16 Maggio 2023
Un flop a cinque stelle. Un colpo quasi da ko. Per il M5s il primo turno delle elezioni amministrative si chiude con risultati molto bassi, che solo in rari casi hanno superato la soglia del 5% nei capoluoghi. C’è chi paragona il M5s a un pugile messo alle corde. Il voto dà il quadro di un Movimento quasi inesistente al Nord, sotto al 2% in quasi tutti i centri principali in cui si è presentato (1,9% a Treviso, 1,7% a Vicenza, 1,4% a Imperia) e in forte difficoltà anche al Sud. “Si tratta di un quadro parziale, manca ancora la Sicilia dove possiamo essere determinanti”, dicono fonti parlamentari. Che però parlano anche di “risultato sconfortante”. Per Roberto Fico, però, il M5s è appena all’inizio “di un percorso lungo di cui abbiamo visto solo le prime tappe”. Ma i dati, commentano eletti ed ex parlamentari, “sono allarmanti”.
Per la prima volta finisce sul banco degli imputati anche il presidente Giuseppe Conte. Viene fatto notare che la sua presenza abbia riscosso un “buon seguito” nelle piazze, ma nelle urne il suo tour abbia prodotto “poco o nulla”. Persino in Puglia, dove il Movimento festeggia la vittoria a Ostuni. Ma proprio Ostuni è il paradigma di questa tornata elettorale: su otto liste di coalizione, il M5s è settimo per risultati (il 5,15% contro il 5,14% dell’ottava lista). A Pomezia, dove i pentastellati avevano vinto da soli sia nel 2013 sia nel 2018, hanno chiuso poco sopra il 15% quando era al 28%. Ad Ancona al 3,7% contro il 16,5% di cinque anni fa, a Brescia è all’1,4% contro il 5,6%, a Terni, uno dei centri dove il M5S ha tenuto meglio, si passa dal 24,4% al 6,5%.
Il ligure Fabio Tosi auspica un mea culpa collettivo. “Da oggi bisogna rimboccarsi le maniche, tornare sulla strada come se non ci fosse un domani perché, purtroppo, da lì siamo spariti negli ultimi tempi. La soluzione è tornare in mezzo alla gente, cioè dove siamo nati”, ha sottolineato. “Il Movimento, intanto, viene preso di mira da Matteo Renzi. Che punta a spezzare l’asse con i dem, uscito indebolito dal primo turno di amministrative e prende di mira Conte: “È la stampella, anzi la protesi della Meloni, questa è la verità. E prima o poi se ne accorgeranno anche quelli del Pd”.
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