23 Maggio 2023
Quando Matteo Bassetti, il virologo, sente puzza di bruciato la sua reazione è inconfondibile: si smarca, all’occorrenza pure da se stesso. Consapevole che tanto la gente dimentica, la gente corre dietro ai profeti dell’ovvio e del conveniente. Non tutti però, e non sempre. Noi non dimenticheremo la lunga sequela di provocazioni e di insulti, suoi e di quelli come lui, in due anni di ortodossia sanitaria: come quando definiva le multe ai refrattari “una presa in giro”, perché troppo basse, inconsistenti, una vera ingiustizia a danno dei pavloviani da dieci dosi l’anno (poi si sarebbe smarcato: basta far pagare le multe, non ha più senso); come sul balletto per le mascherine, indispensabili, necessarie, no superflue, perfino dannose; come sugli apprezzamenti, con aplomb da uomo di scienza, verso Montagnier: “Vecchio rincoglionito con problemi di demenza senile”: gli eredi querelarono, hanno appena vinto in giudizio. Sconfinata è la cineteca del nostro Maradona della virologia tra finte, dribbling, smarcamenti, fino all’ultima, freschissima, purissima: la commissione d’inchiesta sul Covid solo per questioni politiche e non su ambiti medico-scientifici né sul vaccino, gli effetti vanno correlati, no alla fuffa (sic!), fino alla lisciatina ai cosiddetti attivisti climatici coccolati a sinistra e tollerati a destra: il Covid ce lo siamo cercati maltrattando la natura. Come no, coi nostri consumi scriteriati, capitalistici.
E noi che credevamo fosse sfuggito dalle Fauci, maiuscolo, di un laboratorio cinese frequentato anche dagli americani e dai francesi nel quadro di misteriosi esperimenti finalizzati a scenari di guerra batteriologica. Eccolo qua, il nostro virologo ligure: sente la puzza di bruciato e scarica la responsabilità sulla vile politica, alla quale peraltro si propone da due anni, CTS, ISS, Ministero che sia: “Se mi vogliono, sono qua”, parole sue, e non di una sola occasione. La politica, che ha impregnato di sè la dimensione sanitaria e preventiva. La politica, che ha usato un virus poco conosciuto per rinchiudere tutti con la violenza illegale, per diretta ammissione di chi la praticò, di un regime eversivo: “Temevo la gente si ribellasse”, ha avuto ad ammettere Conte, salvo scoprire, con sollievo, che in Italia ci si ribella per uno scudetto, per il grande fratello, ma non per la libertà, individuale e collettiva.
La politica che oggi a sua volta si smarca da se stessa ma, più di tutto, punta a sabotare una commissione che comunque più di scoprire qualche altarino non potrà fare.
Ma che spettacolo: virologi che mollano politici dopo averli corteggiati e spesso infiltrati; politici che mollano virologi dopo essersene serviti per puntellare col pretesto di una scienza mediocre le loro sconsiderate se non criminali strategie. Adesso che solo in Inghilterra le reazioni avverse sono in numero di 5 milioni, mentre in Italia, provvidenzialmente, non si saprà mai davvero, è il fuggi fuggi. Però mantenendo la narrazione sul vaccino salvifico, sui novax carogne, sulla necessità di scelte concentrazionarie che in pubblico venivano imposte come inevitabili e in privato commentate come segue: “non serve a un cazzo ma lo facciamo, guai a dare sensazioni positive”. E’ stupefacente la faccia tosta con cui si fa finta di niente, la tetraggine catafratta a quanto emerso e in costante emersione: si cerca di sabotare, ci si smarca, ci si irrigidisce in posizioni non più sostenibili se non a pena di ridicolo, come quello pneumologo che proprio a questa testata ha dichiarato: tachipirina e vigilee attesa? Metodo corretto, ineccepibile (e perfino un altro bravo a fiutare il vento, il Palù dell’Aifa, ha appena ammesso trattarsi di farsa tragica); dannose le intubazioni? Ma quando mai, non siate imbecilli, e anche lui aggiunge la strizzata d’occhio all’ideologia alla moda: l’inquinamento atmosferico che “impatta” sul corpo, che lo ammala.
Parlano in nome della scienza, un po’ alla Re Sole: la scienza sono io. Ma la scienza il più delle volte si dissocia da loro, risultati alla mano, e comunque è un trucco logoro. Non si conosce, tra questi virologi a pendolo tra il camice, sempre meno, e lo smoking, sempre più, uno senza trascorsi e affettuosi sensi con la politica che alla prima puzza di bruciato additano sdegnati. Almeno tra quelli non osteggiati, non fatti fuori dalla cosca degli ortodossi. E la protervia è intaccata, anzi perfino cresciuta: non possono permettersi di riconoscere gli errori, nessuno di loro. Tanto più che l’Unione Europea ha appena precisato: modello Covid da applicare anche per il clima e per qualsiasi cosa, e chi non si allinea è fuori. Il clima che si salda alla salute nella narrazione conformista e antidemocratica.
Non possono permettersi - nessuno lo può - di ammettere niente: per questo pretendono di soffocare i numeri, di bruciare le commissioni d’inchiesta, e l’oblio sulle loro vecchie parole. Ha detto una ex infermiera riclata al potere berlusconiano: sì, sono volate parole grosse ma io vi perdono. Era lei ad augurare la fine peggiore a chi non si piegava alla propria arroganza, al processo di eliminazione violenta di tutte le libertà democratiche, costituzionali, con la scusa del Covid. Sì, lo sappiamo che il giro novax era, resta pieno a sua volta di parassiti, di opportunisti, di ossessivi che mettono tutto insieme e pregiudicano una reale, seria comprensione delle dinamiche, dei fenomeni, dei rimedi praticabili. Ma averli messi nel sacco insieme coi medici coraggiosi, i De Donno, gli Stramezzi, i Tarro che i pazienti li andavano a curare dove stavano, averli confusi coi cittadini dubbiosi, atterriti dalla progressiva aggressione allo stato garantista, è stata una porcata. Adesso il fuggi fuggi sconcio, di tutti, un po’ come quando togli una mattonella e gli scarafaggi corrono in tutte le direzioni; ma la vera questione da affrontare resta il congelamento della Costituzione in favore del regime autoritario: erano tutti d’accordo, e adesso si smarcano tutti.
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