarella e anche a Bergoglio, per dire che la Costituzione tornava in voga, tornava sacra e inviolabile. Oggi abbiamo conferma che, per citare solo l’ultimo di una serie di studi, quello riferito su questa stessa testata ad opera congiunta di SWG con The European House, le cose stavano in modo diverso, stavano come le spiega lo scienziato dissidente dell’ISS Maurizio Federico: le misure concentrazionarie basate sul controllo diffuso, lockdown, qr, greenpass, supergreenpass, obblighi vaccinali illimitati, furono tutte peggio che inutili, tutte dannose come ampiamente conosciuto da chi le imponeva fin dal maggio 2021: Draghi con i suoi aforismi “non ti vaccini ti ammali fai ammalare muori fai morire” era non sprovveduto ma mendace. E Mattarella lo avallava. La campagna vaccinale di massa, orchestrata dal generale Figliuolo che piacerebbe a Salvini come commissario per la ricostruzione emiliano romagnola, per rompere le scatole a Giorgia Meloni che vorrebbe Bonaccini per rompere il fronte piddino, fu devastante a partire dalla terza dose, periodo gennaio – febbraio 2022, che praticamente in tempo reale registrava una allucinante moria, mai compiutamente spiegata. Altre ricerche stanno confermando l’ovvio e cioè che per i contagiati naturali e poi guariti l’immunizzazione era garantita dalla naturale fisiologia e i vaccini, di per sé inutili, avrebbero se mai minato il sistema immunitario esponendo a nuovi contagi.

Disastro peggiore non si poteva concepire. È questo che intende il papa gesuita quando definisce l’amico presidente “maestro semplice e soprattutto testimone coerente e garbato di servizio e di responsabilità”? Se è questo, prendiamone atto ma a modo nostro: coerente certo, ma nel segno e nel solco di un regime feroce e pervicacemente disastroso, che tutte le ha sbagliate. Al punto da non rendere possibile una seria valutazione delle proprie malefatte: è di oggi, per chiudere in letizia, la notizia, attesa, scontata, della richiesta di proscioglimento, da Brescia, di Conte e Speranza. Che subito darà la stura alla canea di sinistra e spingerà i più a chiedere l’aborto della commissione d’inchiesta sempre sul punto di partire e mai insediata. Possono latrare fin che vogliono, ma non potranno cancellare né la sostanza né il ricordo del periodo più osceno, terribile, ingiusto, vergognoso, veramente fascista imposto al popolo italiano. Tutti d’accordo, tutti responsabili e come sempre, tutti colpevoli nessun colpevole: la regola aurea di ogni regime. Oggi è giorno di gioia, di riconoscimenti ed è giusto chiuderlo con una nota felice, incoraggiante: il giovane balordo che ha accoltellato la prof non è stato arrestato, è stato sentito e poi mandato a casa. Un “problematico”, un figlio del disagio, va compreso, incoraggiato. Come la ragazza Bruna, il viado brasiliano che si esibiva davanti a una scuola elementare e ha sfasciato una macchina e 4 agenti municipali prima di venire neutralizzato: subito diventato eroe, eroina, della sinistra benpensante. Anche il baby balordo: guai a chiedersi se il suo stato teppistico sia uscito incallito da due anni di lockdown che hanno portato ad un aumento delle patologie psichiatriche giovanili del 200%. Ma che vi viene in mente, garantiva Mattarella, garantisce Bergoglio. Al limite sarà il disagio per questo regime lottizzatorio che fa emigrare i Fazio, le Littizzetto dove guadagneranno il doppio e Lucia Annunziata al parlamento europeo dove, a 78 anni, prenderà il quadruplo che in Rai.

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